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Viva il Cuor di Gesù
e di Maria!
Eccellentissimo Signor Professore,1
Mi conceda, la prego, di parteciparle uno di quei casi che raramente
avvengono, benché atti sieno a confortare tutti quelli che, coll’eccellenza del
sapere, pregiano la nostra Santa Religione.
Ieri mattina, sonomi fatta dovere manifestarle quanto vantaggio aveva
sentito la mia carissima figlia2
dall’emissione di sangue, comandata dalla carità Vostra. Quando il Signor
Dottor Nardo l’ha visitata ieri sera, trovolla coi polsi piccoli ed accusante
dolori atrocissimi, e presa da timori, per cui ha esercitato la pazienza del
medesimo Sig. Dottore; dimandogli se v’era pericolo di restare inferma, e
quanto dovrebbe restarsi a letto e varie altre cose ha chiesto.
Il buon Medico rispose che, umanamente parlando, la malattia sarebbe
stata lunga; ma poi soggiunse che Dio può usare di sua onnipotenza ed allora,
disse, potrebbe anche la prossima domenica portarsi ad ascoltare la Santa
Messa, quand’Egli voglia; potrebbe anzi domani passeggiare nell’orto, anzi per
volere di Dio, questa sera medesima, potrebbe alzarsi da letto.3
Ero veramente sorpresa udire questo diverbio religioso, - 228 -
ma il nostro buon Dio, certo, così dispose per eccitare
nei cuori nostri maggior fiducia, ed esser da noi più
amato.
Tosto partito il Signor Dottore, ho animato l’ammalata [a] credere che
quanto aveva inteso dal Signor Medico, a lui era stato sicuramente ispirato
dallo Spirito Santo, perciò la ho stimolata a mettere la sua confidenza in Dio,
e tenere sicuro che, la prossima domenica, con noi ascolterebbe la
S.ta Messa.
La notte l’ha passata sufficientemente bene, avendo dormito più di
quattro ore continue, ma i dolori non l’abbandonarono. Esaminandola, ho trovato
che aveva il corpo tutto macchie nere e gialle. Prima ho pensato fosse l’effetto
delle mignatte, che si dovettero applicarle, ma poi m’assicurava meglio
l’estensione sua che ciò era l’opera della sconquassata ricevuta sopra
l’albero.
Nella speranza di sollevarla, ho preparato un cristere, il quale
applicato non lo ha sentito. Un altro gliene ho replicato e, siccome diceva
[di] non provare nessun incomodo, la ho obbligata di alzarsi. Ho fatto [che si]
poggiasse al mio collo e, sollevata, ho bramato discendesse dal letto. Per
sentimento di pietà, volta verso il Santissimo Sacramento, ha piegato con
fatica un ginocchio, per recitare cinque Gloria
Patri, ed alzandosi ha trovato di essere guarita.
Come pazza non sapeva né che cosa fare, né che cosa dire; io l’ho scossa,
comandandole che si vestisse. Poi passammo dalla stanza nell’Oratorio affine
ringraziare Iddio. Indi siamo discese le scale; dessa non ha provato nessun
incomodo, ha mangiato un poco di riso ed un piccolo quarto di pollame, standosi
fino alle nove in piedi. Poi si è ritirata ed è due ore che dorme
tranquillamente.
M’assicuro che il bellissimo di Lei cuore sentirà volontieri - 229 -
questa narrazione.
Le ripeto i miei ringraziamenti per tanta sua bontà, mentre piena di stima
segnomi
dell’Eccellenza
Vostra
Umilissima
Obbligatissima Serva
Suor
Maria Rachele Guardini
Venezia dall’Istituto di S.ta Dorotea
la notte 21
Agosto 1840
All’Eccellentissimo Signore
Il Signor
Professore Rima
S.P.
Mani
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