- 490 -
56. Regole
dell’Instituto delle Suore Maestre di Santa Dorotea.1
[…].
1.
SCOPO DELL’INSTITUTO.
La Pia Opera di s. Dorotea ormai tanto
diffusa, e conosciuta per la prova de’ fatti tanto vantaggiosa in se stessa, e
adattata ai nostri tempi, non si potrebbe ragionevolmente sperare, che si
mantenesse nel suo spirito, e senza venir meno della sua efficacia, ove non le
si desse un’anima permanente, e tutta sua propria. Affidata allo zelo dei
singoli particolari che la potrebbon promuovere, anderebbe soggetta a mille
variazioni, alla confusione e quindi anche al deperimento. Si aggiunga, che,
quantunque sia ella semplicissima, non essendo, che la correzione fraterna
facilitata; pure, come dimostra l’esperienza, non basta uno zelo qualsiasi a
sostenerla; ma fa di mestieri d’uno zelo illuminato e fervente.
Or non si vede, come poterle dare
un’anima permanente, e tutta sua propria, fuorché con un Instituto di Suore, le
quali abbiano per loro fine la conservazione e la promozione della medesima.
Questo la manterrà uniforme, perché agirà ovunque colla stessa regola, né
permetterà che cada nella tiepidezza, perché in una corporazione non muore lo
spirito al morire degl’individui.
- 491 -
In quel modo, che le Suore della Carità di s.
Vincenzo de’ Paoli si prefiggono specialmente a loro fine la carità verso
gl’infermi, queste si proporranno la carità verso le fanciulle. Quelle prestano
la loro opera agli ospedali, queste la presteranno alle compagnie della Pia
Opera. Quelle non fanno né da medici, né da chirurghi; ma procurano che l’opera
di tali persone sia veramente efficace a pro degl’infermi: queste non dovranno
essere né sorvegliatrici, né assistenti; ma si adopreranno, perché lo zelo di
tali persone alle fanciulle non venga meno.
Chi pensasse poi che le Suore dovessero
perdere lo spirito, esercitandosi in questo uffizio per aver a trattare con
molte persone, e della difesa esser prive della Clausura, rifletta, che, come
in due secoli nol perdettero le figlie di s. Vincenzo, quantunque esposte a
maggiori pericoli, per dover trattar con ogni sorta di gente; così v’ha
ragionevol motivo di credere, che nol perderanno neppure queste, le quali
trattar non dovranno con altri, fuorché con persone del loro sesso donne e
fanciulle; inoltre questo trattare essendo tutto rivolto allo spirito, pare che
tornar debba anzi che no vantaggioso anche alla spirituale loro coltura.
Se Dio benedice la santa intrapresa,
certo sarà incalcolabile il frutto, che ne risulterà. La Pia Opera coltivando
le fanciulle, può coltivare la metà della sorgente generazione: quando questa
cresca buona, riuscendo tanto influente l’educazione delle madri sui figliuoli,
anche l’altra metà dovrà necessariamente migliorare. Pertanto le Suore di
questo Instituto formando l’anima della Pia Opera, avranno il merito del bene,
che è per derivarne, e che si può sperare universale.1
- 492 -
PARTE
PRIMA.
Costituzioni.
Questo Instituto riconosce per santi
protettori quegli stessi della Pia Opera di santa Dorotea, cioè Maria
Santissima Addolorata, e santa Dorotea.
Ha per
superiore il Vescovo.
S’intitola: Suore Maestre di s.
Dorotea.
Le sue regole non obbligano per se stesse
a colpa.
Capitolo primo.
§ I. Delle
Suore.
V’ha in questo Instituto due ordini di
Suore; nel primo sono le maestre, nel secondo le converse.
Le maestre sono le Suore abili ad
ordinare e regolare la Pia Opera.
Le converse sono le Suore, che
s’impiegano nelle faccende di casa.
Pe’ servigi più bassi fuori di casa, come
trasportar roba - 493 -
ec. quando la necessità lo richiedesse, si tengono
una o più domestiche.
§ II. Requisiti
perché alcuna sia ammessa fra le Suore.
Dovrà essere di condotta irreprensibile e
di soda virtù.
Dovrà avere zelo per la coltura delle
fanciulle; e perciò quelle, che amassero di pensare solo a sé, non sono da
ammettersi.
Dovrà ciascuna ordinariamente parlando
aver la sua dote.
Non si esigerà in generale per tutte una
dote eguale; ma dovrà essere determinata solo in particolare per ciascheduna, e
proporzionata alla capacità della propria famiglia.1
Dovrà parimente ognuna avere il suo
corredo.
Nessuna povera si dovrà ricusare pel solo
titolo di sua povertà; ma quando potesse essere utile all’Instituto e alla Pia
Opera, potrà accettarsi.
Nessuna ricca potrà ammettersi pel solo
titolo di sua condizione; ma converrà che anch’essa per altre ragioni sia utile
all’Instituto e alla Pia Opera.
Non si ammetteranno quelle, che fanno
consistere la pietà soltanto in alcune divozioni esteriori, le quali benché
lodevoli e sante non bastano a formare una buona cristiana, né tale che possa
riuscire anche utile ai prossimi.
Non si accetteranno le minori di età
senza il positivo consenso dei parenti; in niun modo poi quelle, che avessero
meno di sedici anni di età, o più di trenta.
[…].
- 494 -
Capitolo secondo.
§ I. Delle
Case.
L’Instituto ha case centrali e case
figliali. Le centrali sono come il centro dell’Instituto in ciascuna diocesi,
dalle quali si diramano e dipendono le figliali.
§ II. Delle
Case centrali.
Ogni casa centrale ha un direttore, e le
seguenti cariche: una superiora, due assistenti, correttrice, maestra delle
novizie, segretaria ed economa; ed inoltre varii altri uffizi inferiori: come
d’infermiera, guardarobbiera, dispensiera, portinaja etc.
Vi avrà pure il noviziato.
§ III. Delle
Case figliali.
A queste si mandano quattro Suore dalla
centrale: se il bisogno ne richiedesse di più, potranno mandarsi.
Una delle Suore maestre ne sarà la
superiora; essa viene scelta dalla superiora della centrale d’accordo col
direttore, e dalla superiora medesima dipende totalmente.
§ IV. Fondazione
delle Case.
Le Case centrali si stabiliscono soltanto
nelle città, dove risiede il Vescovo; col consenso di lui e delle autorità
locali.
Le figliali si stabiliscono dalla
superiora della centrale d’accordo col direttore, o nella città medesima, dov’è
la centrale od altrove; non mai però nei luoghi, ove non si potesse stabilire
la Pia Opera.
- 495 -
Per la fondazione di una nuova Casa centrale, si
terrà questo metodo. Si chiameranno dalla centrale d’altra diocesi due o più
Suore a proporzione del bisogno; una delle quali designata dalla superiora
della centrale, da cui sono mandate, sarà superiora della nuova Casa.
Questa Casa avrà il suo direttore, come
le altre centrali.
La Casa nuovamente fondata, per lo spazio
di sei anni, sarà dipendente dalla superiora della Casa centrale, da cui furono
mandate le Suore per la fondazione.
Se la diocesi, ove si fonda una casa,
fosse piccola, e non potesse avere delle case figliali e numero sufficiente di
Suore da cui sciegliere tutte le cariche, allora rimarrà sempre dipendente
dalla Casa fondatrice come Casa figliale.
Durante questi sei anni, la elezione alle
cariche si farà dalla superiora, tolta quella di correttrice, che si farà dal
direttore.
Passati i sei anni, la Casa resterà
indipendente dalla prima, si regolerà a norma delle altre centrali, e le Suore
spedite dall’altra diocesi, potranno essere secondo le circostanze richiamate
dalla loro superiora.
Nel caso che dovesse stabilirsi qualche
Casa figliale in diocesi diversa da quella della centrale, e tale dovesse
sempre rimanere, resterà dipendente dalla superiora della centrale, e non vi si
potrà mai fare il noviziato.
§ V. Relazione
fra le Case.
Le Case centrali delle diverse diocesi
avranno fra loro relazione nel mondo seguente.
1. Si scriveranno scambievolmente di tempo in tempo le cose
notabili che potessero servire di mutua edificazione e direzione.
- 496 -
2. Quando venissero in cognizione che in alcuna
Casa centrale o figliale si declinasse dallo spirito dell’Instituto, ne
avviseranno la superiora.
3. Si aiuteranno collo
scambio delle Suore, oppure col mandarne alcuna senza cambio, a qualche Casa,
che ne avesse bisogno, se ciò fosse stimato spediente; ed in tali casi le Suore
mandate per tre anni saranno totalmente soggette alla superiora della Casa, a
cui furono inviate. Dopo questi tre anni, la superiora, che le mandò, potrà
sempre richiamarle a suo beneplacito; ma fintanto che non sieno richiamate,
saranno sempre soggette come sopra; e se alcuna fosse domandata per superiora,
si accorderà quando le circostanze lo permettano.
4. Si aiuteranno anche
coi mezzi temporali e colle sostanze a proporzione della loro possibilità.
5. Avranno tra loro
ospitalità e l’eserciteranno, quando le Suore di qualunque Casa dovessero
trasferirsi da un luogo all’altro.
Capitolo terzo.
§ I. Dei
Fondi ed Interessi.
Sul principio i fondi di questo Instituto
saranno quelli, ch’ebbero generalmente tutti i pii Instituti, cioè la
Provvidenza di Dio e la carità de’ fedeli, e il lavoro delle proprie mani.1
- 497 -
Le Case centrali potranno avere dei fondi provenienti
da doti o da altri beni di Suore, o da donazioni, eredità, legati ec.
Le figliali potranno averne esse pure, ma
solo provenienti da donazioni, eredità, legati, assegnazioni, ec.
§ II. Delle
Doti.
La dote ed il frutto della stessa dovrà fissarsi avanti
di ricevere in prova la postulante; ma i frutti di essa
non si cominceranno a pagare, che al principio
del noviziato.
Durante i sei mesi della prova, si
passerà invece dai parenti un tanto al giorno all’Instituto per supplire alle
spese di mantenimento; e questo sarà stabilito d’accordo colla superiora.
Nei tre anni di noviziato la dote potrà
rimanere in mano dei parenti dietro contratto e cauzione; oppure dovrà essere
investita ed assicurata presso terza persona coll’intervento di chi la deve
sborsare e del direttore e della superiora dell’Instituto.
Terminato il noviziato, prima di venire
all’emissione de’ voti, la dote non potrà più restare a mano dei parenti: ma, o
sarà investita ed assicurata presso terza persona, come sopra; o potrà l’Instituto
tirarla a sé, impiegandola a comprare qualche fondo, il quale resterà con
ipoteca obbligato a favore della Suora. Il fare a un modo o all’altro di questi
due sarà in libertà della superiora consigliatasi col direttore.
I frutti di questa dote andranno a
vantaggio dell’Instituto, finché la Suora persevera nel medesimo.
Venendo a morire la Suora nel tempo del
noviziato, la dote non disponendone essa per testamento, tornerà intiera ai
parenti.
- 498 -
Quanto poi al tempo dopo il noviziato, se la dote non
oltrepassasse le lire seimila italiane, perseverando la Suora nell’Instituto,
resterà intiera di proprietà dell’Instituto medesimo alla di lei morte, e se
sorpassasse tal somma, la Suora potrà disporre per testamento di quello che
sopravvanza da tale partita, e così pure di tutti gli altri beni pervenutile;
morendo ella ab intestato, questo
soprappiù della dote cogli altri beni posseduti dalla Suora si restituiranno ai
parenti.
[…].
Capitolo quarto.
1. Dei Benefattori e Benefattrici.
Ogni Casa dell’Instituto, se non avrà
proprii fondi, dovrà avere un numero indeterminato di benefattori e
benefattrici, che le promettano assistenza.
Questi saranno persone non solo probe, ma
anche benestanti.
Non avranno alcuna ingerenza nel governo
dell’Instituto; solo cercheranno provvedere ai bisogni dello stesso.
Fra questi vi sarà uno o più collettori
incaricati di procacciare offerte dagli altri, di raccoglierle, e di promuovere
in generale i vantaggi temporali dell’Instituto.
Capitolo quinto.
Della Prova e del Noviziato.
Quelle che vorranno essere ammesse tanto
in qualità di maestre, che di converse staranno in prova per sei mesi; la qual
prova potrà essere anche prolungata a giudizio della superiora.
- 499 -
Passati i sei mesi, quelle, che daranno buona speranza,
vestiranno l’abito dell’Instituto, e comincieranno il noviziato, che durerà
interi tre anni.
Nel noviziato si licenzieranno oltre
quelle, che dimostrassero poco timor di Dio: 1. Quelle di carattere
inquieto, torbido, cupo, e non sincero; 2. Quelle che mostrassero far poco
conto delle regole, e non curassero le ammonizioni; 3. Quelle, che si
riconoscessero disadatte allo scopo dell’Instituto.
Tanto per licenziarle, quanto per
approvarle la superiora si consiglierà col direttore, colle assistenti, e colla
maestra delle novizie.
Capitolo sesto.
Dei voti
Finito lodevolmente il noviziato, faranno
ad annum i soliti voti di ubbidienza,
castità, povertà; aggiuntovi il quarto di promuovere sotto la direzione dell’ubbidienza
la Pia Opera, colla condizione però, che cessino intra annum, se uscissero dall’Instituto.
Si rinnoveranno perciò d’anno in anno i voti
suddetti all’epoca degli esercizj spirituali; potrà però la superiora
ad alcuna in particolare impedire o differire questa rinnovazione.
Il voto di povertà riguarda l’uso di
qualunque cosa, dovendovi essere comunità perfetta.
Questo voto però non impedisce, che
possano possedere le loro doti e ricevere donazioni, eredità, far testamento,
ec.
Dal voto di ubbidienza non restano libere
le Suore che nelle disposizioni testamentarie.
- 500 -
Capitolo settimo.
Della Coadiutoria
Appena fatti i voti, avranno le Suore il
titolo di maestre, o di converse coadiutrici per sei anni, nei quali potranno
essere ancora licenziate dalla superiora, ma solo per gravi mancanze, e chiesto
il consiglio del direttore.
Terminati questi sei anni, saranno
maestre o converse operarie, né potranno essere più licenziate, fuorché per
motivi gravissimi ed urgentissimi dalla superiora con autorizzazione del
Vescovo.
In qualunque tempo saranno in libertà di
uscire dall’Instituto, però non potranno farlo, né cesseranno infra
annum i loro voti, se non dopo due mesi dacché
avranno manifestato alla superiora questa loro intenzione, onde abbiano tempo a
consultare più maturamente la cosa con Dio, e col loro confessore.
Terminata la coadiutoria, ove abbia la
Suora di che disporre, farà testamento.
Venendo a morte prima di questo tempo
sarà in libertà di farlo.
Se la Suora al termine della coadiutoria,
non avesse fatto testamento per non avere di che disporre, sopravvenendole
qualche donazione, eredità, legato ec. dovrà farlo almeno dentro il termine di
sei mesi. E se tali beni sopravvenissero ad alcuna, che avesse già fatto
testamento, dovrà disporne dentro il termine suddetto per codicillo.
Questo testamento dovrà essere scritto,
chiuso, suggellato, e come suol dirsi, segreto e mistico, a meno che la Suora
fosse in circostanza tale di malattia, da non poterlo fare in tal forma, ed
allora basterà che sia anche nuncupativo.
[…].
- 501 -
Capitolo nono.
Del Direttore.
Il direttore dell’Instituto sarà il
medesimo che il direttore della Pia Opera.
In ogni diocesi non vi ha che un
solo direttore, che è quello della Casa centrale; poiché le figliali non hanno
direttore particolare, ma dipendono tutte da quello della centrale.
Se si stabilisce l’Instituto in luogo,
ove non fosse ancora la Pia Opera, il direttore sarà deputato dal Vescovo.
Tosto che però la Pia Opera vi si erigesse, ed il vescovo stimasse di destinar
altro a direttore della medesima, cesserà il primo dalle sue funzioni, e
subentrerà questo secondo.
Capitolo decimo.
Delle Cariche.
Le cariche sono sette: superiora, due assistenti,
correttrice, maestra delle novizie, segretaria, ed economa.
La superiora dirige ogni cosa sì della
Casa centrale, che delle figliali, tanto rispetto al governo interno delle
Case, quanto riguardo alle incumbenze relative alla Pia Opera: ha in tutto una
piena autorità, tolte le restrizioni espresse ai propri luoghi.
Ella si chiama col titolo di madre.
Le due assistenti distinte col nome di
prima e di seconda, servono di consigliere alla superiora, nelle cose, in cui
non credesse di dover decidere da sé sola. Non hanno però esse alcuna autorità,
solo possono esporre il loro sentimento su ciò di cui vengono consultate.
- 502 -
In mancanza della superiora, la prima assistente
entra a far le sue veci, e ne ha tutta l’autorità; egualmente la seconda, se
mancasse la prima, e durante il tempo, che una di esse occupasse la carica di
superiora, si chiama col titolo di madre,
come della superiora si è detto.
Le assistenti, finché durano in carica,
non possono essere mandate alle Case figliali per fermarvisi, tolto il caso di
necessità, di cui dovrà giudicare il direttore.
La correttrice invigila sopra la
superiora per avvisarla delle sue inavvertenze o difetti.
La maestra delle novizie ha cura di
formare lo spirito delle medesime, e si chiama col nome di madre maestra.
La segretaria tiene l’Archivio
dell’Instituto, e quello della Pia Opera, e la corrispondenza delle lettere,
secondo le disposizioni date dalla superiora.
L’economa tiene i conti della Casa, e
dispone ogni cosa, che possa spettare all’economia domestica, colla dipendenza
però della superiora.
[…].
PARTE
SECONDA.
Regole comuni.
Tutte le Suore dovranno soggettarsi ed
ubbidire alla Superiora della Casa centrale, ed a quella della figliale, in cui
abitassero.
Non potranno prendere né per sé, né per gli
altri nulla dalla Casa, senza licenza della superiora di essa.
Non ricevano al di fuori roba, né portino
ambasciate ad alcuna delle Suore, né delle Suore a persone di fuori senza
licenza della superiora.
- 503 -
Senza tale licenza non prendano nemmeno impegno di
sorta, quando non fosse inerente alle incumbenze loro assegnate dalla
superiora.
Nessuna ardisca di comandare alle altre,
se ciò non portasse il suo uffizio; nel qual caso se le dovrà ubbidire, come
alla stessa Superiora.
Sieno pronte a tutti i segni della
comunità, lasciando anche interrotta l’opera, che avessero tra le mani.
Fuggano a tutto potere le amicizie
particolari, come distruggitrici della carità universale.
Nessuna esca di camera, se non
decentemente vestita.
Né per lavori stentosi, né per gran caldo
si facciano mai lecito di mancare alla decenza
nel vestire anche in casa.
Nessuna in casa chiuderà la sua camera in
modo che non vi si possa entrare.
Non entreranno mai nella camera, ove
fosse un’altra senza licenza particolare della Superiora, e senza aver prima
battuto alla porta, ed avuto il permesso.
Osserveranno tra loro tutta la modestia,
e niuna metterà mai le mani addosso ad un’altra.
Sono proibite nelle ricreazioni tutte le
canzoni non sacre, i balli e le mascherate nel carnevale.
[…]
Non si approprieranno cosa alcuna di
quanto loro mandassero i parenti, o altre persone, dovendo tutto passare
all’uso dell’intera comunità.
Non prenderanno mai alcuna ricompensa per
le fatiche sostenute per la Pia Opera.
Non si faranno mai a raccoglier limosine
nemmeno per la Pia Opera.
Non parleranno mai colle persone estranee
delle cose della comunità.
- 504 -
Le loro Case saranno a così dire sempre aperte a
tutte le collaboratrici della Pia Opera, essendo cosa utilissima, che le
frequentino, onde instruirsi del modo, con cui devono attendere alla medesima,
conoscerne il vero spirito, ed animarsi sempre più a promuoverla, e per
l’accoglienza, che loro faranno, le facciano loro considerare come Case
proprie.
Quando si tratterà dell’elezione della
Superiora o delle assistenti, si proibisce rigorosamente a quelle, cui tocca
dar la nomina, e votare, il conferire e consultarsi insieme per concertare qual
sarebbe bene promuovere; ciascuna considererà tra sé innanzi a Dio chi meriti
il suo voto, senza parlarne mai con nessuna.
Pratiche di pietà.
Procureranno di onorare in modo
particolare i loro Santi protettori, e professeranno una devozione speciale ai
ss. Cuori di Gesù e di Maria.
Avranno ogni
giorno un’ora di meditazione, un quarto d’ora di lettura spirituale ed altre
pratiche e preghiere, come nel metodo di vita.
Alle feste interverranno, quanto sarà
possibile, alle funzioni parrocchiali.1
- 505 -
Si confesseranno ogni otto giorni, o almeno ogni
quindici, da confessori assegnati dal Direttore col consenso del Vescovo. Quando ne dimanderanno uno straordinario,
sarà loro concesso. Uno straordinario poi si assegnerà a tutte all’epoca degli
spirituali Esercizj, cui, se non volessero confessarsi, si dovranno almeno
presentare e si metteranno in istato di comunicarsi tutte le Domeniche e feste
della Chiesa, e dell’Instituto. Esse potranno comunicarsi più spesso colla
licenza del Confessore, e col consenso della superiora, che potrà loro togliere
la Comunione quando lo credesse convenevole alla gloria di Dio, ed al maggior
bene della loro anima.
Terranno tutti i Venerdì possibilmente il
Capitolo della colpa […].
Avranno ogni quindici giorni, o almeno
ogni mese, nelle centrali una Conferenza fatta dal Direttore o da altro sacerdote
da lui deputato.
Faranno ogni anno gli Esercizj spirituali
di otto interi giorni, e questi nelle vacanze autunnali ordinariamente
anderanno a terminare la terza domenica di settembre, festa di N. S.
Addolorata.
Metodo di vita.
Avranno sette ore e mezzo di riposo.
Dato il segno per la levata, avranno
mezz’ora per vestirsi ed assettar la camera.
Indi entreranno tutte in cappella per
recitarvi insieme alcune brevi orazioni, e farvi in comune la prima mezz’ora di
meditazione.
- 506 -
Terminata l’orazione, ascolteranno la santa Messa,
quando per alcuna o per tutte la superiora non disponesse altrimenti.
La Comunione si farà nell’ora della
Messa.
All’ora stabilita faranno colazione.
Prima del pranzo faranno un breve esame.
Pranzeranno a mezzo giorno e non si rimetteranno
al lavoro che ad un’ora e tre quarti. Lo studio, per
quelle che dovessero attendervi, non comincierà che alle due e
mezzo, quando le circostanze non richiedessero diversamente.
Tutto il tempo libero fino ad un’ora e mezzo
sarà di ricreazione in comune. Questa dovrà essere allegra, ma composta e
modesta; in essa si proibiscono i lavori e le letture.
Prima di rimettersi al lavoro faranno un
quarto d’ora di lettura spirituale sull’Esercizio di Perfezione del Rodriguez
nella sua originale integrità, ed una volta la settimana la faranno sopra le
regole.
In un’ora comoda, che verrà determinata
dalla superiora, si reciterà la terza parte del Rosario applicandola per le
Anime del Purgatorio, senza però intermettere i lavori.
Prima della cena si farà l’altra mezz’ora
di meditazione sulla Vita e Passione di N.S. Gesù Cristo,
terminata la quale reciteranno l’Angelus Domini ed il De profundis, e anderanno
in silenzio al Refettorio.
Al Venerdì in questa mezz’ora di
Meditazione faranno la Via Crucis.
Al Sabato invece del Rosario reciteranno
la Corona de’ 7 Dolori di Maria Ss. con in fine lo Stabat Mater.
Tutto il tempo libero e non assegnato in
questo Metodo l’occuperanno nel lavoro e nello studio.
Sentendo batter le ore, rivolgano la
mente a Dio, e facciano qualche giaculatoria.
- 507 -
Si osserverà il silenzio dalla levata fino alle nove
del mattino, nel tempo dello studio e nel tempo di pranzo e cena; in tutto il
resto sarà libero il parlare, purché ciò si faccia con voce non troppo alta.
Durante il pranzo o la cena, dopo fatta
la benedizione della Mensa, si farà lettura delle vite de’ santi assegnate
dalla Superiora consigliatasi col Direttore.
In principio dell’anno si leggerà tutto
intiero il libro intitolato Pia Opera di Santa Dorotea.
Non s’impiegherà più d’un’ora tra la cena
e successiva ricreazione.
Dopo la ricreazione della sera si farà un
breve esercizio del Cristiano, l’esame di coscienza, si leggerà un punto della
Meditazione dell’indomani.
Terminata l’orazione, tutte anderanno al
riposo, e dopo un quarto d’ora dovranno essere a letto ed avere spento i lumi.
Vitto, Vestito, Mobiglia.
Il vitto sarà discreto, cioè conveniente
a persone che fanno professione di povertà evangelica, ma che menano allo
stesso tempo vita attiva.
Nelle solennità dell’Instituto si potrà
fare qualche distinzione nel pranzo a giudizio della Superiora. Niuna
distinzione però si potrà fare pel tempo di Carnovale.
Fuori di pasto non mangeranno mai, né
beranno vino senza licenza.
Nel vestito schivino la sordidezza
egualmente che l’attillatura.
La mobiglia sarà polita, ma semplice ed
ordinaria.
I cucchiai e le forchette non potranno
essere d’argento.
- 508 -
Il vasellame sarà o di majolica comune, o meglio di
stagno per economia.
Non avranno in camera che il letto con
pagliariccio e materasso, un tavolino senza chiave, due sedie, un
genuflessorio, un crocifisso, qualche sacra immagine, e un’acquasantino
semplice.
Ciò s’intende nel caso, che ciascuna
potesse avere la propria stanza; il che però non richiedesi né per le case
centrali, né per le figliali.
Del Metodo da tenersi fuori di casa.
Non usciranno di casa, fuorché per andare
alla Chiesa, per occuparsi nella Pia Opera, o altri urgenti motivi a giudizio
della Superiora.
Non usciranno mai senza licenza della
Superiora, che si domanderà ogni volta, e senza una compagna, che dovrà
assegnarsele dalla stessa.
Se dovessero far viaggio, una delle Suore
destinata dalla Superiora dirigerà le altre, e a lei dovranno esse
sottomettersi. Uscendo di casa, si segneranno alla Tavoletta posta appresso
alla porta a quest’oggetto.
Fuori di casa andranno sempre a due a due
per lo meno, né l’una si allontanerà mai dall’altra, o almeno non la perderà
mai di vista, ed avvedendosi di qualche mancanza nella compagna contro le
regole, tornata a casa dovrà renderne avvertita la Superiora anche da lei non
richiesta.
Non andranno mai molte insieme da formar
drappello o brigata.
Non potranno pernottare fuori di casa, se
non trovinsi in viaggio, o in altro caso d’indispensabile necessità, e allora
dormiranno almeno due in una stanza medesima, benché - 509 -
potesse
ciascuna avere la sua; chiuderanno per di dentro la porta, sicché niuno possa
aprirla di fuori.
Trovandosi in necessità di dover mangiare
nelle Locande, non si porranno a tavola con altre persone.
Non alloggeranno nelle case particolari,
quando non sieno assicurate della pietà di tali famiglie.
Per istrada non si fermeranno mai a
parlare con uomini. Se la convenienza richiedesse altrimenti, appena tornate a
casa il riferiranno alla Superiora.
Ritornando in Casa le Suore dovranno
subito presentarsi alla Superiora.
Far o ricever
visite.
Non faranno mai visite ad uomini, tranne
una al Capo del Comune, in cui andranno la prima volta, e quando mutisi in quel
luogo la Superiora.
In tali casi
dovranno ancora recarsi dal Parroco, dal quale in altri casi non andranno che
per pura necessità.
In occasione di grave malattia de’ loro
genitori sarà permesso alle Suore di far loro visita soltanto di giorno. Potrà
anche permettere la Madre Superiora che
le Suore assistano loro nelle ultime ore della lor morte.
In caso che i genitori infermi abitassero
lontano dalla Città, o dal Paese, ov’è la Casa dell’Instituto, non si permetterà
che le Suore vadano a visitarli, se non nel caso, che poco distante
dall’abitazione dei parenti fosse un’altra Casa qualunque dell’Instituto, ove
potessero ritirarsi almeno alle ventiquattro.
Faranno una visita alle anziane
nuovamente elette.
Tolte le accennate, non si faranno mai
altre visite.
Non si riceveranno visite da uomini di
qualsivoglia grado o qualità essi fossero anche a motivo di conferir di
spirito; potrà solo far eccezione a questa regola o un motivo riguardante - 510 -
la
Pia Opera, o una indispensabile necessità, o una giusta convenienza, di cui
giudicherà la Superiora.
Quanto alle visite di donne, si
riceveranno sempre, se fossero per affari riguardanti la Pia Opera, in altri
casi non saranno permesse che raramente.
Non sarà permesso ritenere alcun
fanciullo nelle loro case, non che per qualche giorno, neppure a far colazione,
a pranzo, o in ricreazione.
Non sarà pei genitori limitato il numero
delle visite, ma tutti gli altri congiunti non potranno far visita alle Suore,
fuorché una volta ogni due mesi; potrà però la superiora permetterne qualche
d’una di più in qualche caso straordinario.
Non si permetterà visita di alcuna sorta
nel tempo, che le Suore faranno gli Esercizii spirituali, tolto il caso
d’indispensabile necessità, di cui giudicherà la Superiora.
In occasione che sia gravemente inferma
qualche Suora, potranno farle visita i soli genitori e le sorelle, in tempo
però di giorno soltanto.
[…].
Le persone, che per alcun motivo
anderanno alle case dell’Instituto, non potranno, fuorché nel caso di
necessità, girare per le stanze, o vagare qua e là per lo stabilimento, saranno
soltanto ammesse nella stanza di ricevimento, nell’Oratorio e giardino a motivo
di radunanza o ricreazione.
Dopo le ventiquattr’ore non si permetterà
l’ingresso in casa a qualsivoglia persona, e chi vi fosse, ne dovrà uscire,
tranne il caso di necessità.
Non si faranno, né riceveranno mai visite
senza avere una compagna, e in questo non si potrà mai dare eccezione, meno che
per la Superiora, la quale nel ricever visite sarà esente da questa regola.
[…].
- 511 -
Funzioni
dell’Instituto.
Le loro solennità saranno le Feste dei
Ss. Protettori, il giorno della comunione generale degli Esercizj, e le
vestizioni e professioni di alcuna delle Suore.
In queste funzioni non potranno mai aver musica, e negli addobbi di Chiesa
uniranno lo splendore colla serietà.
A queste potranno assistere ogni sorta di
persone, purché conosciute. […].
Dei Suffragi.
Venendo a morire alcuna delle Suore si
faranno celebrare dalla Casa centrale, da cui dipenderà, in suffragio della di
lei anima, sei messe. Quando avessero Chiesa propria, una di queste si
celebrerà in canto.
Reciterassi pure in comune l’uffizio de’
Morti, nella Casa centrale, e in tutte le figliali da lei dipendenti, e quelle,
che non sapessero leggere, reciteranno un Rosario intero. Come pure tutte le
Suore applicheranno per essa una Comunione.
Venendo a morire il Vescovo o il
Direttore, si reciterà un uffizio, o un Rosario, come sopra, e avendo Chiesa
propria faranno celebrare una Messa in canto.
[…].
Morendo qualche Suora appartenente ad
altra Casa centrale, subito che se ne avrà notizia, si applicherà in tutte le
Case dell’Instituto la terza parte del Rosario.
In ogni Casa centrale, quando avessero
Chiesa propria, faranno ogni anno, nel primo giorno libero dopo la
commemorazione de’ Fedeli Defunti, un Anniversario con Messa in canto per tutte
le Suore, Superiori, Benefattori, ed altre persone - 512 -
benemerite
dell’Instituto defunte, e reciteranno un uffizio o Rosario, come sopra.
La Comunione, che ciascuna delle Suore
farà dopo la commemorazione de’ Fedeli Defunti, si applicherà per tutte le
addette alla Pia Opera Defunte.
Parte terza.
Regole particolari.
Ciascuna delle Suore destinate a qualche carica
ed Uffizio avrà una Copia delle Regole appartenenti al suo impiego.
§ I. Del
Direttore.
Farà le conferenze alla Casa centrale
ogni quindici giorni, o almeno ogni mese, o deputerà altro sacerdote che le
faccia per lui.
Provvederà che anche nelle Case figliali
le Suore che non potessero recarsi alla conferenza della centrale ne abbiano
almeno di quando in quando.
Queste conferenze saranno sopra qualche
argomento adattato allo spirito dell’Instituto.
Il giorno della Comunione de’ Ss.
Esercizj al dopo pranzo terrà un discorso alle Suore della Casa centrale in
proposito della nuova Elezione alle cariche, affinché nella votazione non si
abbia altro riguardo o vista, fuorché di scegliere le più animate dallo spirito
di Dio, le più capaci a far osservare le regole, o a promuovere la Pia Opera.
Eseguirà la parte che egli ha
nell’elezione, secondo il metodo posto in fine.
- 513 -
Eleggerà ogni anno la correttrice.
Non facendo egli i discorsi per le
vestizioni e Professioni approverà quelli, che dovranno farli.
Prima che alcuna vesta l’abito o faccia i
voti, ne esplorerà la vocazione.
Riceverà a nome del Vescovo i voti che si
emetteranno dalle Suore.
Assegnerà i Confessori ordinarii, però
colla dipendenza dal Vescovo, e avrà riguardo in ciò di assicurare, più che sia
possibile, l’uniformità della direzione necessaria a persone viventi in comune.
Quando alcuna chiedesse un Confessore
straordinario, lo assegnerà, badando però a non secondare i capricci.
Fisserà i sacerdoti, che dovranno dare
gli Esercizj spirituali ed in tali occasioni darà per tutte un Confessore
straordinario.
Informerà i Benefattori o Benefattrici,
quando vi siano de’ bisogni, in cui si trovassero le varie Case, affinché
possano provedervi.
In caso che la Superiora o le Assistenti
demeritassero la loro carica, esaminata prima maturamente la cosa, ne farà
relazione al Vescovo, perché le deponga.
Avrà un sigillo, che dovrà essere
conosciuto dalle Suore, col quale sigillerà quelle lettere, che volesse a loro
dirigere, affinché possano esser riconosciute, e non siano soggette ad essere
aperte dalla Superiora.
§ II. Della
Superiora della Casa centrale.
Spetta alla
Superiora presiedere alla Casa centrale, e dirigere le figliali, eleggere alle cariche
di Maestra delle Novizie, Segretaria ed Economa, le Superiore delle Case
figliali, il nominare agli uffizj, distribuire alle Maestre le varie incumbenze
- 514 -
che dovranno esercitare nella Pia Opera, e
vegliare all’esatta osservanza delle regole.
Prima di ammettere qualcheduna in prova
nell’Instituto prenderà le più esatte informazioni intorno la condotta e al
fine per cui dimanda di essere ammessa.
Terrà le Assistenti informate delle cose
più importanti dell’Instituto, affinché siano al caso di assumerne la
direzione, quando dovesse ella assentarsi.
Riceverà con tutta l’umiltà gli avvisi
della Correttrice.
Manderà alle Case figliali le Maestre più
sperimentate per pietà e sodezza, e le muterà ordinariamente ogni due anni;
restando però in suo arbitrio il cambiarle prima di questo termine o
lasciarvele per più lungo tempo secondo i bisogni dell’Instituto e delle stesse
Maestre.
Non le muterà mai tutte insieme; ma solo
alcuna per volta (quando non vi fossero circostanze straordinarie, che
richiedessero diversamente) perché vi resti alcuna, che sia informata dello
stato della Pia Opera di quel luogo, ed abbia esperienza.
Farà una volta ogni anno la visita delle
Case figliali da sé dipendenti […].
Muterà tratto tratto le Suore di posto a
mensa, di letto e di camera, e potrà, credendolo opportuno, impiegare le Suore
maestre negli uffizii delle converse.
[…].
Terrà un libro, in cui sieno notate tutte
le Suore a proporzione, che entrano in prova, fanno il noviziato, la
coadiutoria, e passano Suore operarie. Sotto il nome di ciascuna lascierà una
facciata in bianco, ove poter notare il principio, e il termine della prova,
noviziato, e coadiutoria, le cariche ed uffizii occupati da ciascheduna, le
qualità ed abilità, e la maniera, con cui hanno disimpegnato le loro
incumbenze. In fine - 515 -
di questo libro vi sarà un Indice, da cui si possa
vedere in un tratto il numero di quelle in prova, delle novizie, delle
coadiutrici, delle Suore operarie.
[…].
Dall’economa si farà parimente tutte le
settimane presentare tutti i conti per vedere se sieno in corrente.
Procurerà per quanto sarà possibile di
non fare spese o pagamenti o esazioni, senza che passino per mano dell’economa;
occorrendo però che dovesse essa fare qualche pagamento o qualche esazione, che
non vi fosse l’economa, o che non istimasse di farlo per mezzo di lei dovrà
subito darlene nota, perché la scriva al giornale.
[…].
Chiamerà ogni settimana la maestra delle
novizie, e la segretaria, e si farà render conto del loro incarico.
Ogni mese sentirà dalle Suore assegnate
alle varie Parrocchie lo stato della Pia Opera delle medesime.
Assisterà insieme colla segretaria alle
radunanze delle Anziane e procurerà di animarle per quanto potrà dal canto suo,
mostrando tutto l’impegno per la Pia Opera, tenendosi bene informata delle cose
da farsi, e suggerendole al direttore, perché le proponga.
Terrà a giorno il direttore e la
sopr’Anziana o Sopra-Sorvegliatrice dell’andamento generale della Pia Opera.
Presenterà ogni anno al Vescovo il quadro
di tutte le Compagnie.
Si consiglierà col Direttore e colle
Assistenti nella fondazione delle Case figliali, nella scelta delle Superiori
per le medesime, nel cambio delle Suore con altre Case o nel lasciarvele
assolutamente, nei soccorsi da darsi alle altre Case in danari; nel fissare le
doti e i corredi, ed altri contratti, nell’elezione della Maestra delle
Novizie, Segretaria ed Economa, nella - 516 -
scelta de’ Libri da leggere in Refettorio, nel mandar
via qualche Suora Coadjutrice dall’Instituto; e sentirà il parere della Maestra
delle Novizie oltre quello del Direttore e delle Assistenti nell’ammettere
alcuna a fare il Noviziato o i voti; e dovendo escludere alcuna dall’Instituto,
terminata la Coadjutoria, dovrà chiedere l’autorizzazione del Vescovo.
Nella scelta poi dell’Agente,
Procuratore, Medico, Chirurgo, e Sacristano, quando ve ne fosse bisogno, dovrà
avere il consenso del Direttore.
§ III. Delle
Assistenti.
Dovendo le Assistenti essere le
consigliere della Superiora, quando saranno richieste del loro parere, considereranno
le cose dinanzi a Dio e senza umani riguardi esporranno il loro sentimento.
Non potranno far parola con alcuna delle
cose, su cui furono consultate.
Non pretenderanno che la Superiora seguiti il loro
giudizio.
[…].
§ IV. Della
Maestra delle Novizie.
Dovendo essa formare lo spirito delle
Novizie, procurerà di mostrarsi affabile, affinché esse possano prendere
confidenza in lei, e riguardarla come loro Madre.
[…].
Cercherà d’indagare attentamente le
inclinazioni delle postulanti in prova e la capacità, affinché se alcuna non
fosse adattata all’Instituto, o non vi fosse chiamata, neppure ne vesta
l’abito.
- 517 -
Farà loro imparare a memoria il dialogo della Pia
Opera.
Alle Novizie insegnerà a fare la
meditazione, gli esami generale e particolare, in modo di avanzarsi nella
perfezione, valendosi a ciò de’ libri più sicuri, come il Rodriguez, Daponte,
S. Alfonso Liguori, ed altri simili.
Spiegherà le regole dell’Instituto,
quelle della Pia Opera, e la maniera pratica di dirigerla, e avrà cura che
imparino il Catechismo della Diocesi.
Si farà render conto della loro orazione,
per vedere se la fanno convenientemente.
Sopra tutto le eserciterà colla dovuta discrezione, in
qualche mortificazione specialmente di volontà, e cercherà di formarle ad
un carattere modesto bensì, ma affabile e franco.
Userà una particolar attenzione di metterle
in un forte impegno di osservare le regole dell’Instituto e di non volerne
trascurare alcuna, come poco importante, facendole persuase da ciò dipendere la
conservazione dello spirito degli Instituti.
Quando conoscesse che alcuna non fosse
adattata all’Instituto, ne avviserà con tutta libertà la Superiora.
§ V. Della
Segretaria.
Terrà la corrispondenza delle lettere che
riguardano l’Instituto, e di quelle che riguardano la Pia Opera in generale.
Avrà un Registro, nel quale copierà le
lettere di qualche importanza; per le altre di minor rilievo basterà che noti a
chi sono scritte ed il motivo.
Sarà sua cura di avvisare la Superiora
delle Case figliali, quando occorresse che si dovesse fare qualche elezione
straordinaria fra l’anno della Superiora o delle Assistenti, acciò - 518 -
possano
in tempo mandare le nomine le Suore delle case medesime.
Terrà l’Archivio dell’Instituto, in cui
saranno tutte le carte riguardanti l’approvazione della Casa centrale, le
autorizzazioni per scuole, Educandanti ec., gli Instrumenti, le Carte di doti
ec.
Terrà anche l’Archivio della Pia Opera,
nel quale saranno le Carte, che ne riguardano l’erezione, i decreti fatti dal
Vescovo per la stessa, il quadro generale, il libro delle Adunanze Generali
delle Anziane.
Terrà in un libro la relazione delle cose
notabili occorse nell’Instituto, come la fondazione, ed il progresso,
l’estensione ai diversi paesi per poter servire di norma all’occorrenza.
Noterà in altro libro que’ fatti degni di
memoria riguardanti la Pia Opera, che le verranno comunicati dalle Suore
Cancelliere delle varie Parrocchie.
Tutti i libri e carte riguardanti
l’Instituto dovrà tenerli chiusi, né potrà mostrarli ad alcuno senza licenza
della Superiora.
Nel caso poi, che si trattasse di
consegnarli ad alcuno anche per breve tempo, si richiederà di più il consenso
del Direttore.
Assisterà colla Superiora alle Radunanze Generali
delle Anziane, ne scriverà le determinazioni prese, e ne darà nota alla
sopr’Anziana e alle Suore Cancelliere delle varie Parrocchie.
Assisterà alla visita, che farà il
Direttore alle differenti compagnie, e ne formerà in succinto la relazione da presentare
al Vescovo.
Preparerà tutti i materiali necessarii
per la Visita generale del Vescovo, e ne scriverà pure una breve relazione.
- 519 -
§ VI. Dell’Economa.
L’uffizio dell’Economa si è di ajutare la
Superiora nell’amministrazione de’ beni temporali.
Ella avrà il pensiero di far tutte le
provisioni per la Casa.
Non potrà fare alcuna spesa straordinaria
senza ordine espresso della Superiora.
Non darà cosa alcuna alle Sorelle, né
potrà prender niente per sé medesima senza licenza della Superiora.
Darà gli ordini alla Dispensiera,
Cuciniera, Refettoriera, e Spenditrice secondo le Istruzioni avute dalla
Superiora.
Terrà un Giornale di entrata, in cui
noterà qualunque somma per qualunque titolo entrasse nell’Instituto; ed uno di
esito e spese ove noterà qualunque spesa o qualunque somma siasi pagata per
qualunque titolo; notando sempre colla maggior attenzione il giorno preciso, in
cui sarà entrata una somma o che sarà sortita.
Oltre questi due libri terrà un libro
maestro, in cui le partite notate in confuso nel giornale vengano notate
separatamente, onde si possa vedere ad un tratto lo stato attivo e passivo
dell’Instituto.
[…].
Ogni sei mesi farà il bilancio del libro
maestro per mostrarlo al Direttore.
Farà l’Inventario di quanto trovasi in
Casa e lo verificherà ogni anno.
[…].
§
VII. Della Superiora delle Case Figliali.
[…].
Essa dipende totalmente dalla Superiora
della centrale; e a Lei sono soggette tutte le Suore della Casa figliale.
- 520 -
Suo dovere è aver cura, che le Suore osservino le regole
della Casa centrale, in quanto però lo permette la scarsità del loro numero.
Non potrà però far mutazione notabile in questo, senza averne ottenuto licenza
dalla Superiora della centrale.
Essa distribuirà gli uffizii della Casa,
ed avrà le altre attribuzioni della Superiora della centrale, in quanto esige
il bisogno delle figliali.
Terrà un Inventario delle cose, che
esistono nella Casa figliale di proprietà dell’Instituto.
Terrà un giornale, in cui noterà le
spese, ed uno in cui noterà tutte le somme ricevute per assegnazioni, pensioni,
lavori ec.
[…].
Appena una Superiora arriverà alla Casa,
alla quale sarà destinata, farà una visita al Parroco, ed al capo della comune.
Manderà ogni mese alla Superiora della centrale
il ragguaglio di quanto sarà occorso di notabile, il numero delle scolare
estere, e delle educande se ve ne fossero.
Se avvenisse qualche cosa di
straordinario, dovrà subito avvisarne la Superiora.
Ogni sei mesi darà nota alla Superiora
dello stato della Casa.
Avuto dal Direttore l’avviso di mandare
le nomine per le elezioni della Superiora o delle Assistenti, se le farà
consegnare in lettera suggellata da ciascuna delle Suore Maestre, e dentro il
tempo stabilito le farà pervenire al Direttore.
Si prenderà una cura speciale della Pia
Opera del luogo, essendo questo l’oggetto primo dell’Instituto.
Procurerà che nella Casa si facciano le
Adunanze mensili, e ne darà libero l’accesso (sempre però nei luoghi destinati
alle interessate nella Pia Opera).
- 521 -
Quando la sopra-sorvegliatrice o l’Anziana non si
recasse essa stessa alla Casa dell’Instituto, procurerà con qualche visita di
tenerla animata.
Quando in qualche Parrocchia vicina
fossero richieste le Suore per istabilirvi la Pia Opera, o per assistervi alle
Radunanze Mensili, ciò potrà far essa stessa, o mandarvi due Suore, che lo
facciano, quando però non dovessero andar tanto lontano, che non potessero alla
sera ritornare a Casa prima delle ventiquattro.
Tutti gli anni dovrà presentare il quadro
della Pia Opera al Parroco ed alla Superiora della Casa centrale.
Cessando dal suo incarico di Superiora,
dovrà consegnare alla Superiora, che le succede, i denari, i libri, le carte.
§ VIII. Delle
Suore Maestre destinate alle varie Compagnie.
Terranno i cataloghi e i
registri delle Adunanze mensili delle Compagnie, alle quali sono assegnate, ed
eseguiranno la parte di Cancelliera a tenore del libro intitolato: Pia
Opera.
Daranno una copia di tutti i cataloghi
all’Anziana, o sopra-sorvegliatrice, del proprio drappello alle sorvegliatrici,
ed alle Assistenti la nota delle ragazze loro assegnate, ed il quadro della
Compagnia al Parroco o Sacerdote Assistente, alla sopr’Anziana, o Sopra‑sorvegliatrice
Generale ed alla segretaria dell’Instituto. Questo quadro, occorrendo dei
cambiamenti, si rinnoverà ogni anno.
Provvederanno, che non manchino le
interessate nelle Compagnie della Pia Opera, procurando, che ne vengano
sostituite altre in luogo di quelle, che per qualunque motivo cessassero della
loro incumbenza.
Interverranno alle radunanze mensili
delle Parrocchie e - 522 -
alle Congregazioni generali, quando anche si
tenessero fuori della Casa o Chiesa dell’Instituto.
Si adopreranno, affinché queste radunanze
sieno numerose, esortando tutte ad intervenirvi secondo l’opportunità.
In esse si procureranno le necessarie
cognizioni e informazioni, evitando in tal modo, per quanto potranno, di
recarsi alle Case particolari.
In esse pure si comunicheranno a vicenda
colle Anziane le variazioni occorrenti nei drappelli delle rispettive
Compagnie.
Nelle radunanze mensili, in mancanza del
Parroco o di altro Sacerdote assegnato, elleno leggeranno un articolo della
regola, giusta lo stabilito al cap. 2, n. 20, della Pia Opera, e procureranno
di animare le collaboratrici della medesima.
Il giorno e l’ora di tali radunanze
saranno sempre fissi ed invariabili, essendovi molte Compagnie, e perciò più
radunanze si distribuiranno per le varie Domeniche del mese, affinché a
ciascuna possa sempre assistere alcuna delle Maestre; a tale oggetto terranno
nella lor Casa una tabella, in cui sieno descritti questi giorni ed ore.
Avranno un Indice alfabetico di tutte le
figlie di ciascuna Compagnia, coll’indicazione del drappello, in cui sono
ascritte, onde si possa in un momento sapere, se una figlia appartenga alla Pia
Opera, ed a chi ne sia raccomandata la cura.
Sieno molto sollecite d’informarsi, se vi
sieno nella Parrocchia delle ragazze trascurate e cattive, e di queste si
prendano un impegno particolare, procurando per ogni modo di farle ascrivere
alla Pia Opera, e parimente che non si escludano dalla stessa, se non in caso,
che non se ne possa far a meno.
Procureranno che si tenga la
Congregazione di rinnovazione - 523 -
nel dicembre o in altro mese, come le circostanze lo
richiederanno, facendo eseguire quanto prescrive la Pia Opera, cap. 2, n. 21.
Prepareranno tutto ciò, che è necessario
per la visita annuale, di cui nel libro suddetto, e, chiesto dal Direttore, che
ne determini il tempo, ne renderanno avvertite le persone interessate, perché
v’intervengano.
Occorrendo qualche fatto degno di memoria
relativo alla Pia Opera, dovranno darne notizia alla Segretaria, perché lo
registri.
Dovranno in fine vegliare attentamente, perché
si osservino tutte le altre regole, che trovansi nel libro Pia Opera, con quanta esattezza sarà possibile, ma sopra tutto
osserveranno che non si prescinda mai dalle seguenti cose, la cui inosservanza,
come l’esperienza la dimostra più facile ad avvenire, così ce la dà a conoscere
pel colpo più dannoso alla Pia Opera.
1. Non si dieno denari né
roba alle fanciulle: su di che leggasi quanto sta scritto al n. 5, cap. 10, Pia
Opera.
2. Non si parli coi
parenti dei difetti delle fanciulle, se non in caso, che la carità evangelica
lo dimostrasse indispensabile (Vedi cap. 3. § 5. num. 8. ivi).
3. Non si faccia troppo
a principio, onde non si renda gravosa l’opera, ed importabile; ma si mantenga
nella sua semplicità, avendo sempre l’occhio a ciò che è di sostanza, né usando
dell’accessorio, fuorché come di un mezzo per conseguire con maggior facilità
il principale.
4. Veggasi di non
confondere la Pia Opera colla Dottrina, od altro; ma si ritenga esser puramente
la correzione fraterna facilitata e ridotta a metodo.
5. Abbiasi gran
sollecitudine di far mettere in prova di - 524 -
Assistenti le
giovinette, che mostrano pietà, essendo legato a questo l’accrescimento ed il
perfezionamento della Pia Opera. Potrebbero le Suore medesime coltivare lo
spirito di queste Novizie e delle giovinette assistenti col farle venire nelle
loro case, e a questo fine potrebbero pure, quando le circostanze lo
permettessero, terminate le radunanze mensili, trattenersi alquanto con esse.
Finalmente studierannosi di usare maniere
dolci, affabili, insinuanti colle fanciulle, e con tutte le persone addette
alla Pia Opera; ed abbiano ben fisso in mente che deve essere questa una
qualità caratteristica dell’Instituto, che trattando una volta con esse abbiano
a desiderare di avvicinarle di nuovo. Ciò potranno fare, studiando il Manuale
della Pia Opera.
§ IX. Delle
Ammesse in prova.
[…].
Saranno sottomesse alla Maestra delle
Novizie, e a queste si uniformeranno in tutto, fuorché nelle cose seguenti.
1. Non potranno
comunicare colle Novizie senza un’espressa licenza della Maestra.
2. Potranno parlare in
segreto coi lor genitori.
3. Impareranno il
Dialogo sulla Pia Opera, e dovranno saperlo tutto prima di essere ammesse al
Noviziato.
§ X. Delle
Novizie.
Saranno in tutto sottomesse alla loro Maestra,
e si conformeranno alle regole comuni.
Le Novizie Maestre si occuperanno nello
studio di Grammatica, di Aritmetica, di Storia Sacra e di Dottrina Cristiana
occupandovi quattr’ore per giorno.
- 525 -
Nel rimanente del tempo saranno occupate nei lavori o
incumbenze riguardanti la Pia Opera, per vedere come vi riescono.
Le Novizie converse si eserciteranno nei
lavori lor proprii, e nel terz’anno si potranno anche mandare alle Case
figliali per meglio provare la loro capacità.
[…].
APPENDICE.
La Pia Opera di s. Dorotea altro non
essendo che la correzione fraterna per le fanciulle, ridotta a metodo e
facilitata, non richiede per se stessa se non che le persone a lei addette
prendansi una cura caritatevole delle fanciulle nei modi più ovvii e secondo la
varietà delle circostanze che si offrono. Questa è cosa da notarsi bene,
affinché avendone la precisa e semplice idea, non se ne giudichi con
prevenzione e pregiudizio. Molto più, debbono ciò avvertire le Suore
dell’Instituto che dee riuscir niente meno, che l’Anima della Pia Opera. Senza
questa semplice e precisa idea, elleno servirebbero anzi a confonderla, e a
distruggerla, che a tenerla ordinata e promuoverla. La Pia Opera è adunque
dapprima:
Correzione fraterna: e perciò le persone, che la compongono, non debbono usare maniere
aspre e castighi, affettare diritti ed autorità, ma usar buone maniere ed
amorevoli avvisi, come si conviene a sorella con sorella.
È facilitata: perché colla distinzione
dei drappelli, mentre si possono curare tutte le fanciulle, ciascuna però delle
impegnate nella Pia Opera ne ha poche in numero e determinate da sorvegliare ed
assistere; e inoltre le fanciulle riconoscendo in loro l’assegnata incumbenza,
naturalmente non - 526 -
si risentono delle ricevute correzioni risguardandole
come più convenienti, perché fatte d’uffizio.
È ridotta a metodo: perché le determinate
incumbenze, occupazioni ed esercizii ne formano come una macchina, in cui sieno
molte parti ben collegate a uno scopo.
Ecco perciò quanto è necessario alla Pia
Opera: un’Anziana ossia Sopra-sorvegliatrice, che sia capo della compagnia; una
sorvegliatrice e le assistenti ad ogni drappello; i cataloghi in cui sieno
scritti i nomi, l’età etc. delle fanciulle con le distinzioni opportune per
vedere chi le sorvegli, ed assista; e fervore illuminato nelle persone, addette
a questa sorveglianza od assistenza, il quale non si può* se non si facciano le conferenze o radunanze
prescritte, nelle quali si ricordino i motivi impegnanti e i modi efficaci.1
Questo adunque e non più è quanto può
dirsi essenziale alla Pia Opera; il perché quando siasi ben provveduto a queste
cose si sarà compitamente ottenuto il fine proposto, benché nulla di più si
facesse.
Ma che diremo dunque degli Educandati,
delle scuole, degli Oratorii? Diremo che queste sono cose, le quali ottimamente
si possono ad essa associare, che però non le sono essenziali, sicché può ella
esser perfetta in sé medesima senza di esse. Questa è verità, di cui dee
persuadersi ogni persona occupata nella Pia Opera, ma più d’ogni altro le Suore
dell’Instituto. Dal credere essenziale tutto ciò, che può stare con lei, ne
verranno sconcerti, si avranno ritardi e contraddizioni, né - 527 -
si
lascerà mai vedere in quella schietta semplicità, per cui si giustifica da se
stessa, e si pone in sicuro da ogni sinistra prevenzione.
Dunque, alcuno dirà, dovranno omettersi
tante cose che la ragione e l’esperienza dimostrano così utili e tanto
confacentisi col fine della Pia Opera? Questo non già; si dovranno anzi favorire
e promuovere dalle Suore dell’Instituto, ma con due avvertenze. La prima di non
trascurare menomamente le cose essenziali per una o più di queste accessorie; e
ciò quando ancora paresse ottenersi nelle prime poco bene, e molto ottenersene
colle seconde. Quando in qualche modo si trascuri ciò che è di essenza, non si
può compensare il danno per molta cura che abbiasi dell’accessorio. La seconda
è di favorire e promuovere queste cose non sostanziali con un zelo
moderatissimo, aspettando piuttosto, che le opportunità si presentino da se
stesse, che cercarle con sollecitudine. Questa avvertenza è necessaria,
affinché le Suore dell’Instituto non si carichino di troppe incumbenze,
massimamente nei lor principii, e affinché non rendasi l’opera gravosa in que’
luoghi, ove fosse introdotta. Per lo zelo mal regolato di far più del
necessario, in certi luoghi la Pia Opera si rese complicata, pesante, e poco o
nulla ottenne, pretendendo di ottener tutto. Secondo le opportunità dei luoghi,
dei tempi e delle persone, le Suore dell’Instituto, attenendosi alle seguenti
regole, presteranno la loro Opera agli Educandati, Scuole, Oratorii, Dottrine,
Ricreazioni, Biblioteche etc. cose tutte accessorie alla Pia Opera, potranno
anche ammettere a fare gli Esercizi nelle loro Case le signore, promuovere le
divozioni, e la lettura de’ buoni libri.
[…].
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