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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume III. LETTERE (1840).
    • LETTERE 1840. 3 gennaio – 31 dicembre. nn. 221–436.
      • 226
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Illustre Signore,1

Sono certa che il di Lei ottimo cuore troppo soffrirebbe, se le giungesse in orecchio che dall’Istituto nostro è fuggita una giovane,2 ed io per togliere alla bontà sua quella pena che m’è possibile, le faccio sapere che al Signore piacque di consolarmi e poi d’affliggermi.

Commissionata fui di cercare d’una giovane bresciana, che sviata viveva nella sua patria dalla quale fuggì, lasciando una vedova madre.

Questa viveva mala vita in Venezia, quando fui eccitata da una signora bresciana3 di riaverla.

La Sig.ria V.ra può immaginarsi con qual premura m’accinsi a cercare di questa pecorella, che allontanossi dal Buon Pastore. Dopo mie replicate visite per ridurla a rientrare in sé, oh qual consolazione il giorno dell’Epifania!4 di propria volontà giunse all’Istituto e dissemi di volersi rimpatriare, onde cominciare così una buona vita.

Quale fosse il mio contento, è più facile idearlo che descriverlo. Quanti ringraziamenti ho inviati al caro Gesù! Ma purtroppo è vero che la creatura cessa più presto di vivere che di lasciare il vizio.


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Erami offerta di ricuperarle la roba, che impegnata teneva, per cui credette la giovane ch’io le affidassi i denari, che necessitavano per tal ricupero; ma così non fu, perché ero ben disposta di farlo, ed anche di provvederla del necessario pel viaggio; ma doveva essere ciò fatto nell’atto ch’io la consegnavo alla diligenza, perché fosse posta nella sua famiglia in Brescia.

Vedendo adunque la giovane di non poter ottenere quello che bramava per soddisfarsi, approfittò delle ore notturne per non esser da noi sentita, (perché posta avevola in luogo appartato dell’Istituto), e si calò da un balcone, facendosi strada con un lenzuolo appeso all’occhio della finestra.

La Sig.ria V.ra Ill.ma può pensare qual sia stato il mio dolore, benché di ciò che si fa per amore di Dio, non può succedere pentimenti; pure restai afflitta per le conseguenze, che potevano funestamente succedere.

La di Lei carità ricordi questa povera anima nelle sue orazioni, acciò Dio le conceda un vero ravvedimento. Colgo quest’occasione, per assicurarla della mia gratitudine e rispetto

                                                            di Lei
Umilis.ma Obbl.ma Dev.ma Serva

                                  Suor Maria Rachele Guardini

 

Venezia li 10 Gennaio 1840

 

All’Illustre Signore

Il Sig. Co. Francesco Revedin
S.P. Mani





1 ASDR, reg. I [pp. 135-136].



2 Margherita Filippini: cf. lett. n. 196.



3 Gabriella Bornati Echenos: cf. lett. nn. 218, 224, 225.



4 Cf. lett. n. 224.





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