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Vincenzo Carbone Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini IntraText CT - Lettura del testo |
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!
La signora morte ha trovato la porta dell’Istituto e, con la sua falce, ha tagliato il filo, che in vita tenea la più bella e forse la più buona delle nostre ragazze interne. La stessa 19 giorni ha lottato col gastrico nervino. Nel suo vaneggiamento non facea che sospirare la Sacramental Comunione; di quando in quando poi lagnavasi, perché non la contentavano. Il giorno 4, tanto ha desiderato di veder la nostra buona Maria Rosa,2 per cui ho creduto accondiscendere la vedesse, quantunque non istia bene. Ha dovuto attendere un poco quel lucido intervallo che chiaro facesse all’ammalata, e vedendola disse: oh che allegrezza; sento proprio gusto! Più tardi si mise a cantare le Litanie della Madonna; poi ha continuato colla canzoncina: Mondo più per me non sei. Altro momento disse con gioia: «Mi hanno imprestato lo scialle e la veletta, ma pure il Sacerdote non mi ha comunicata, la Superiora sì, anche l’Agnese; forse il Signore non vuol unirsi a me. Ah, venite che l’anima mia vi desidera». Così ha lasciato di parlare e si è unita al nostro buon Gesù per sempre. Ecco il sonetto;3 tardo giunge, ma tuttavia credo riusciralle caro. Lo stesso era presso di me fino dalla scorsa settimana, ma sono stata impossibilitata di scrivere. La malattia della giovanetta, di cui le ho parlato, il dover attendere a tutto fino alla cucina, il gonfiarsi che fece la nostra Maria Rosa, insomma spero mi compatirà. Io sono in piedi per la necessità, però anche ieri sera ho dovuto applicarmi dieci mignatte, nonché prendere l’olio di ricino, affine di rinfrescarmi, attesa la vivezza dei dolori di capo e di occhi; pure questa mattina, come niente fosse, mi sono alzata per attendere ai miei doveri. Non è questa una grande misericordia, che mi usa il buon Gesù? Io non sono capace di ringraziarlo; Ella lo faccia per me. Altro non desidera l’anima mia che di adempire la volontà di Dio; questa grazia mi preghi, e poi sarò felice, in piedi come in letto. Come sta la Signora Contessa Beatrice?4 Io spero bene. La Tommasina5 è forse ancora incomodata? Gli altri tutti li spero in buona salute. Mi presenti, la prego, a loro rispettosa, e non si scordino, nelle preghiere che fanno, la povera mia anima. Il Signor Conte D. Luca lo attendevano in Cemmo.6 Questo mi persuade che starà bene. Rispettosa, le baciamo tutte la sacra mano, e la preghiamo di benedirci Umilis.ma Dev.ma Obbl.ma Serva e Figlia Dall’Istituto di S. Dorotea – Venezia l’8 Luglio 18447
Il Molto R.do Sig. Co. D. Marco Passi – Bergamo
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1 ASDR, reg. III, pp. 62-63. 2 Sanfermo. 3 Cf. lett. n. 733. 4 Passi: cf. lett. n. 731. 5 Agostinelli: cf. lett. n. 731. 6 Dalle sue lettere alla Marini risulta che don Luca fu a Cemmo nella prima metà di luglio: cf. P. Guerrini, Le Dorotee di Brescia, cit., lett. nn. 64, 65, pp. 86, 87. 7 Bisogna leggere 1843. |
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