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Viva il
Cuor di Gesù e di Maria!
Molto R.do Padre,1
Oh come la volontà del Signore è
sempre amabile! Sì, dessa basta per raddolcire le pene tutte che sente la
povera umanità.
Io riprendo dopo molto tempo la
penna, per lasciar sentire al mio buon Padre che l’amabilissimo Gesù mi ha
riserbata nell’esilio, affine di provarmi con nuovi modi.2
Sì, l’anima mia non desidera che
Gesù; e veduto ho vicino il momento di giungere a possederlo eternamente, ma
così non fu.
Eromi poi consolata, perché come
bambola credevo dover restar nell’esilio. Oh beate ore che la mia lingua proferir
altro non poteva che balbettando i nomi dolcissimi di Gesù e di Maria! Ma che!
Troppo sentivo di piacere, per cui ho creduto dover ciò partecipare sopra la
carta al Direttore dell’anima mia, cioè all’ottimo nostro Superiore,3
il quale tosto m’impose di chiedere a Dio che lasci per un poco di giuocare,
onde ridonarmi la favella e la salute.
Contro mia voglia sì, ma per obbedire
pregai, e vennemi data ben presto la facoltà di parlare, nonché dal letto
esaurire in parte ai miei doveri.
Ora mi alzo, ma mi è vietato il
sortire, così più tempo - 251 -
restami per ringraziare Iddio del nuovo
beneficio compartitomi, e d’avermi fatto negare la mia volontà in ogni modo,
affine per mezzo della sua più facilmente giunga a quella meta da me sospirata,
cioè alla beata unione con Lui, che in fede potrà più presto avvenire, quanto
più pronta sarò in corrispondere col mio annientamento.
Serve non poco a purificarmi il
silenzio loro. Confesso la mia miseria; io non posso pensare alla rispettabile
sua Famiglia senza che forti palpiti m’assalgano il cuore, per cui spesso al
buon Gesù offro l’afflizione mia e prego per tutti; ma la povera mia umanità ne
sente grande il peso e, trovandosi com’è così indebolita, patisce in silenzio.
Io la prego, Padre mio, dica sinceramente
alla sua figlia come stanno nella salute, perché impresso io ho ch’Ella sia
ammalato.
E la povera Donna Annetta4 che fa? Buone sono le mie
speranze per parte del cerebro, ma temo qualche altra malattia.
Per carità, si facciano tutti animo!
Dio ha veduto che forse qualche momento la Famiglia loro poteva (perché viveano
nella santa dilezione dell’amore) affezionarsi di qualche anima troppo debile
il cuore; volle Dio disingannarla per più a Lui legarla, e mostrolle che non
evvi sulla terra felicità.
Sia Egli benedetto che così ha
permesso, e voglia, per sua infinita misericordia, donare a loro tutto quel
sostanzial bene, che abbisognano in questi momenti di prova.
La Sig.ra
Melchiori5 verrà tra noi pei
Santi Esercizi, indi condurrà seco le due Suore.6 La stessa vuole anche
ora si conservi - 252 -
silenzio,7 quantunque Monsignor Vescovo8 ne sia persuaso.
Io credo bene di scrivere ciò a Vicenza,9
ma senza nominare la persona benefattrice, perché potrebbero altrimenti
lagnarsi meco della poca confidenza.
Il Gran Maggiordomo Dietrichstein mi
ha scritto di nuovo. Mi indica il piacere provato dall’Imperatrice per le
espressioni che ho mostrato di riconoscenza, e s’interessa per la giovane
Gar.10 Ho risposto dal letto,11 e spero pei Santi Esercizi
ch’Ella vi sarà. Le raccomando l’Oratore.12
Lascio, perché sono stanca,
baciandole la sacra mano e pregandola presentarmi doverosa a tutti di sua
rispettabile Famiglia, ed in particolare al Signor Co. D. Marco.
Faccia la carità di benedirci, mentre
piena di rispetto ho l’onore di segnarmi
Umilissima Dev.ma
Obbl.ma Figlia
Suor
Maria Rachele Guardini
Dall’Istituto di S. Dorotea
Venezia il giorno 24 Agosto 1841
Al Molto Reverendo Signore
Il
Molto R.do Sig. Co. D. Luca Passi
Bergamo
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