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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume III. LETTERE (1840).
    • LETTERE 1840. 3 gennaio – 31 dicembre. nn. 221–436.
      • 335
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Molto Reverendo Padre,1

Spero ch’Ella abbia ricevuto la mia in data ventidue corrente.2 Mi assicuro che la carità di Lei e del Signor Conte D. Marco, ammirando la bontà dell’amabilissimo Gesù, saranno stati trasportati a per me rendere vivi ringraziamenti.

Ella brama sapere qualche cosa delle Dame del Sacro Cuore,3 ma io nulla posso dirle, non avendo ricevuto lettera.

Riguardo poi alle Regole4 dirolle, quantunque più volentieri tacerei, che avevo detto al proto di attendere l’opinione di Lei, se dovevansi o no legarle, attesoché niun ordine mi era stato dato dalla Signoria Vostra, ma egli premuroso non pazientò la risposta.

Ieri sono stata dal Signor Cavaliere Battaggia, ed è ancor ammalato. Egli mi ha fatto sapere da sua moglie che brama mi carichi della spedizione per Genova,5 sicché uno di questi giorni mi porterò dal Signor Abate Pianton,6 affine [di] ottenere


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il certificato per la spedizione; così potrò sollecitare anche per i suoi.

Il Signor D. Antonio Ferrari spero avrà ricevuto la copia dalla Signoria Vostra raccomandatami; ma per Roma, la debbo nuovamente pregare della direzione, attesoché vennemi da una ragazza stracciata.

Il giorno ventisei è stato all’Istituto il Signor Barone Pascotini e sua moglie,7 affine [di] verificare quanto avevano udito dal Signor Dottore8 circa la grazia ricevuta da Maria Rosa.9

Venezia è grande, ma parlano tanto di un tal fatto. Sua Eminenza10 ha mandato a chiamarci dal nostro Signor Parroco.11 Lo stesso è fuori di sé pel piacere.

Continuerò questa mia, quando sarò ritornata da Sua Eminenza.

 

28 agosto 1840

 

 


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Giorno 29: questa mattina visitammo il Signor Professore Rima, per ringraziarlo della bontà, ch’ebbe per Maria Rosa. Egli è restato stupefatto vedendola, e le ha raccomandato di saper conservare la grazia ricevuta.

Siamo pure state da Sua Eminenza, sempre a piedi. Egli mi ha ringraziata due volte per essermi portata da lui colla graziata. Mi chiese della Signoria Vostra, imponendomi tanto riverirla e dirle che si vede proprio l’Istituto benedetto e sotto buoni auspici.

Ha voluto che raccontassimo l’accaduto. Rideva poi udendo ch’io rimproveravo l’ammalata, perché mostrava poca fede.

Io scorgo in questa nuova grazia più tratti di misericordia. Voglia sua carità ottenermi dal buon Gesù accrescimento nel suo santo amore, il quale mi farà vincere ogni difficoltà.

Ieri sera, ho per la prima volta letto le Regole. Questa mattina, ho poi pregato Monsignore12 di mettere in pratica la conferenza che appartiene a lui,13 onde animarci nel santo fervore.

Frattanto che sono stata dall’Eminentissimo Cardinal Patriarca, è venuto all’Istituto il Signor Gar,14 mandatomi dal Reverendo D. Antonio Ferrari.


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Ho tosto inviato a lui un viglietto, assicurandolo che riceverò per particolar favore il suo ritorno. Gli ho indicato inoltre l’ora certa di trovarmi.

Lascio pregandola di tutte benedirci. Bacio la sacra mano di Lei e del Reverendo Conte D. Marco, al quale scriverò quando sarà nella sua cara solitudine del Piano.15

 

                              Umilissima Devotissima Obbligatissima
                                                Serva ed indegna Figlia

                             Suor Maria Rachele Guardini

 

Venezia dall’Istituto di Santa Dorotea

29 Agosto 1840

 

Al Molto Reverendo Signor Conte D. Luca Passi

Missionario Apostolico
Bergamo





1 ASDR, reg. I [pp. 208-209].



2 Lett. n. 330.



3 Fondate da Maddalena Sofia Barat ad Amiens (Francia) nel 1801: cf. J. De Charry, Maddalena Sofia Barat, in Dizionario degli Istituti di perfezione, vol. V, Roma 1978, coll. 799-801.



4 Cf. lett. n. 313, nota 9.



5 Cf. lett. n. 325.



6 Mons. Pietro Pianton, nato a Vicenza nel 1775, entrò giovane nel convento dei Carmelitani Scalzi in Venezia. Conseguita la laurea in teologia e diritto, insegnò nel suo Ordine filosofia, teologia e Sacra Scrittura. Poi, per ragione di salute, uscì dall’Ordine ed esercitò il ministero sacerdotale in varie chiese di Venezia. Nel 1828 fu eletto abate mitrato di S. Maria della Misericordia. Gregorio XVI lo nominò prelato domestico e protonotario apostolico. Il Governo gli conferì l’ufficio di I. R. Censore alle stampe, che tenne fino alla soppressione (1848). Fu un uomo dotto ed insigne oratore. Lasciò molti scritti. Morì il 25-4-1864: cf. Menzioni onorifiche dei defonti... nell’anno 1864, per cura di G.B. Contarini, Venezia, Tipografia Perini, 1864, pp. 19-21; S. Rumor, Gli scrittori vicentini dei secoli decimottavo e decimonono, vol. II, cit., pp. 543-545.



7 Carlo e Anna.



8  Domenico Nardo.



9 Sanfermo: cf. lett. nn. 327, 330, 331.



10  Jacopo Monico.



11 Don Carlo Gidini.



12 Balbi.



13 Il direttore «farà le conferenze alla Casa centrale ogni quindici giorni, o almeno ogni mese [...]. Queste conferenze saranno sopra qualche argomento adattato allo spirito dell’Instituto»: Regole, 1840, p. 28; doc. n. 56.



14 Tommaso, nato a Trento il 22-2-1808. Compiuti i corsi ginnasiali e liceali in Trento, si recò a Vienna, ove studiò i codici appartenenti al doge veneto Marco Foscarini, e ne pubblicò il catalogo insieme a parecchi scritti inediti dello stesso. Nel 1847 fu nominato direttore della biblioteca dell’università di Padova. Per i moti del 1848, dovette ritornare a Trento. Il municipio gli conferì l’incarico di ordinare e dirigere la biblioteca civica. Nel 1862 fu nominato rettore del R. Convitto Nazionale di Porta Nuova a Milano. Nel 1863 gli fu affidata la direzione della biblioteca dell’università di Napoli. Infine, il 28-3-1867, venne nominato direttore dell’archivio generale di Venezia. Pubblicò parecchie opere. Morì a Desenzano il 27-7-1871: cf. F. Ambrosi, Scrittori e Artisti Trentini, II ed., Trento, Giovanni Zippel Editore, 1894, pp. 204-206; Menzioni onorifiche dei defonti... nell’anno 1871, per cura di G.B. Contarini, cit., p. 37.



15 Luogo ove i Passi tenevano l’uccellanda: cf. P. Guerrini, Le Dorotee di Brescia, cit., p. 58, nota 29.






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