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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!
Molto Reverendo Padre,1
Sia ringraziato Iddio per tutto il
bene che dessi Fratelli hanno mezzo di fare colle sante Missioni, e non cesserò
di pregarlo, acciò ne sentano l’effetto, crescendo sempre più nel santo suo
amore.
Eccomi, piena di confusione, a
parteciparle un nuovo tratto della bontà di Gesù verso di me. Ah! caro Padre,
non cessi di pregarmi ciò che abbisogno, affinché corrisponda in parte almeno
ai tanti suoi benefici.
La notte 19 corrente, come scrisse
Maria Rosa, credettero che lasciassi questo esilio, mentre per più di tre ore
fui come cadavere, senza moto e calore; ma Dio permise, per effetto di sua
carità, che affatto libere avessi le facoltà intellettuali, così offrivo me
stessa, ma combattevami l’obbedienza di Monsignore, di non morire senza suo
assenso.
Ma che cosa fare, se non davo segno
nessuno di vita? Dissi adunque al buon Gesù: Voi conoscete come brama l’anima
mia venire a Voi per amarvi perfettamente, inoltre sapete qual obbedienza tengo
del vostro ministro, fate adunque di me quello volete.
Piacque al Signore che mi riavessi
con grande tremore prodotto, credo, dal paventare la vita. Ah! è pur vero che
pochi sono i giorni ch’io non spiaccia, con qualche mancanza, al buon Gesù; non
è questa un’empietà? Per carità, mi preghi Ella corrispondenza.
In seguito passavo i giorni
abbattuta; mi si replicarono le - 249 -
mignatte; vari rinfrescanti mi fecero
prendere, ma continuavo a star male, quando, la sera 26, Maria Rosa disse al
buon Pare che pensasse qualche cosa,
mentre stanca era di vedermi a letto penare. Io mi ridevo di questa
espressione, anzi ho mostrato essere veramente contenta, persuasa che nulla vi
era di mio nelle sofferenze.
Il buon Pare ascoltò tutte due, poi
disse: domani ti porterai a far la S.ta Comunione in
chiesa, ed almeno tre ore in piedi, aggiungendo che di più stassi, se potevo.
Difatti mi ressi 9 ore, benché non fossero ancora scorse ore 24 che mi avevano
applicato delle mignatte.
Messo a parte il buon Pare
dell’esito, comandommi di portarmi a Castello, affine di ascoltare la Messa
cantata, indi baciare il cuore di S. Francesco.2 Stetti colà due ore, dopo le quali sono
ritornata nell’Istituto senza sentire danno; sono però tutta curvata sopra il corpo.
Se questo abbassamento servisse ad umiliare lo spirito mio, come sarei
contenta.
Dica, la prego, al P. Luca che tanto
lo ringrazio per la Messa celebrata in mio vantaggio a S. Bassiano.3 Aggiunga inoltre che non ho scritto alla
Lacchini, ma il progetto dell’Irene4
non mi regge, attesa la mancanza degli individui.
Quella di Bassano5 continua a tossire, benché siasi applicato un
vescicante. Sua sorella [Ippolita], mi scrive la - 250 -
Carminati,6
ha buona volontà, ma limitato talento e trovasi più indietro dell’Annetta,
tuttavia la proveremo.
Fin qui non ho cercato al Sig. Costa denari per la nominata, mentre desidero
sapere se il Padre Luca vuole che prima esperimenti anche la sorella.
Mi farà pure carità dirmi se debbo
indicare alla suddetta le spese di medicine, oppure se debbo tacere.
Sarebbe senza dubbio la grande
perdita quella della Sig.ra Marianna Zineroni, ma,
poveretta, converrà pur contentarsi e lasciarla partire, affinché giunga a
bearsi nel suo e nostro Dio, per il quale ha tanto faticato. Godo in pensando
che nelle carissime sue figlie vive lo spirito della loro buona e virtuosa
madre. Non lascerò di pregare anche per lei.
Sì, è pur penoso il distacco da noi
stessi; sonovi certi momenti, che l’anima pare sia giunta a goderlo, ma non
così tosto si presenta l’occasione per farne prova, ed allora si scorge il
contrario. Che faremo adunque? umiliarsi avanti al buon Gesù, e confessare la
nostra miseria, che lasceremo col partir da questo esilio.
Sospiriamo adunque un tanto momento,
abbandonati al volere di Dio, e credo, facendo questo, piaceremo a Lui.
Favorisca presentarmi doverosa a
tutti della rispettabile sua famiglia. Piena di rispetto, Le bacio la sacra mano
ed ho l’onore dirmi
Umilis.ma
Dev.ma Obbligatis.ma Figlia
Suor
Maria Rachele Guardini
Dall’Istituto di S.ta Dorotea
– Venezia li 30 Gennaio 1844
Al Molto Reverendo Signore
C.D. Marco
Passi – Bergamo
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