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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume V. LETTERE (1843-1844)
    • LETTERE 1843. 2 gennaio – 29 dicembre. nn. 678–800.
      • 711
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Molto Reverendo Padre,1

La condiscendenza sua in prometterci di qui venire ci ha proprio edificate. Tutte noi speriamo che tal cosa sarà di piacere del nostro buon Gesù, però viviamo nella quasi direi certezza di baciarle la sacra mano unitamente al Sig. Conte D. Giuseppe, e prenderanno seco la cara Cattina.2

La ringrazio anche per le buone nuove ch’Ella mi del degnissimo suo fratello, nostro buon Padre,3 il quale scrissemi solo da Bologna, dandomi di quella città le più consolanti notizie riguardo al bene che colà fanno le Suore, perciò sento viva la gratitudine in verso Lei, che ha usato la carità di lasciarmi sentire come si trova ora.

Noi siamo in questo punto dal Signore visitate, per cui l’anima mia piena sentesi di consolazione. Le signore ferse, che poco fa visitarono la sua casa,4 sono tra noi; anche il Padre Confessore5 le ha. Fin qui, sette furono le ragazze attaccate, ma qualcuna era tanto caricata dal male che credevamo si avvicinasse al bel momento di essere sciolta dai lacci del corpo, per giungere al godimento di Dio.

Tra queste venne comunicata per Viatico la Paolina Braghessa


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ed anche la Luigia Hadin,6 la quale, dallo star bene, in tre ore dovette ricevere il Santissimo Viatico, per ordine medico, che credeva cessasse di vivere per un affanno asmatico, il quale l’aveva fatta fino nera.

Questi scherzi amorosi del buon Gesù oh quanto giovano! Scuote le anime dalla tiepidezza, e senza pena si esercitano nel fervore, al che subito succede il raccoglimento, e da quello sorte operativo l’amore. In questi casi sviluppa l’anima quant’Ella scrisse il triplice nodo di verità sull’orazione. Oh, egli è proprio di Dio trarre il bene dal male! Questo pensiero, sì, tutta m’inebria; sa Egli le nostre necessità, ma vuole che umilmente a Lui le mostriamo, donandoci così un duplice mezzo di ottenere ed anche di meritare.

Mi consolo tanto pegli avanzamenti che fanno coteste sue dilette figlie del Conventino di Calcinate.7 Ringrazio pure Iddio


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che purifichi dello stesso la Superiora;8 è troppo difficile comandare sempre secondo il Cuor di Gesù, ond’Egli, ch’è infinita carità, mette sopra il corpo qualche male, perché l’anima si purifichi. Non sarà così della buona Sabbadini;9 quant’ora


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dissi, voglio sia detto per me, che tanto imperfettamente agisco, ed è appunto la causa del mio godimento l’essere quasi sempre ammalata, per cui dico al mio Gesù: giacché non so amarvi quanto conviene, voi troppo usate di vostra bontà, dandomi da soffrire, se tal posso dir che sia, perché non patisco, ma gioisco, quando mi viene di tal sorta di regali.

Il Sig. D. Bonsaglia si è molto consolato in trovando la Cola vestita. Egli fa incontro colla predicazione; mi si dice che le verità, che annuncia, partono dal cuore, facendo l’impressione desiderata sopra quello degli ascoltanti.

Poveretto, è già stato due volte nell’Istituto, anzi l’ultima io ero in letto, perché temevano che fossi attaccata dalla fersa, dietro i sintomi che apparivano, ma il buon Pare non la volle, anzi disse ch’io devo affaticare, non poltronire, così mi ha fatta levare, benché avessi febbricitante il polso, che si è poi accomodato al suo volere.

Tutte queste mie care figlie meco si uniscono a baciarle la sacra mano ed a consolarsi del suo ben stare. Favorisca presentarmi doverosa con quelli di sua famiglia, ed a chi Lei crede. Non le spiaccia salutarmi le donne di sua casa, nonché le aggregate alla Pia Opera ed al Sacro Fuoco della Carità, e tutti prego di ricordare a Dio la povera mia anima.

Ella faccia la carità di benedirci ed impetrarci quanto abbisogniamo per divenir sante

Umilis.ma Dev.ma Obbl.ma Serva ed indegna Figlia

                    Suor Maria Rachele Guardini

 

Dall’Istituto di S. DoroteaVenezia il 12 Marzo 1843

 

Al Molto Reverendo Signore

Il Molto R.do Sig. Co. D. Marco PassiBergamo




1 ASDR, reg. III, pp. 50-51.



2 Caterina Passi, nipote di don Giuseppe.



3 Don Luca.



4 Cf. lett. n. 691.



5 Don Antonio Scarsi, detto Scuoda.



6 Nata a Parigi da Maurizio e Costanza Coen, fu accolta nell’Istituto all’età di 9 anni. Essendo ebrea, le fu amministrato il battesimo. «Quantunque non fosse Suora, fu da noi riguardata per 35 anni quale figlia e poi sorella dilettissima. La sua principale occupazione era, specialmente negli ultimi anni, insegnare il lavoro alle nostre giovanette esterne nella scuola di carità». Morì il 9-10-1872, all’età di circa 44 anni, dopo tre mesi di malattia: cf. «Cronaca della casa generalizia dall’anno 1872 al 1916», ms., pp.12-13, ASDR. Nella lett. n. 229 si accenna a due sue sorelle. Nella citata «Cronaca», p. 11, al 25-9-1872, leggiamo: «Arrivò da Treviso la sorella (cattolica) della Luigia Hadin, che va sempre peggiorando, onde visitarla, e le notificò che la sorella (ebrea) dimorante in Parigi non può, suo malgrado, tradursi qui, essendo fresca di una malattia».



7 Don Luca, che nel 1836 aveva pubblicato: Progetto morale ed economico, Bergamo, Stamperia Mazzoleni, pp. 30, pensava di istituire un’opera per i giovanetti orfani, perché, educati da bravi maestri, divenissero buoni agricoltori e virtuosi cristiani. Chiese l’autorizzazione alla delegazione di Bergamo che la concesse, esigendo che l’opera iniziasse con orfani di Calcinate. Allora non se ne trovarono ivi, ma vennero presentate tre piccole fanciulle meritevoli di compassione. Don Luca le accolse nella casa, come offertegli e consegnategli dalla provvidenza. Pose come loro direttrice la pia vedova Maria Redolfi.

L’opera cominciò nel settembre del 1838: cf. «Cronaca della casa… in Calcinate», cit., [pp. 5-7]. Alla Redolfi si unirono (17-10-1839) le sorelle Giulia e Caterina Guardienti. Direttore fu nominato don Luigi Belotti. Sorse così l’Istituto delle Suore Terziarie di S. Dorotea, che nel 1922 si fuse con l’Istituto delle Suore Maestre di S. Dorotea di Venezia. Don Marco il 28-2-1843 scriveva alla Marini: «Qui il nostro Conventino continua ad essere benedetto, ed ogni più cresce in esso il santo amore e si diffonde e si perfeziona in altri cuori»: P. Guerrini, Le Dorotee di Brescia, cit., lett. n. 59, p. 80; cf. lett. n. 62, p. 85.

Sulla facciata del Conventino il 1-9-1977 fu posta la lapide: «Ai primi di settembre dell’anno 1838 / per opera del Servo di Dio / Don Luca Passi […] fu qui aperta / la ‘casa delle orfanelle’ / ed ebbe i suoi umili inizi / l’Istituto delle Suore Terziarie di S. Dorotea / da lui ideato per educare / alla virtù e al lavoro fanciulle orfane e povere».



8  Anna M. Sabbadini, nata a Capriolo (Brescia) il 9-4-1809 da Giuseppe e Lelia Muratori: cf. registro «Battesimi», a. 1809, n. 20, APCa. Entrata nell’Istituto delle Sorelle Minime della Carità, fondate in Verona da Teodora Campostrini, ne uscì lo stesso giorno. Per consiglio di don Luca, che ne conosceva le capacità e l’aspirazione alla vita religiosa, entrò il 16-7-1841 nel Conventino di Calcinate. Essendo ammalata la direttrice Redolfi, la Sabbadini venne nominata vicedirettrice, poi superiora fino al 1858. Successivamente fu economa, assistente e, nel 1867, nuovamente superiora. Ebbe molto a soffrire soprattutto per le ristrettezze economiche. Guidò le suore «con grande facilità e amore», sorretta da profondo spirito di fede e confidenza in Dio. Morì il 15-4-1892: cf. «Cronaca della casa... in Calcinate», cit., [pp. 9-63]; «Liber defunctorum 1871-1894», f. 309, APC.



9 Don Marco il 16-1-1843 scriveva alla Marini: «La nostra Superiora del Conventino è visitata da Dio con una frattura in una gamba, che per poca cura dopo un mese di dolore ha manifestata. Pare che non vi sia pericolo ma dovrà soffrire molto e patisce assai con febbre forte. Pregate il Signore per lei»: P. Guerrini, Le Dorotee di Brescia, cit., lett. n. 58, p. 79.






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