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2. Il fratello Illuminato.
Il primogenito, Bartolomeo
Illuminato,16 nacque a
Preore il 9 maggio 1806 nella casa segnata con il n. XXI.17
Fu battezzato due giorni dopo dal
curato don Bartolomeo Pellegrini. I padrini furono Bartolomeo Oliveri,
negoziante di Riva, e Giovanna Serafini.18
Le fonti, di cui disponiamo, non ci dicono
quale fosse la sua professione. È da presumere che abbia lavorato con il padre - 44 -
prima nei campi e poi
nell’albergo, continuandone la gestione dopo la morte di lui.
Viveva in casa con la mamma. All’età
di trent’anni, il 1° marzo 1836, sposò la ventunenne Margherita Perini Zorzet,
figlia di Antonio e Domenica Briosi da S. Giacomo. Il rito sacro fu officiato
dal decano don Gregorio Flammacini alla presenza dei testimoni Gio. Battista
Bozzoni e Antonio Davalle.19
Illuminato e Margherita si amavano e
vissero in perfetta armonia.20 Da un fugace accenno di Madre Rachele apprendiamo l’esistenza di
un loro figlio.21
Dopo la morte del padre, Illuminato
divenne il punto di riferimento di tutta la famiglia.
Ci sono state conservate dieci
lettere di Madre Rachele a lui indirizzate a Riva.
Insieme con la moglie, ebbe «un’amorosa attenzione» per la mamma.22 Questo era motivo di tranquillità per Madre
Rachele che, per la lontananza, non poteva darle sostegno e conforto.
Il 28 ottobre 1839 gli scriveva: «Felice Illuminato, che il Signore ti
conceda di poter aver il piacere di godere a lungo di chi con tante pene ti ha
custodito nell’infanzia!».23
Illuminato si dimostrò sempre molto
affezionato a Rachele. Ella, rispondendo ad una sua lettera, scriveva: «Ho goduto intendere […] i bei sentimenti
che nutri, dei quali - 45 -
non ho mai temuto, attesoché ti dotò Dio di un bel
cuore».24
Lo costatò anche suor Maria Rosa
Sanfermo, che nell’ottobre del 1839 accompagnò Madre Rachele nel viaggio per il
Tirolo. Al ritorno, Madre Rachele gli scrisse: «Ti sono gratissima per tutti gli amorevoli tratti, che ci hai
usati, e t’assicuro che anche la mia buona figlia e compagna non sa dimenticare
il tuo bel cuore e l’amore che hai dimostrato anche per la cara Mamma».25
Illuminato si preoccupava per la
malferma salute della sorella e le raccomandava di aversi dei riguardi. Le
inviava qualche offerta e la invitò pure a recarsi con lui e con la moglie a
Recoaro per la cura delle acque.26
Conoscendo l’affetto di Rachele per
la mamma e per Maria, la informava della loro salute e, quando gli era
possibile, si recava a farle visita.27
Madre Rachele apprezzava molto i
sentimenti del fratello e li ricambiava. Il 23 dicembre 1844 gli scriveva: «Ho ricevuto la tua lettera piena di
felici auguri ed amorevoli sentimenti, dei quali sonoti obbligatissima e
contraccambio di cuore, tuttavia preferito ad ogni esternamento avrei la tua
persona colla buona tua moglie».28
Conservò con il fratello una
comunione di spirito. Gli scrisse: «Noi
dobbiamo essere contenti di quello che Dio dispone. Se non possiamo vederci,
troviamoci frequente uniti - 46 -
nel
Cuore Santissimo di Gesù. Prega questo amantissimo Cuore a riscaldare il mio
che, acceso della fiamma dolcissima di carità, si consumi tutto per amor suo».29
Pregava e faceva pregare per lui,
perché il Signore gli conservasse la salute e benedicesse i suoi
affari.30
Lo ricordò nei santuari visitati
durante il viaggio a Roma. Al ritorno, inviò a lui un crocifisso e alla moglie
una coroncina benedetti dal Papa.31 Corrispondeva alla loro generosità con qualche piccolo
dono.32
Illuminato ebbe cura anche delle altre
sorelle. Quando Irene lasciò l’Istituto delle Dorotee di Venezia, Madre Rachele
il 5 agosto 1844 gli scrisse una nobile lettera, confortandolo con profonde
riflessioni dettate dalla fede: «Puoi
figurarti quanto abbia patito e patisca per questa cosa; ma ci vuole pazienza
[...]. Non tutti siamo chiamati per la stessa strada; basta che giungiamo a
soddisfare la volontà di Dio. Questo è il tutto della santità [...]. Adoriamo
le disposizioni di Dio, senza investigarle».33 Lo pregava quindi di informarne la mamma «con bel modo», perché non avesse a soffrirne.
Illuminato, sorpreso e dispiaciuto,
le chiese notizie particolareggiate. Madre Rachele gli rispose che Irene non
era entrata in un altro Istituto, ma si trovava presso la sua amica Anna
Battocchi di Verona, con la quale intendeva aprire ivi una scuola.
Aggiungeva: «Noi dobbiamo adorare le disposizioni di - 47 -
Dio, senza investigare i motivi che così permetta. Esso
ci ha lasciato libera la volontà, perciò possiamo meritare o demeritare colla stessa».34
Speciale cura Illuminato ebbe per la
sorella minore Marietta che, alla morte del padre, aveva quattordici anni. Egli
le fece da padre.
Rachele gliela raccomandava in modo
particolare: «Mi lusingo che la
Mariettina avrà cominciato la scuola; sarammi caro se mi farà vedere i suoi
progressi. Tu che, per bontà, la riconosci bene nel tuo testamento, procurati
la consolazione di esserle utile intanto che vivi. Mi assicuro che dall’ottimo
cuore della nostra cara sorella ne sortiranno effetti di gratitudine».35
Quando Marietta stette poco bene in
salute, Madre Rachele gli scrisse che, se credeva, poteva persuadere la mamma
di lasciarla andare un poco a Venezia per ristabilirsi. Lo pregava quindi di
accompagnarla.36
La mamma però, molto affezionata
alla figlia minore, era restia a privarsi della sua presenza. Prima di morire, «raccomandò caldamente la sua Maria» a Illuminato,37 che prese a cuore la sua sistemazione.
Avendogli un giovane negoziante di Riva
manifestato il desiderio di sposarla, Illuminato gliene fece parola.38 Ella però aveva maturato la vocazione
religiosa.
Illuminato e sua moglie,
inconsolabili, cercarono di farle - 48 -
differire
la partenza. Ella però aveva ormai deciso e il fratello, il 10 gennaio 1847,
l’accompagnò all’Istituto delle Ancelle della Carità di Brescia.39
Non conosciamo la data della morte
di Illuminato. Nel 1889, quando contava già ottantatré anni, era ancora in
vita. Lo apprendiamo da una lettera della moglie: «Appena si seppe che la Marietta era venuta a Riva,40 mio nipote attaccò il cavallo, e a spron
battuto, corse là, perché voleva condurla alla Pieve dove noi allora si
abitava; molto più che mio marito, cioè il fratello di Marietta, era a letto
per malattia né c’era speranza che potesse riaversi. Non si dubitava punto che
non venisse; la memoria del suo buon cuore, dell’amore per la famiglia, di
quello che aveva fatto quand’era a casa, ci faceva credere che sarebbe volata
subito a Pieve. Ma come eravamo illusi! La Marietta salutò il nipote, gli disse
delle cose bellissime, gentilissime; ma per venire si scusò buttando tutta la
colpa addosso al poco tempo che aveva, e che perciò non poteva allontanarsi dal
luogo senza mancare al suo dovere».41
Margherita, rimasta vedova, morì per
marasma senile il 13 ottobre 1896, all’età di 81 anni.42
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