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Viva il
Cuor di Gesù e di Maria!
Eminenza,1
Non così tosto fui messa in
cognizione dell’impegno, col quale Vostra Eminenza opera in vantaggio del
nostro appena sorto Istituto, che mi nacque il pensiero d’incomodarla con questa
mia, onde porle sott’occhio un articolo delle nostre regole che abbisogna di
maggior schiarimento. Forse sarà necessario a me più lume, pel che ringrazierò
Dio ed anche Lei se farammi la carità illustrarmi.
Nell’articolo «Pratiche di pietà»,
evvi questo periodo: «le Suore si
metteranno in istato di comunicarsi tutte le Domeniche e feste dell’Istituto.
Potranno inoltre comunicarsi più spesso colla licenza del Confessore, e col
consenso della superiora, che potrà loro togliere la Comunione, quando lo credesse
conveniente alla gloria di Dio, ed al maggior bene della loro anima».2
Il buon Gesù, che per solo suo amore
trovomi caricata del pesante ufficio di Superiora, sa ch’io non cerco altro che
di adempire la sua volontà, per la quale volentieri darei la mia vita.
Prevenuta dunque l’Eminenza Vostra
del fine col quale - 246 -
opero, e della caritatevole premura dei Superiori,
e particolarmente per le instancabili attenzioni di questo Monsignore Vicario
Generale,3 procedono bene le cose riguardanti questa
Comunità; tuttavia permette il Signore che qualche individuo, sia per natural
pigrizia o dipendente dalla irriflessione, cadano in mancamenti, perciò
lagnandomi di loro negligenza nei propri doveri, appoggiata al suddetto
periodo, ho loro sospesa la S.ta Comunione, fintantoché si
fossero presentate al Confessore,4 che ogni otto giorni le accoglie.
Questa cosa non piacque allo stesso,
e se fosse meno pio, direi ch’è geloso dei suoi diritti, mentre con forza disse
non volere che nessuno entri nella direzione sua delle anime.
Ho partecipato ciò a Monsignore
Vicario, dicendogli ch’io non opererò mai contro mia coscienza che dicemi,
lasciando correre le mancanze leggere con indifferenza, diminuiranno in grazia
e poi cadranno gravemente.
Desso consigliommi mostrar la
mancanza commessa, dicendo loro: io non mi accosterei così alla Santa
Comunione; voi esaminate la vostra coscienza e fate quello vi sentite.
Sono intimamente persuasa che il solo
peccato mortale impedisce la Santa Comunione; credo che più onoriamo Dio quanto
più confidiamo, nonostante io sento una grande pena per questa diversa opinione
del Confessore, per cui con sincerità dico a Vostra Eminenza ch’io sarei
contenta di morire piuttosto che il Signore permettesse che avvertitamente
commettessi una cosa, benché piccola, contraria alla sua
S.ta volontà. Troppe grazie continuamente riceviamo
dall’amabilissimo Gesù, per non cercare di corrispondergli colla possibile a
noi fedeltà.
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Chiedo a Vostra Eminenza
perdono per la prolissità, e prego il buon Gesù a largamente compensarla.
Rispettosa, le bacio il Sacro Anello,
mentre ossequiosa mi segno
Umilis.ma
Devotis.ma Obbligatis.ma Serva
Suor
Maria Rachele Guardini
Dall’Istituto di S. Dorotea
Venezia li 30 Gennaio 1844
A Sua Eminenza Reverendissima
L’Eminentissimo Cardinale5
Vicario
di Sua Santità
Roma
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