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Viva il
Cuor di Gesù e di Maria!
Illustre
Sig.re,1
Godo possedere l’onore di aver tra gl’inscritti
benefattori di questo povero Istituto il pregiatissimo suo nome, il quale mi
venne dato dall’ottimo Sig. Co. D. Luca Passi fondatore di questa Casa.
Più volte ho desiderato d’inviarle
una mia, onde narrare alla sua carità un qualche bisogno di questa ancor
nascente famiglia, ma sempre mi rattenne il pensiero ch’Ella è nel numero di
quei pochi che sono direi vessati continuamente dai bisogni altrui.
Così Dio, infinita carità, ha sempre
supplito a quello che avrebbe la Sig.ria Vostra
Ill.ma cooperato, se il suo cuore - 346 -
consapevole
fosse stato delle nostre necessità. Ma questa volta sì che mi faccio ardita, ed
incomodo la sua bontà.
Sappia la Sig.ria
V.ra Ill.ma che nella chiesetta nostra,
la quale è sacramentale, vi sono tre altarini di legno. Il cuor mio sente di
ciò pena ed amerebbe veder posto il buon Gesù sopra un altare più decoroso.
Coltivo questo pensiero da tanto tempo, ed ho anche procurato, per quanto le
circostanze me lo hanno permesso, di fare quello che ho potuto di arredi sacri;
ma veggo impossibile sostenere la desiderata spesa dell’altare; perciò ricorro
alla sua carità, affinché voglia procurarmi una tal consolazione.
A questo fine ho anche scritto alla
Sig.ra Luigia Marchesa Visconti Modroni nata Castelli2 di costì, che ha dato il suo
nome, senza però esperimentassimo effettivamente il suo cuore.
Un argomento tanto prezioso qual è
Gesù mi ha fatto prender coraggio, per cui s’Ella crede interessarsi presso la
stessa, ci farà proprio carità.
Colgo quest’occasione, affine di
accertarla che giornalmente invochiamo celesti benedizioni sopra le persone
benefattrici.
Mi procuro la consolazione di
comunicarle che Dio, infinita bontà, ci benedice. Ora abbiamo 1564 fanciulle
sorvegliate, delle quali ricevono la scuola gratuita 50.
Dirolle pure esser io stata in
qualche pensiero per un esborso che dovevo fare, onde acquistare una casa
necessaria per ingrandire questo stabilimento, e non avendo i denari, confidavo
nella Provvidenza ed aspettavo da quella il mezzo per adempiere alla parola
data, quando il buon Gesù che fece? - 347 -
ispirò Sua Maestà l’Imperatrice
di mandarmi 100 napoleoni d’oro, i quali bastarono appunto per giungere al
possesso di quella.3
La Sig.ria
V.ra Ill.ma può immaginarsi qual
gratitudine sentisse il mio cuore per grazia così grande. Io andavo
considerando la bontà del mio Signore, che risvegliò nell’Augusta mente una mia
lettera scritta l’anno antecedente al Gran Maggiordomo Dietrichstein, il quale
pregavo lasciar sentire all’Eccelsa Donna che andava facendo questo povero
Istituto, tutelato dalla sua protezione, ma nulla chiedevo in quella di
soccorso.4
Lascio per non abusare della bontà
sua, mentre chiedo perdono della prolissità. Rispettosa, ho l’onore di segnarmi
Umilissima
Obbligatissima Serva
Suor
Maria Rachele Guardini
Il giorno 2 9bre 1841
All’Illustre Signore
Il
Sig. Conte Giacomo Mellerio
Milano
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