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9. Rapporto tra Istituto e Pia Opera.
La Pia Opera e l’Istituto delle
Suore Maestre di S. Dorotea non sono una stessa realtà; tra l’una e l’altra vi
è reale distinzione, che li pone su un piano anche giuridicamente diverso.
La Pia Opera è un’associazione
cristiana laicale, con struttura, finalità e metodo operativo propri; le suore
sono invece un Istituto religioso, con struttura, finalità e spiritualità
proprie.
Distinto dalla Pia Opera, l’Istituto
è però ad essa ordinato e strettamente legato; è sorto infatti per animarla,
sostenerla e promuoverla. Lo dice chiaramente don Luca nelle Regole del 1840.
Lo ripete con altrettanta chiarezza Madre Rachele.128
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Questo fu un punto fermo
nella sua attività e nella fondazione delle case. Le prime non andarono in
porto principalmente perché il Farina, diversamente da don Luca e da Madre
Rachele, anteponeva la scuola alla Pia Opera. Riteneva infatti che la
promozione della Pia Opera, pur essendo lo scopo delle suore, non ne era la
primaria occupazione.129
Per la fondazione della casa di
Bassano, Madre Rachele il 25 ottobre 1840 gli scrisse: «Veramente, dietro l’intelligenza qui avuta, m’aspettavo ch’Ella
trattasse con chiarezza la cosa, ma senza staccarsi dall’intenzione del
R.do Fondatore Sig. Co. D. Luca Passi, al quale preme la
conservazione e la dilatazione della Pia Opera».130
Nella domanda per il riconoscimento
della casa di Venezia come centrale, volle che fosse ben chiaro lo scopo
principale dell’Istituto.
Con franchezza il 18 giugno 1839
comunicò al Balbi: «Ho esaminato il
Prospetto che Lei credeva adattato per presentare all’I. R. Delegazione, ma non
l’ho trovato mica buono per tale effetto.
Ella si ricorderà ch’io Le dicevo di
averlo il Sig. Co. D. Luca apparecchiato, perché fosse presentato a Sua
Santità, contenendo lo scopo principale dell’Istituto, cioè la diffusione della
Pia Opera e la coltivazione dello spirito delle fanciulle, acciò abbiano a
conoscere il fine per cui sono nel mondo, ed a cosa devono tendere in tutte le
operazioni loro, cioè a Dio».131
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Ogni Istituto ha un fine
specifico, che lo distingue dagli altri. Don Luca afferma, e Madre Rachele lo
ripete, che il fine specifico dell’Istituto delle Suore Dorotee è l’animazione
e la promozione della Pia Opera. Egli spiega: «Queste
[le suore] non dovranno essere né sorvegliatrici, né assistenti, ma si
adopreranno, perché lo zelo di tali persone alle fanciulle non venga meno».132 Un compito, dunque, di sostegno e di
formazione!
Del pensiero di don Luca si trova
un’eco nel decreto Inter praecipuas curas
di Gregorio XVI (19 maggio 1841):
«Noi [...] commendiamo, e con molte
lodi nel Signore magnifichiamo il memorato Pio Instituto il quale
principalmente consiste nello scegliere in ciascuna Parrocchia [...] qualche
donna di specchiata virtù, la quale coll’aiuto di altre [...] prenda cura delle
fanciulle di qualsiasi condizione [...] affine di istruirle, e in una maniera
dolce e facile informarle alla virtù, e difenderle dai circostanti pericoli».
La Pia Opera, come ogni altra
associazione per fanciulle e giovani,
persegue il fine della loro educazione cristiana, formazione e salvezza. Si
distingue però per la struttura e per il metodo operativo. Don Luca definisce
la Pia Opera «la correzione fraterna
facilitata e ridotta a metodo».133
La correzione fraterna, precetto
generale che riguarda tutti,134 per la Pia Opera diviene modo operativo apostolico, «mezzo […] tutto evangelico»135 per raggiungere lo scopo della Pia Opera, cioè
la formazione cristiana delle - 150 -
fanciulle:136 «l’impegno
delle sorvegliatrici sia di formare al buon costume le fanciulle per mezzo
della correzione fraterna».137
Si determina poi da chi la
correzione fraterna debba essere fatta (dalla sorvegliatrice, dalla
vicesorvegliatrice, dal direttore, dall’assistente) e come debba farsi (con
dolcezza, pazienza, amorevolezza, carità, zelo).138
Si accenna anche ai benefici che
dalla Pia Opera conseguono per la società.139
Il pensiero di don Luca si ritrova
nelle lettere di Madre Rachele. Ella ha idee chiare su il fine dell’Istituto,
la natura della Pia Opera, la gerarchia dei fini, i mezzi per raggiungerli e i benefici che ne derivano.
Ella si sentiva scelta dal Signore
per l’opera di salvezza - 151 -
delle fanciulle, formandole al fedele
compimento dei loro doveri verso Dio e la società.140
Il 6 agosto 1840 scrive a mons.
Antonio Savorin, vescovo di Chioggia: «La
Pia Opera [...] non è altro che la correzione fraterna facilitata ed esercitata
da buone donne, le quali assumono, per amore di Dio, ciò fare colle fanciulle
più necessitose [...].
Mi faccio inoltre dovere spedirle
prima il libro Pia Opera, affine
possa meglio conoscere il fine suo, ch’è la sola gloria di Dio e il vantaggio
delle anime, utilizzando così la società».141
Con questi punti ben definiti si
evitano trasposizioni e identificazioni di fini e competenze, che ingenerano
confusione.
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