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Vincenzo Carbone Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini IntraText CT - Lettura del testo |
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!
Dilettissima Sorella in G.C.,1 Io non so come dar principio a questa mia, cioè se consolandomi che la nostra buona sorella Pestarino2 sia messa in possesso, spero, di Dio, oppure condolermi con Lei e con tutte di cotesta Casa, per la perdita che hanno in terra fatta. Comunque sia, desidero consolarle. Non saprò mai allontanarmi dal vero, ed è giunto per essa il felice momento di essere slegata dai lacci della carne; ha noi lasciate nell’allegrezza, quando consideriamo le virtù che la stessa ha praticate. Sì, le qualità, descrittemi nella sua, me la fanno venerare, per cui godo, immaginandomi come sarà contenta dei sacrifici fatti per amor del nostro buon Gesù. Serva il fatto da lei a nostro esempio, per crescere nella virtù, e quando incontreremo qualche cosa di penoso, ricordiamoci la brevità della vita e con S. Francesco d’Assisi ripetiamo: «è tanto il bene che aspetto, che ogni pena mi è diletto». Senza dubbio al nostro umano intendere sembra sia stata rapita in un momento che potea fare del gran bene; ma per uniformarci alla volontà di Dio, uniremo un atto di rassegnazione a quello che ella fece di se stessa, così più piaceremo a Lui, sicure che quello che fa è tutto buono. Noi non abbiamo lasciato di suffragarla com’è stabilito, ed in seguito lo faremo per sentimento. Ella si faccia coraggio e Dio non mancherà di compensarla per la carissima perdita. Mi ricordi a tutte le sue figlie, nell’atto che tutte noi le riveriamo con affetto Umilissima ed Aff.ma sorella in G.C.
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1 ASDR, reg. III, p. 115. 2 Carolina, già educanda presso le Suore Dorotee in Genova, nel 1841 era entrata in noviziato. «Nei soli due anni che visse nell’Istituto raggiunse un grado altissimo di perfezione e possiamo dire che morisse martire di carità; imperocché avendo ottenuto dalle superiore a forza di preghiere di tutta dedicarsi al servizio della sorella Marianna Danero affetta da un tifo dei più contagiosi, cadde essa stessa inferma di tisi e il 27 febbraio dell’anno 1844 abbandonò la terra per volarsene al cielo»: Memorie intorno alla Venerabile Serva di Dio Paola Frassinetti, cit., pp. 49-50. |
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