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Viva il Cuor di Gesù
e di Maria!
Molto R.do Padre,1
Voglia il Signore Iddio sempre più benedire le fatiche ch’Ella per suo
amore intraprende.
La pregiatissima di Lei in data 14 dicembre mi ha
veramente consolata, avendo da quella potuto scorgere
avere la parola di Dio trovato in Crema pronto il terreno. Spero che il mio
buon Gesù, carità per essenza, toglierà da quello tutto ciò che alla buona
semenza, sparsa per mezzo di Lei, volesse il nemico impedire perché non produca
il centuplo bramato.
Ho eseguito con tutte le mie carissime figlie l’incombenza dalla
Sig.ria V.ra R.da
datami, e tutte desiderano che la preghi di presto venire e di ricordarle a
Dio.
La miserabile scrivente nulla osa dire, contenta di quello che disporrà
il suo Gesù. Fintantoché ci troviamo nell’esilio, l’anima nostra
necessariamente deve sentire gli effetti del carcere in cui si trova, onde più
prontamente ricorra a colui, per il quale fu creata. Ma Egli, infinita bontà e
sapienza, conoscendo le miserie di cui è attorniata l’umanità, modifica le
pene, lasciando di queste all’anima godere, tenendola esercitata nelle
teologali virtù, ed usa frammettere qualche conforto anche all’umanità.
Eccomi, come il solito, a narrare al mio buon Padre gli avvenimenti
nostri. Il giorno 10 corrente, ritornando da S. Cassiano, dove avevamo tenuto
l’unione delle cooperatrici - 425 -
(ed
eravi presente il R.mo Sig. Parroco,2 il quale
brama sapere quando Ella qui verrà, perché alla funzione di S. Dorotea
bramerebbe fosse presente), ci siamo incontrate con Sua Eminenza, il quale
sorridendo ci ha salutate.
In quel momento, quantunque come lampo, l’anima mia ha provato molti
sentimenti, cioè desiderio di ricevere la paterna benedizione, contenta di
vedersi con benigno ed amoroso guardo dal Sacro Pastore osservata, ma in questa
lotta la ragione ha avuto maggior forza, per cui inchinato rispettosamente il
capo, ho continuato il cammino.
Giunta all’Istituto, gli ho lasciato sentire quello che sopra ho detto,
con una lettera,3 alla quale mi ha dato la risposta, che qui sotto
porrò a sua consolazione.
Lunedì,4 Monsignore5
professerà la Taverna,6 acciò possa poi andare a Vicenza. In
quest’occasione si professerà anche la Serafina Pellizzari.7
Il buon Monsignore ha dato una prova straordinaria dell’affetto, che
porta a questo povero Istituto.
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Vivente
la Moro,8 ella bramava di spesso vederlo e, come bambina, lasciava
sentire gli affetti suoi, per cui un giorno ch’io le parlavo della felicità del
Paradiso, mi disse che volentieri viepiù sarebbe andata in quella patria beata,
se io l’avessi preceduta.
Giunta agli estremi, desiderò novellamente vedere il caritativo
Monsignore il quale, benché occupatissimo, venne la sera del 14 e, dopo essersi
a lungo trattenuto, mal volentieri lo lasciava partire, per cui desso le
promise che, prima ch’ella morisse, ritornerebbe.
Persuasa diversamente la moribonda si volse a me con tenero sguardo, per
intendere l’opinione mia, al che risposi: crediamolo, perché ce lo dice.
Veramente esercitammo la fede, perché umanamente ciò non poteva essere.
Quando alla mattina del 15 eravi una quantità di neve, la quale
continuava a cadere, subito alzata ho creduto bene pregare l’ammalata,
acciocché dispensasse il Superiore dalla fatta promessa, ma dolente mi accordò
che per quel momento la benedicesse, ritornando ad insistere si ricordasse di
mantenerle la data parola.
Alla sera, sono stata da ella chiamata e la ho trovata morente. Mi ha
presa per la mano ed ogni momento me la stringeva per dimostrarmi l’affetto
suo, quando entra Monsignore...
L’allegrezza ci ha fatto dare un grido di meraviglia: qui si è fermato e
dato le ha le ordinazioni per la celeste patria, ed ha lasciato il
R.mo Sig. Parroco,9 acciò la conducesse alla porta,
e disse che giunta sarebbe dopo le 12 pomeridiane. Così è stato, alle 2
antimeridiane del giorno 16 cessò di vivere.
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I
patimenti, da quella benedetta anima sofferti sì interni che esterni, mi
persuadono ch’ella debba essere in Paradiso, ma nondimeno noi preghiamo per
essa. Faccia Lei pure la carità di ricordarla nel S. Sacrificio.
Ieri le hanno dato sepoltura, e poco dopo abbiamo avuto un grande
spavento, perché la nostra buona vecchietta è stata presa da improvviso
svenimento, e siccome anche lo scorso anno ebbe un leggier colpo, così
maggiormente ci ha spaventate.
Fortunatamente abbiamo subito avuto il chirurgo, e per mezzo di una
emissione di sangue rinvenne.
La Sig.ra Papadopoli10
mi ha fatto ringraziare dal Sig. Parroco dei Tolentini per l’incomodo da me
preso di replicatamente visitarla; e non avendo potuto riverirla, le scrissi,
al che mi ha fatto rispondere essere obbligata al Sig. Co. D. Luca Passi, per
averla messa, senza suo merito, nel quadro dei benefattori di questo povero
Istituto, ma dessa dice di non poter giovare minimamente, perché è caricata di
molti altri impegni. Sia ringraziato il Signore di tutto!
Lascio, persuasa ch’Ella sia stanca di leggere. Auguro a Lei ed al
carissimo di Lei fratello11
tutte le benedizioni, acciò le anime loro crescano nel santo amore.
Piena di rispetto, le bacio la sacra mano
Umil.ma Dev.ma
Obbl.ma figlia
Suor Maria Rachele Guardini
Venezia li 19 Dicembre 1840
Al Molto R.do Sig.re – Il
R.do Sig. Co. D. Luca Passi
Mis.rio
Apost.co e Fondatore delle Suore di S. Dorotea
Bergamo
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