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Viva il
Cuor di Gesù e di Maria!
Molto R.do Padre,1
Somma gioia mi ha portato la
pregiatissima sua lettera, nella quale eravi il Breve di Sua Santità.
Tosto l’ho fatto vedere all’ottimo
nostro Superiore, che volontieri condiscende al mostrato mio desiderio di farlo
ristampare.2
L’altro ieri, vigilia del Corpus Domini, sono stata dalla nipote
di Sua Eminenza, onde restituire la fattami visita quando fui ammalata.
Il benignissimo Cardinal Patriarca,
avvertito ch’io trovavami nella residenza sua, mi ha fatta chiamare. Colà ho
trovato lo zelantissimo nostro Superiore, che si è compiaciuto in vedermi.
L’Eminentissimo Cardinale mi ha
chiesto di Lei, ed ha sentito con allegrezza l’estendersi dell’Istituto nostro.
Egli mi ha trattenuta forse più di un’ora, trovando sempre materie appartenenti
a noi, e mostrava piacere udendo le risposte.
Ritornata all’Istituto, gli ho fatto
tener il Breve di Sua Santità, accompagnato da una mia letterina, nella quale
lo eccitavo a gioire nel Signore, per trovarsi tra i primi Vescovi che seguono la volontà
di Dio, manifestata dal Sommo Gerarca.
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Gli ho pure mandato il
Sonetto, che il Sig. C. D. Marco dedicò alla Dama Lacchini,3 persuasa
dell’aggradimento suo.
Mi duole che la figlia4 del Sig. Lavradio5 stia poco bene; io l’ho
raccomandata alle orazioni di molte buone anime, ma credo che la godranno in
Paradiso. Oh, colassù sì saranno felici, ma in quest’esilio vuole il buon Gesù
tenerli stretti alla cara croce!
Mi presenti a loro doverosa, e
raccomandi la povera anima mia; questo dica particolarmente alla cara
fanciulla.
Io vedo proprio continuamente quanta
forza tiene sopra di me l’obbedienza. A sola gloria di Dio dirolle che la
scorsa settimana avevo molti sintomi annuncianti malattia, quando Monsignor
benedisse un bicchier d’acqua e comandommi di beverla, dicendomi che sarei
stata bene. Così fu; quella mi produsse l’effetto migliore di ogni altro
medicamento. Dopo quel giorno, alla sera mi fa prendere un po’ di pane trito, e
veramente sto bene.
Lascio per non abusare della bontà
sua, pregandola di non dimenticarsi di noi, che qui l’attendiamo. Mi ricordi
alle mie carissime Sorelle6
ed a quelle persone che altre volte le ho nominate.
Rispettosa, le bacio la sacra mano, e
la prego della carità di benedirci
Umilissima Dev.ma
Obbl.ma Figlia
Suor
Maria Rachele Guardini
Dall’Istituto di S. Dorotea – Venezia il dì 11 Giugno 1841
Al Molto R.do Signor Conte D.
Luca Passi – Roma
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