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2. Sollecitudine di don Luca per la realizzazione del progetto.
Don Luca, con il dinamismo che lo
distingueva, si accinse a realizzare il progetto. Ne informò don Giovanni
Antonio Farina, fondatore delle Maestre di S. Dorotea di Vicenza, e incontrò a
Milano il viceré Giuseppe Rainieri, arciduca d’Austria, per chiedergli il
permesso di aprire in Venezia una casa di Suore Dorotee.
Il viceré lo concesse, suggerendo di
prendere per la fondazione due suore di Vicenza.13
Nella trattativa emerse il
differente atteggiamento di don Luca e del Farina, dovuto alla diversità di
temperamento e alle circostanze: il primo, desideroso di far presto; il
secondo, incline a temporeggiare.
Don Luca, cogliendo l’occasione
favorevole, intendeva procedere sollecitamente, anche per evitare che un
eventuale ripensamento delle Figlie dell’Addolorata compromettesse la riuscita
della fondazione, che gli stava molto a cuore.
Il Farina invece avvertiva qualche
difficoltà. Egli non poteva disporre subito di due suore da inviare a Venezia,
e per la scarsezza dei mezzi temeva di prendere un nuovo impegno, mentre era
intento a consolidare la fondazione di Vicenza, che contava appena un anno e
mezzo di vita.
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Il Farina riteneva idonea
allo scopo suor Anna Veronese. Come sua compagna don Luca propose la giovane
Rachele Guardini, governante presso la famiglia Passi a Calcinate. Ella aveva
buone capacità ed era addentro nella Pia Opera. Per assimilare lo spirito
dell’Istituto, le sarebbe stato sufficiente trascorrere un periodo di tempo
nella casa di Vicenza.
Intanto la Veronese si ammalò di
miliare. L’11 giugno don Luca comunicò al Farina: «Dopo la metà del mese venturo verrà a Vicenza anche quella, di
cui gli ho parlato, per poi passare a Venezia con una sua. Le raccomando di
aver in vista l’instituzione di Venezia. Se riesce è un gran passo. Quella, che
le manderò, ha molti doni di Dio per riuscire. Faccia guarire quella che
V.S. mi diceva molto adatta a tale impresa.
Ora andiamo in Tirolo; là vi sono
alcune buone giovani che avranno due, tre mille lire Aust.; se credesse di
riceverne alcuna, mi scriva a posta cor. a Trento per Malè Val di Sole».14
Il Farina, che prevedeva tempi
lunghi per la fondazione veneziana, il 15 giugno rispose che era
disposto ad accettare le giovani tirolesi, purché avessero la dote e le
capacità per divenire maestre; non poteva però spedire nessuna a
Venezia.15
Don Luca, per evitare ritardi, pensò
che si potesse iniziare solo con la Guardini, di cui conosceva le capacità e la
preparazione spirituale. Alla fine di giugno scrisse al Farina di non informare
mons. Balbi della malattia della Veronese; - 108 -
giunto il momento, si
sarebbe mandata a Venezia una sola, spiegando il motivo.
Inoltre, riferì al Farina che nel
Tirolo vi erano due ottime sorelle, provviste di dote e sufficientemente
istruite per poter diventare maestre. Appena disposto a riceverle, si poteva
fare loro la proposta.
Comunicandogli poi l’istituzione
della Pia Opera in tutta la Val di Sole, concludeva: «non resta a desiderarsi che di mettere delle case figliali da
per tutto per sostenerla».16
Manifestava così il suo
convincimento che, a sostegno della Pia Opera, era necessaria la presenza delle
Suore Dorotee. Bisognava perciò moltiplicarne le case.
Di qui il suo impegno, per cercare
vocazioni e per dare inizio alla fondazione veneziana, di cui egli vedeva
possibile la realizzazione a breve scadenza.
L’accavallarsi di lettere tra don
Luca e il Farina causò confusione e malintesi.
Il Farina, infatti, il 6 luglio
rispose alla lettera di don Luca, giunta a Vicenza il 30 giugno, che occorreva
cautela nell’accettare le tirolesi, e per Venezia non si doveva credere fatto
ciò che non lo era ancora. In agosto si sarebbe scritto a Venezia, per sapere
come stavano le cose.17
Don Luca però, prima di ricevere
questa lettera, gli aveva già scritto il 4 luglio. Avendogli il Farina chiesto
quando la Guardini sarebbe andata a Vicenza, don Luca gli comunicò: - 109 -
«nella ventura 7mana» e forse l’avrebbe accompagnata lui stesso; e se una suora di
Vicenza non poteva recarsi a Venezia, egli pensava di farne entrare
un’altra.18
Questa lettera giunse a Vicenza il 6
luglio, cioè lo stesso giorno in cui il Farina aveva risposto alla lettera di
don Luca ricevuta il 30 giugno. Perciò, il giorno successivo (7 luglio), si
affrettò a scrivere nuovamente a don Luca, perché fosse differita la partenza
della Guardini.19
Non sappiamo quando questa lettera
sia giunta a don Luca, ma lo si può supporre con molta approssimazione. Il
Farina, infatti, dice di averla scritta il 7 luglio,20 che era sabato. Quindi, nella migliore delle
ipotesi, don Luca la ricevette – se pure la ricevette – nella giornata di
lunedì 9 luglio, alla vigilia della partenza, quando tutto ormai era deciso e
pronto, né la si poteva, all’ultimo momento, rimandare, tanto più che non vi
erano forti ragioni in contrario.
Don Luca, quindi, il 10 luglio
accompagnò la Guardini a Vicenza,21 come aveva preannunziato.
Le «Memorie
storiche» dell’Istituto di Vicenza
riferiscono lo svolgimento dei fatti con qualche imprecisione. Dopo di aver
riprodotto la lettera di fine giugno di don Luca al Farina, commentano: «Anche questa ebbe risposta, ma pregandolo
a prendere le cose con moderazione che bisognava ben ponderare l’affare pria di
decidersi a ricevere nuove educande, e che anco per Venezia non si facesse la
cosa così subitamente fatta. Ma tanto fu: rispose di venire Egli stesso a
condurre - 110 -
questa giovane. Ecco il foglio:» (p. 56), e si riporta la lettera di don Luca del 4 luglio.
Tenendo conto delle date delle
lettere, si vede chiaramente la confusione fatta nell’annotazione. Infatti,
come abbiamo detto, il Farina soltanto il 6
luglio rispose alla lettera di don Luca ricevuta il 30 giugno. Quindi
l’altra lettera di don Luca, quella del 4
luglio, non poteva essere una risposta alla lettera del Farina del 6 luglio, ma fu scritta prima e
rispondeva alla richiesta del Farina di conoscere il tempo dell’andata della
Guardini a Vicenza.
Ci è parso opportuno rilevare
l’inesattezza, per chiarire qualche rilievo sfavorevole sull’operato di don
Luca, quasi che egli avesse agito con precipitazione e contro il volere del
Farina.
Le stesse «Memorie storiche»,
dopo di aver riportato la lettera di don Luca del 4 luglio, annotano: «Ma anche a questa si disse che ci voleva
alquanta dilazione. Ma già tutto fu inutile per lui»; e più avanti: «Intanto
il Co. Luca che non volle conoscere ragioni per trattenere la pia Giovine,
improvvisamente capitò con Rachele Guardini, la quale stette con noi da forse
un mese» (pp. 57, 66).
Forse si sarebbe scritto
diversamente, se si fosse tenuto conto delle date. Infatti la lettera di don
Luca del 4 luglio, annunziante l’arrivo della Guardini, giunse a Vicenza il 6 luglio;
e il Farina il 7 luglio, sabato,
scrisse a don Luca di differirlo. Quindi questo desiderio del Farina fu noto a
don Luca, quando già era in procinto di partire con la Rachele per Vicenza.
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