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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

IntraText CT - Lettura del testo

  • Volume V. LETTERE (1843-1844)
    • LETTERE 1844. 5 gennaio – 30 dicembre. nn. 801–1023.
      • 865
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865

 

Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Molto Reverendo Padre,1

La santa sua libertà di spirito ed attitudine nelle opere di Dio non iscancellerannosi dalla mia mente. Ovunque ho visitato Santuari, mi sono ricordata la tanta sua carità, ma particolarmente


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quando pregavo in S. Pietro; sempre, sempre dicevo il Credo in suo favore, poi aggiungevo una prece, affine non permetta mai Dio ch’Ella si ribelli a Lui coll’offesa, ma piuttosto senta io la dolente nuova ch’Ei più non esista. Spero non ispiaceralle questa mia dimanda, e la prego ottenere da Dio questo pure per me.

Sono stata più volte dal Padre Olerio, ed era sempre dagli ammalati. Finalmente ho stabilito l’ora che sarei ritornata, così ho avuto la consolazione di ricevere la santa sua benedizione.

Parlammo di Lei e dissemi cosa utile a me: prego Dio che il mio Padre Tommaso tengasi presenti queste cose: sedersi in terra, per non cadere; scegliere sempre l’ultimo posto, e tenersi come lo straccio della cucina che, adoperato, si mette in angolo senza riguardo.

Facciamo adunque, mio caro Padre, di mai scordarci i motti suddetti. Felici noi! Cercando solo Dio, Lui troveremo, quando anche tutto l’inferno ed il mondo si opponesse.

Non si potevano desiderare nel nostro viaggio maggiori benedizioni. Sì, direi, troppe furono, se Dio non ci avesse mischiato un poco di amarotico colla malattia di Maria Rosa,2 che credemmo dovesse lasciare la vita in Macerata. Ora sta meglio. Grazie sia di tutto al buon Gesù ed a Lei, che spero mi avrà soccorsa colle sue orazioni.

Dica, la prego, tante cose per me a Sua Eccellenza l’Arcivescovo.3 Mi riverisca il Signor Dottor Pietrazzi e quelle persone che Lei crede.


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Rispettosa, le bacio sua sacra manopregandola benedirmi

                          Umilissima Dev.ma Serva

                                    Suor Maria Rachele Guardini

 

Dall’Istituto di Santa Dorotea

Venezia il primo Luglio 1844

 

Al Molto Reverendo Padre

Il Molto R.do Padre Tommaso Pendola

Rettore nel Collegio dei Nobili nelle Scuole Pie

Siena





1 ASDR, reg. III, p. 131. Il p. Tommaso Pendola, nato a Genova il 23-6-1800, a 16 anni fu accolto nelle Scuole Pie di Toscana. Compiuti gli studi letterari e scientifici a Firenze, fu inviato ventunenne a Siena come insegnante di matematica e filosofia nel collegio Tolomei. Nel 1828 fondò l’Istituto (che dopo la sua morte prese il suo nome) approvato il 9-7-1828 dal granduca Leopoldo II. Nel 1830, oltre all’insegnamento di filosofia, assunse anche l’incarico di rettore. Insegnò pure logica e metafisica all’università di Siena. Nei suoi studi di questo periodo è già chiara la predilezione per la filosofia del Rosmini, con il quale ebbe rapporti epistolari e gli rimase sempre fedele. Occupò successivamente le cattedre di filosofia morale e di filosofia del diritto. Nel triennio 1845/48 fu provinciale delle Scuole Pie toscane. Nel 1860 dal ministro della P.I.. Terenzio Mamiani fu proposto a provveditore dell’università di Siena, e l’anno seguente ne divenne rettore magnifico.

Il Pendola fu, nel secolo scorso, uno dei più insigni studiosi dei problemi dei minorati dell’udito e della loro educazione. Oltre alle numerose pubblicazioni di carattere storico, pedagogico, didattico e giuridico-sociale, nel 1872 fondò la rivista «L’educazione dei sordomuti in Italia». L’anno successivo, convocò a Siena il primo congresso nazionale degli educatori italiani dei sordomuti, nel quale il «metodo orale» riportò la prima vittoria. Nel 1881 istituì la scuola di pedagogia speciale, e nel 1882 pubblicò il Corso di pedagogia speciale ad uso dei maestri dedicati all’insegnamento orale dei sordomuti. Scrisse (30-5-1844) una relazione sull’adunanza della Pia Opera tenuta il 16-5-1844 nella parrocchia di S. Agostino in Siena, alla presenza dell’arciv. Giuseppe Mancini, del parroco don Cosimo Mariani, di don Luca, don Marco e di altri ecclesiastici: cf. Annali della Pia Opera, n. 1, vol. I, cit., pp. 65-72. Morì il 12-2-1883.



2 Sanfermo: cf. lett. n. 856.



3 Mons. Giuseppe Mancini, nato a Firenze il 29-9-1777 da nobile famiglia. Nel 1818 fu eletto vescovo di Massa Marittima e Populonia; nel 1824 venne trasferito a Siena. Nel 1850 promosse un sinodo provinciale. Intensa fu la sua attività culturale. La sua personalità è quella di più alto rilievo dell’episcopato senese dell’ottocento. Morì nel 1855.






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