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Viva il Cuor di Gesù
e di Maria!
Illustre Signore,1
Sono certa che il di Lei ottimo cuore troppo soffrirebbe, se le giungesse
in orecchio che dall’Istituto nostro è fuggita una giovane,2 ed io per togliere alla
bontà sua quella pena che m’è possibile, le faccio sapere che al Signore
piacque di consolarmi e poi d’affliggermi.
Commissionata fui di cercare d’una giovane bresciana, che sviata viveva
nella sua patria dalla quale fuggì, lasciando una vedova madre.
Questa viveva mala vita in Venezia, quando fui eccitata da una signora
bresciana3 di riaverla.
La Sig.ria V.ra può immaginarsi
con qual premura m’accinsi a cercare di questa pecorella, che allontanossi dal
Buon Pastore. Dopo mie replicate visite per ridurla a rientrare in sé, oh qual
consolazione il giorno dell’Epifania!4 di propria volontà giunse
all’Istituto e dissemi di volersi rimpatriare, onde cominciare così una buona
vita.
Quale fosse il mio contento, è più facile idearlo che descriverlo. Quanti
ringraziamenti ho inviati al caro Gesù! Ma purtroppo è vero che la creatura
cessa più presto di vivere che di lasciare il vizio.
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Erami
offerta di ricuperarle la roba, che impegnata teneva, per cui credette la
giovane ch’io le affidassi i denari, che necessitavano per tal ricupero; ma
così non fu, perché ero ben disposta di farlo, ed anche di provvederla del necessario
pel viaggio; ma doveva essere ciò fatto nell’atto ch’io la consegnavo alla
diligenza, perché fosse posta nella sua famiglia in Brescia.
Vedendo adunque la giovane di non poter ottenere quello che bramava per
soddisfarsi, approfittò delle ore notturne per non esser da noi sentita,
(perché posta avevola in luogo appartato dell’Istituto), e si calò da un
balcone, facendosi strada con un lenzuolo appeso all’occhio della finestra.
La Sig.ria V.ra Ill.ma
può pensare qual sia stato il mio dolore, benché di ciò che si fa per amore di
Dio, non può succedere pentimenti; pure restai afflitta per le conseguenze, che
potevano funestamente succedere.
La di Lei carità ricordi questa povera anima nelle sue orazioni, acciò
Dio le conceda un vero ravvedimento. Colgo quest’occasione, per assicurarla
della mia gratitudine e rispetto
di
Lei
Umilis.ma
Obbl.ma Dev.ma Serva
Suor Maria Rachele Guardini
Venezia li 10 Gennaio 1840
All’Illustre Signore
Il Sig. Co. Francesco Revedin
S.P. Mani
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