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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume V. LETTERE (1843-1844)
    • LETTERE 1844. 5 gennaio – 30 dicembre. nn. 801–1023.
      • 830
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Molto Reverendo Padre,1

Speravo ch’Ella ricevuto avesse un’altra mia diretta in Firenze, nella quale significavo d’aver goduto, perché l’amabilissimo Gesù li ha salvati da ogni periglio nel viaggio loro.2

Annunciavole pure la consolazione provata il giorno di S.ta Dorotea, ch’ebbimo nella nostra chiesetta 26 Messe, indi Vespro ed Esposizione del SS. Sacramento.

Nei tre ultimi giorni di carnevale abbiamo avuto 10 Messe, nel corso poi della giornata fino cinque fervorini.

Ella può immaginarsi qual fosse la nostra spirituale allegrezza. Pare impossibile, pure è vero: vi furono anche fra le ragazze di quelle che si stettero spontaneamente all’adorazione tutte due le notti oltreché il giorno.

Parlavo pure di quella di Bassano, che trovasi ancor qui e credo presto partirà, entrando invece sua sorella.

Raccomandavo al Padre Luca che non avvenga del Co. Cavalli ciò che altra volta successe, cioè avendo lo stesso promesso una carità, la fece nella Casa di Padova.

È ben vero che colà vi sono le Suore, ma è pur vero essere stabilito per quelle il loro mantenimento, dove le accettazioni gratuite di questa casa sono appoggiate alla Provvidenza.

Dicevo qualche cosa della povera gobbetta scrivente (che sospira di essere sciolta dai lacci, cui è avvinta, per amare con perfezione il suo Gesù). Desidera il Medico si allontani un poco dall’Istituto, affine di rimettersi meglio, ed è della stessa


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opinione il buon Pare, il quale brama si avveri quanto loro dissero del viaggio. Fino qui è il contenuto della lettera spedita in Firenze.

Eccomi a rispondere subito alla pregiatissima sua, segnata il 28 febbraio in Siena. Come scorgerà di sopra, ho ricevuto la sua scritta in Bologna, ed avrei goduto se prima d’ora mi fosse pervenuta qualche altra sua, oppure del Padre Luca, la quale mi avesse partecipato il loro essere.

Godo che stieno bene, così facciano incontro nella predicazione,3 mezzo per condurre a Dio le anime: segno di predestinazione per quelli che ascoltano con cuore ben disposto.

Ah! caro Padre, cosa è mai questa vita, se in essa non godiamo sacrificare le nostre inclinazioni e gusti, per amore di Dio? Nell’atto che leggevo la morte, o dirò meglio il transito della buona Teresa Algarotti,4 mi giunse la nuova della perdita,


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che hanno in terra fatto nell’Istituto di Genova, della edificante Pestarino.5

Confesso con sincerità che altro sentimento in esse nuove non ebbi che la consolazione sieno quelle belle anime in possesso di Dio. Oh come saranno contente dei loro sempre piccoli sacrifici!

Mi preghi caro Padre la grazia d’imitarle nelle virtù praticate da tutte due, e venga poi il felice momento anche per me, però sia fatta la volontà di Dio. Dica qualche cosa in mio riguardo alla gran Santa Catterina di costì.

Prima di partire per Bologna, spero saremo visitate da Sua Eminenza, che fa la Pastoral Visita.6 In quell’occasione bacierolle per loro la Sacra Porpora.

L’altro giorno ho ricevuto lettera dal Conte Dietrichstein,


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il quale mostra d’aver aggradita una mia, consegnata all’Oratore Defendi.7

Così ho ricevuto un’altra del Cardinale Patrizi, che con tutta carità fa risposta ad una mia dimanda,8 mentre per la condiscendenza ed affezione che mostra il mio buon Pare con me, temevo diportarmi male, riguardo un punto di regola, ma veggo della stessa opinione il Cardinal Vicario, perciò sonomi tranquillata.

Ho sperato che il mio dubbio possa tornar utile alla Congregazione tutta, e per questo lo esposi a sì gran personaggio, acciò venga il capitolo nominato con maggior attenzione.

Vorrei darle nuove, come brama, consolanti, ma se tali non saranno, almeno torneranno loro meritorie.

La povera Maria Regina9 Superiora in San Pietro a Padova, si è spezzata un braccio e cadendo si è tutta contusa nel corpo. Si teme pure abbia perduto le gambe.

La nostra buona Gambara ora lotta con la morte, mentre ha un forte gastrico con infiammazione. Mi spiacerebbe assai questa fanciulla pei suoi cari parenti, essendo figlia unica. Basta, faccia il Signore quello ch’è meglio per la sua ed altrui anima! Rispettosa, bacio la mano a tutti due, pregandoli benedirci

        Umilissima Dev.ma Obbligatissima Figlia

                             Suor Maria Rachele Guardini

Dall’Istituto di Santa DoroteaVenezia il 8 Marzo 1844

 

Al Molto Reverendo Signore

Il Molto R.do Sig. Co. D. Marco PassiFirenze




1 ASDR, reg. III, pp. 114-115.



2 Cf. lett. n. 823.



3 Don Marco predicò gli esercizi spirituali a circa 500 alunni dei Padri Scolopi di Firenze dalla mattina del sabato di Passione, 30 marzo: cf. «Memorie dell’Oratorio Maggiore e della Congregazione della Madonna della Neve, 1831-1871», APSPT. Don Luca nel 1844 predicò a Siena la quaresima nella cattedrale e tenne il corso di esercizi spirituali al collegio Tolomei: cf. «Catalogo delle Famiglie religiose dei collegi degli Scolopi per l’anno scolastico 1843/44», APSPT. Il 19-3-1844 don Marco da Siena scrisse alla Marini: «La Pia Opera qui, in questa terra Toscana si estende mirabilmente e prende fuoco […]. Don Luca per grazia di Dio incontra assaissimo: accorrono in folla ad ascoltarlo. L’Arcivescovo non finisce mai di benedire il Signore perché lo abbia qui inviato. La Pia Opera è già stabilita in 4 Parrocchie»: P. Guerrini, Le Dorotee di Brescia, cit., lett. n. 72, p.92.



4 Nata a Calcinate il 2-11-1790 da Francesco e Maddalena Zenoni (cf. «Nati», vol. III, 1765-1805, APC), ben presto sentì l’inclinazione «a dedicarsi al bene delle fanciulle». Il parroco di Calcinate don Luigi Vallaperta dalla confraternita del SS. Sacramento, che istituì nel 1811 per le donne, scelse alcune maestre per disporre le fanciulle ai sacramenti e formarle alla pietà. Nel 1815, don Luca, direttore della confraternita, decise di assegnare a ciascuna maestra un numero determinato di fanciulle. Per prima fu scelta l’Algarotti, «alla quale come a peritissima nell’arte di dirigere lo spirito delle fanciulle, ricorrevano le altre onde avere consigli e schiarimenti; riconoscendola così colla più perfetta e volontaria e libera sommissione come loro maestra». Fu così posta la prima pietra della Pia Opera di S. Dorotea.

Nel 1823, l’Algarotti entrò nell’Istituto fondato a Verona da Teodora Campostrini, ma dopo due mesi e mezzo ne uscì per malattia e subì un difficile intervento chirurgico. Ristabilitasi in salute, chiese di rientrare in convento, ma ne fu sconsigliata; rimase quindi a Calcinate e venne rieletta superiora della Pia Opera. Morì il 22-2-1844. Cf. G.M. Gelmi, Sulla vita della saggia e virtuosa Teresa Algarotti di Calcinate prima fra le istitutrici della Pia Opera di S. Dorotea, Brescia, Tip. Vesc. del Pio Istituto, 1851, pp. 95.

Elisabetta Passi Zineroni, superiora della Pia Opera in Calcinate, descrisse la morte e i funerali dell’Algarotti nelle lettere del 22 e 26 febbraio 1844 al direttore don Marco che era assente: cf. Annali della Pia Opera, n.2, vol. I, pp. 103-111. La Campostrini esaltò le insigni virtù dell’Algarotti nella lettera del 6-11-1844 a don Marco, riportata da Gelmi, op. cit., pp.30-32.



5 Carolina: cf. lett. n.831.



6 La visita del patriarca Monico era stata fissata per il 10 maggio: cf. Diario per la Sacra visita Pastorale..., Venezia Dalla Cancell. Patr. 21 Marzo 1844. La visita fu poi rimandata al 24 settembre: cf. lett. n. 947.



7 Cf. lett. n. 815.



8  Cf. lett. n.810.



9 Zanolli.






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