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Viva il
Cuor di Gesù e di Maria!
Molto R.do Padre,1
Eccomi a soddisfare ai desideri della
carità sua sempre operativa. Poco dopo la partenza del Signor Lamperti,
Monsignor nostro Superiore mi ha comandato di scendere dal letto, benché dal
medico niun cenno avessi di ciò fare.
Ma non così diede ordine a Maria
Rosa, la quale tanto ha continuato ad aggravarsi che le fecero cinque emissioni
di sangue, l’ultima delle quali doveva essere fatta il giorno 19 del corrente,
ma l’abbattimento in cui si trovava non lo permise; al qual tempo il chirurgo
disse chiaro essere la cosa molto seria, per la complicazione dei mali, ed
aggiunse che l’accesso di febbre, avuto con gran forza, era stato pernicioso; però
che ogni riguardo si avesse, onde non avere lo sconforto di perderla
improvvisamente.
La Sig.ria
V.ra R.da può immaginarsi qual notte ho
passata. Mi cadevano, senza volontà, le lagrime dagli occhi, ed oppressa dal
dolore non facevo che ripetere: mio Gesù sia fatta la vostra volontà; donatemi,
vi prego, quella fortezza m’abbisogna per adempierla con allegrezza.
Alla mattina del 20, il medico volle
l’emissione di sangue, il quale, eccetto una grossa cotenna, divenne tutto
acqua; nuovo motivo per ripetermi il chirurgo quanto mi disse la giornata
avanti.
In mezzo all’afflizione, sentivo una
grande confidenza nella mia cara Mamma Maria, la quale ho pregata, per obbedire
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al Superior nostro, di volersi interporre, onde ottenere dal suo
Divin Figlio la guarigione all’ammalata.
Questa Madre potente nuova prova dar
mi ha voluto della sua valida protezione. Il giorno 21, veniva in questa città
onorata col titolo della Salute.2 Colsi questo mezzo, per eccitare
l’ammalata di ricevere la Santa Comunione. Dessa vi aderì con sommo piacere.
Poche ore dopo il medico le diede
altro purgativo, e cominciammo allora vedersi allontanare dalla faccia della
stessa il cadaverico colore, nonché una parte di quell’immobilità che
c’impauriva.
Con questi segni più forte cresceva
la mia speranza, e sentivomi di comandarle, il seguente giorno, di alzarsi,
affine di portarsi a fare la Santa Comunione nell’Oratorio, ma il riflesso che
aveva l’antecedente giorno preso altro purgante, mi rattenne.
La giornata poi 23, disposi
diversamente. Ho mandato ad avvertirla che discendesse le scale, attesoché
trovavasi nell’infermeria, affine di ricevere il buon Gesù.
Così ha fatto e da quel punto sta
bene, anzi, per accertarla maggiormente, le significo essere questa mattina
stata dal nostro Superiore in mia compagnia, e sempre a piedi. Ritornata
all’Istituto, ha mangiato di buona voglia.
Quello adunque, che fin qui non ho
eseguito per impossibilità, l’esaurirò forse lunedì prossimo, riguardo i
Sig.ri Conti Sebregondi.3
Ho parlato a Monsignor nostro
Superiore pel Missionario, che ha usato la carità di offrirci. Egli è restato
al pari di me sorpreso, ammirando pure l’infinita carità del Signore,
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che con tanta prontezza provvede alle sue povere Suore.
L’età giovanile dello stesso non ci
ha fatto paura, persuasi di quanto Ella ci accenna delle sue virtù e buon
criterio; perciò ci troviamo novellamente accresciuto il vincolo della nostra
gratitudine.
Noi preghiamo il buon Gesù a
largamente ricompensarla. Se crede opportuno, mi significherà il nome del
caritatevole Sacerdote, acciò possa di vantaggio porgergli i miei più sinceri
ringraziamenti.
Solo ieri l’altro ho saputo quanto ha
fatto per noi la Sig.ra Fadini, dietro l’eccitamento suo.
Dio la colmi di felicità.
Godo che la stessa contribuisca per
l’erezione della fabbrica delle Figlie della Carità. Desse gioveranno assai a
quel paese, procurando a tutta possa d’istruire le povere figlie.
Io mi farò dovere di scriverle, onde
ringraziarla per quello che ha mandato ed ha intenzione di fare in avvenire.
Alla Signora Cocchetti ho
scritto,4 e spero che le cose riesciranno bene, attenendomi alla
massima di S. Vincenzo de’ Paoli, che diceva: la precipitazione negli affari
spirituali è dannosissima. Il tempo adunque, che percorre, sarà – spero –
favorevole a quella fondazione.
La carità sua non dimentichi di
chiederci al Sacro Altare lo spirito che ci è necessario, affinché possiamo
fedelmente corrispondere alla nostra vocazione.
Quelle di Padova5 lavorano assai nella vigna del
Signore. Monsignor Vescovo6 di
colà n’è contentissimo.
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Tutte le mie figlie meco si
uniscono a baciarle la sacra mano, pregandola della carità di benedirci
Umilis.ma
Dev.ma Obbl.ma Serva
Suor
Maria Rachele Guardini
Il giorno 27 9bre 1841
Al Molto Reverendo Padre
Il R.do Padre Angelo Taeri
Brescia
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