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Viva il
Cuor di Gesù e di Maria!
Molto Reverendo Signore,1
Con questa mia sono a confessare la
mia miseria ed a pregare la sua carità volermi ottenere dal buon Gesù ciò
abbisogno, affinché possa corrispondere meno imperfettamente sia possibile a
quello vuole da me Iddio.
La Signoria Vostra conosce quanto
ferma sentissi la volontà di non essere Superiora, pure Le promisi che
docilissima resa mi sarei alla dichiarazione che avrebbero fatta i Superiori,
che io riguardo come Dio; ma questo non ho eseguito.
Manifestatami apertamente, nel corso
dei Santi Esercizi, di non volermi caricare del Priorato, si misero tutte le
figlie in afflizione, ed io, forte nella risoluzione, proponevo o che mi
ponessero in luogo di suddita, oppure che abbandonavo l’Istituto.
Ella può immaginarsi quanto soffriva
il mio cuore in così dire, nulla ostante insistetti, finché dissemi l’ottimo
nostro Superiore2
volere Iddio ch’io pieghi le spalle, acciò novellamente sieno caricate del
penoso ufficio di Priora.
Siccome tutto sento il desiderio di
piacere a Dio, così non posso udire ciò ch’è suo volere, senza, quasi
trasportata, bramar di effettuarlo; ma diversamente avvenne questa volta. Se,
per uniformarmi all’amabilissima sua disposizione, l’avrei con allegrezza
baciata, per l’altra mi si presentavano i pesi - 159 -
tutti dell’ufficio, ed
il conto che dovrò renderne, per averlo fin qui sostenuto tanto indegnamente.
Questi riflessi mi cavarono dagli
occhi le lagrime, per cui non potei adattarmi a riceverlo che con queste
parole: si adempisca pure la volontà di Dio, ma credo sarà questo un mezzo, di
cui Egli si servirà per abbreviare i miei giorni; sentomi oppressa fino a
morire.3
Conosco esser questa una
imperfezione, la quale mi sforzo di superare, ma tornami la violenza stessa in
pena.
Questa mia sincera confessione
commuoverà il suo bel cuore, per cui spero non iscorderà tutta questa povera
Comunità, nell’atto che offre il gran Sacrificio all’Eterno Padre, affinché
niuna di queste anime, per colpa mia, resti un passo solo indietro nella virtù.
Io la prego presentarmi doverosa col
carissimo suo fratello Giovanni e sorella.4 Ripeto a loro, con
sincerità di cuore, ch’io terrò come un grande regalo, se mi onoreranno di loro
presenza.
La Giuseppa Conti5 chiede di essere ammessa al nostro Istituto. Se
non m’inganno, credo sia quella era dal canonico Trentini.6
Parmi abbia essa passato l’età stabilita, che sono i 30 anni; appresso poi temo
per la malattia ch’ebbe sua sorella; perciò la buona Antonietta potrà
dispensarmi dal riscontrarla colla sua buona maniera.
La Cattina Gar dice che non potrà
venire, quando non - 160 -
accetti anche sua sorella. Questa dimanda è
affatto impropria, perché se l’Istituto sente di caricarsi della Cattina, non
riceverà mai la Teresina, per concorrere a sacrificarla.
Perdoni di tante nenie, ma conosco la
sua pietà, sopra la quale azzardo tanto.
Piena di rispetto e di estimazione,
le bacio la sacra mano, pregandola di benedirmi.
Maria Rosa s’unisce meco a far con
loro i più vivi ringraziamenti
Umilis.ma
Dev.ma Obbl.ma Serva
Suor
Maria Rachele Guardini
Dall’Istituto di S. Dorotea
Venezia il giorno 9 8bre 1843
Al Molto Reverendo Signore
Il Molto Reverendo Sig. D. Bortolo Zanzotti
Segretario
di Sua Altezza Reverendissima Principe Vescovo7
Brescia8
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