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Viva il Cuor di Gesù
e di Maria!
Molto Rev.do
Sig.re,1
Ritornata da Chioggia (dove sono stata a mettere in quella città la Pia
Opera coll’assenso di quell’ottimo Vescovo),2 ho ritrovato la
pregiatissima di Lei in data 24 settembre, che lessi più volte, mentre scorgevo
lo spirito di Dio che mosse la mente sua a così scrivere; ma divina
disposizione mi fece finora ritardare a riscontrarla.
Volle il buon Gesù mostrarmi sensibilmente quanto avesse Egli aggradito
la promozione della Pia Opera in Chioggia. Tosto ritornata all’Istituto, mi
assalì una colica, che credevo sciogliesse questa le catene che legata tengono
al corpo la povera anima mia.
Non ero ancor da questa ben rimessa che una lenta infiammazione di petto
e sconcerto di ventricolo nuovamente mi hanno tenuta in letto per 17
giorni,3 nei quali l’anima mia godeva, certa di adempire la divina volontà,
ed altro ho mai desiderato che di compire questa perfettamente, servendomi
delle espressioni suggeritemi dalla carità di Lei.
Mi trovo proprio nel mare burrascoso, e mi addolora vedere il buon Gesù
che, amoroso pilota, con industriosa fatica vuol salvare la nave dove sono
raccolti i cattolici e molti di essi impervertiscono contro Lui, cercando
infrangerla.
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Oh santa
fede, come ti veggo indebolita! Voglia Iddio benedetto concedermi grazia di
veder meglio crescere le piante novelle, che caritatevolmente sono coltivate da
molte buone anime; così, benedette queste da Dio Signore, in qualche modo
risarciranno la religione e la società dei mali che ne sono infette.
L’Istituto progredisce bene; anche Monsignor Teloni di Roma ed il
Segretario4 di Sua Eminenza
il Cardinale Pacca, che qui celebrarono la S. Messa, sono rimasti soddisfatti
avendo visitato l’interno ed anche l’opera esterna.
Il primo è uno degli interessati per la Casa delle Suore in Roma, e spera
pel Santo Natale le avranno; ed è stabilito vi vadano di quelle della Casa di
Genova.5
La scorsa settimana, ho ricevuto una lettera del Gran Maggiordomo6 di Sua Maestà l’ottima
Imperatrice Regina, e ci lascia sentire gli affettuosi sentimenti che ella
nutre per questo povero Istituto, e fa voti, acciò per lo zelo
dell’Eminentissimo nostro Patriarca7
come di Monsignor Provicario8
questa nuova religiosa pianta profondi sempre più le radici, per cui produca
numerosi e salutari frutti.
Queste sì consolanti testimonianze non mi persuaderebbero, ma il mio Gesù
sa mescolare l’assenzio, che rinforza, al dolce che produce verminazione.
Il giorno susseguente, che ambo ho godute queste consolazioni, ero
chiamata dal padre dei poveri (così da tutti chiamato il Sig. Co. Francesco
Revedin, zio della sposa Bassetti - 379 -
di costì); questa religiosa ed ottima persona era anche
assai ricca di mezzi temporali, perché possedeva 4 milioni, perciò beneficava
spontaneamente l’Istituto nostro, e ci era molto affezionato, venendo pure più
volte a visitarci; quanto soggiungo, glielo mostrerà bastantemente.
Ritornato da campagna, mi fece dalla Contessa sua sorella9 dimandare scusa, perché da colà
non mi aveva scritto, mentre aveva intenzione venire personalmente a
ritrovarmi, ma al buon Gesù non piacque così. Uno svenimento lo colse, per cui
mi fece avvertire di portarmi al suo palazzo, e giunta colà, ho trovato gran
confusione.
Oh imperscrutabili giudizi di Dio! Egli in quella mattina si era cibato del
Pane Eucaristico e per ben due ore e mezzo aveva tenuto colloquio col buon
Gesù, quando ritornato all’abitazione sua e fatta la colazione, è caduto a
terra, per vivere eternamente col suo Dio.
La desolazione è comune! Il cuor suo voleva beneficare tutti quelli che
già soccorreva; ma l’uomo propone e Dio dispone.
L’antecedente giorno, era stato di concerto coll’Eminentissimo Patriarca
che avrebbe compiuto il testamento da lui cominciato, e crede la suddetta sua
sorella ch’io fossi chiamata, onde stabilire la dotazione per due giovani dalla
carità sua mantenute nell’Istituto nostro.
Sia benedetto il Signore che così dispose! Egli è infinitamente ricco e
può, se vuole, supplire largamente anche a questa perdita. Supplico anzi la
carità di Lei a volerci pregare continuamente nel Santo Sacrificio lo spirito
necessario, perché corrispondiamo alla vocazione nostra, e nulla ci mancherà,
se noi saremo fedeli.
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Godo che
la buona Antonietta10 stia
meglio, e ne ringrazio il caro Gesù, il quale spesso prego di ricompensare a
tutti loro la grande bontà meco usata.
Dica all’amatissimo suo fratello Giovanni tante cose per me, ed
all’Antonietta raccomando ricordarsi quello che dice lo Spirito Santo nell’Ecclesiaste a coloro che si lasciano
trasportare dalla tristezza.11
Maria Rosa12 vuol
essere ricordata in particolare, e goderebbe se potesse nuovamente incomodarli;
io sono ad essa raccomandata come bambina.
Lascio per non attediarla più, ma riceva, la prego, come testimonio della
stima che sento per Lei, l’essermi tanto dilungata.
Favorisca dire al Sig. D. Ferrari13
che amerei sapere qualche cosa riguardo alle giovani aspiranti,14 e
riverisca chi Lei crede per me
Umil.ma
Dev.ma Obbl.ma serva
Suor
Maria Rachele Guardini
Venezia li 25 Novembre 1840
Al Molto R.do Sig.re
Il
R.do Sig. D. Bartolomeo Zanzotti
Segretario di
Monsignor Vescovo di Trento
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