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Viva il Cuor di Gesù
e di Maria!
Molto R.do Padre,1
Io non so come cominciare questa mia, per le molte cose che devo alla
Sig.ria V.ra significare. Le prenderò
regolatamente, come mi sono avvenute.
Il Signore volle mostrarmi sensibilmente quanto Egli aggradì ch’io abbia
promossa la Pia Opera in Chioggia.2
Ritornata all’Istituto, mi colse una forte colica, la quale credevo
spezzasse le catene del mio miserabile corpo, acciò l’anima mia potesse, per
effetto della misericordia del caro Gesù, unirsi a Lui.
Non ero ben rimessa da questa che m’assalì una infiammazione di petto,
col solito sconcerto di ventricolo; così sono stata in letto 17 giorni, e mi
sono state applicate replicatamente le sanguisughe, come non mi si permetteva
che di pochissimo parlare.
Io godevo veramente di questa vita, perché direttamente scorgevo la
volontà di Dio; ma quello, ch’era caro a me, non piaceva al Superiore,3
il quale mi ha comandato chiedessi al buon Gesù la guarigione.
In questo frattempo venne la Sig.ra Melchiori4 di Padova, - 366 -
colla quale sono di
concerto che le darò al più presto possibile due Suore, affine d’incominciare
in Padova la coltivazione della Pia Opera. Questo deve restar celato fino al
momento, altrimenti anderà tutto a vuoto, perciò glielo raccomando.
Ho molte volte dovuto rispondere a Vicenza riguardo a Bassano, e venne
poi stabilito ch’io darò loro per piacere la Taverna, ma quando vorranno
fondare quella Casa, tratteranno colla Casa Matrice.5
In questo tempo, ho avuto anche lettera dal Segretario6 del Gran Maggiordomo,7
il quale mi dice che la sorella8
sua non ha potuto venire, attesa la malattia del suo sig. padre. Inoltre mi fa
intendere quanto aggradì il Maggiordomo la - 367 -
mia lettera, ed eccone la prova. La
trascritta mi venne per parte di Sua Eccellenza il Governatore,9 che a
gloria di Dio visiterò uno di questi giorni, onde ringraziarlo.
Le Tirolesi non sono per anco venute.10 A dir il vero, questo mi
dà qualche pensiero, perché come potremo dar le Case, se mancano gl’individui?
Il giorno 20, alla mattina, siamo state onorate dalle insigni persone,
indicatemi dalla Sig.ria V.ra
nell’ultima sua.
Qui celebrarono Monsignor Teloni ed il Segretario11 di Sua Eminenza Pacca.12 Quanto contento
abbiano mostrato in visitare il nostro povero Istituto, lascio a loro
esprimerglielo.
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Piacque
al buon Gesù volermi, quella mattina, dare a meditazione come si glorifica Iddio
col patire. Questa piacque a loro assaissimo, e mi tennero discorso; al che,
sorridendo, dissi che, avendoli Dio Signore inebriati colla visione delle
Estatiche,13 volle da una miserabile far a loro sentire per quale
strada esse camminarono.
Buon Dio, come disponi soavemente al patire! A me si doveva lo stesso
giorno quella meditazione. Adoro gli imperscrutabili giudizi tuoi e benedico la
tua volontà. Oh volontà amabilissima di Gesù quanto mi sei cara!
L’uomo propone e Dio dispone! Ritornato il Sig. Co. Revedin da campagna,
mi fece chiedere da sua sorella14
scusa per non avermi da colà scritto, ed aggiunse che aveva così fatto, perché
lui stesso voleva venire all’Istituto; quando permise il Signore che uno
svenimento lo colpisse, per cui non ha potuto venire, ma in quella vece mi ha
fatta avvertire di portarmi da lui il giorno 20, alle ore 12.
Quantunque non mi sentissi bene, tuttavia sono andata al palazzo. Ma che
confusione ho veduta, e pallore negl’individui!
Chiedo del Sig. Conte e mi vien risposto che, ritornato dalla Chiesa dove
aveva ricevuto il Pane degli Angeli, era caduto ed in mezz’ora egli se ne andò
a godere il premio delle carità, con tanta abbondanza largite. Tutti lo
ricordano con dolore ed i poveri lo piangono.
La giornata avanti, aveva stabilito con Sua Eminenza di disporre della
sua grande facoltà. Difatti trovarono lo schizzo, che annuncia la sua volontà,
ma è senza sottoscrizione.
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Ella può
immaginarsi qual colpo è stato per me; ho dovuto ritirarmi in una bottega per
prendere rinforzo, attesoché non potevo più camminare.
La Contessa è persuasa ch’egli mi avesse chiamata, per istabilire un
tanto per le giovani dalla carità sua mantenute,15 ed anche per
beneficare l’Istituto. Al buon Gesù piacque così; sia Egli benedetto!
L’anima gioisce per questi cari regali, ma l’umanità mia ne sente pena e,
per maggiormente abbatterla, mi assale tante volte il pensiero che forse per la
mia superbia il Signore abbia così permesso.
Pongo a questo riparo colle proteste e desidero proprio di essere
umiliata. Ella me lo ottenga dal buon Gesù e dalla cara Mamma.
Favorisca presentarmi doverosa con tutti di sua rispettabile famiglia ed
ai Sacerdoti di Calcinate,16 e mi raccomandi alle loro orazioni.
Piena di rispetto le bacio la sacra mano, pregandola della carità di
benedirmi
Umil.ma
Dev.ma Obbl.ma figlia
Suor Maria Rachele Guardini
Venezia li 21 Novembre 1840
Al Molto R.do Sig.re
Il
R.do Sig. Co. D. Luca Passi
Missionario
Apostolico e Fondatore delle Suore di S. Dorotea
Bergamo
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