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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume V. LETTERE (1843-1844)
    • LETTERE 1844. 5 gennaio – 30 dicembre. nn. 801–1023.
      • 894
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894

 

Viva il Cuor di Gesù e di Maria

 

Molto Reverendo Padre,1

Sono persuasa che, prima del suo partire da Calcinate, sarà giunta colà una mia diretta al Signor Conte D. Luca,2 nella quale toccavo la festa fattami da tutta la Comunità in qui arrivando, eccetto la Ziller.3 Della stessa avrà pur sentito come sia licenziata da Monsignor Superiore.4

Pare impossibile, ma è ben vero, ciò devo confessare solo a gloria di Dio: quello, che sento e pronuncio, ad un tempo o l’altro si avvera.

Quale interna tristezza mi senta, certo non saprei manifestarla; sono persuasa basterebbe a farmi ammalare, se non considerassi che tutto ciò permette Dio è buono.

Confortami anche che sia sviluppato questo sotto la Superiora S.ta Catterina5 di Bologna. Essa poteva facilmente impedire quello che alla nostra ragione sembra contrario, mentre in Dio credo potesse penetrare i cuori di quelle creature, che erano ad essa specialmente raccomandate, pure lasciò che operassero con quella libertà che Dio stesso non volle assoggettare, affine possiamo avere maggior merito o demerito.

Prego il buon Gesù che benedica le sue fatiche.6 Spero che la terra sia stata ben preparata, così sarà centuplicato il frutto della divina semente.


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Faccia tutte innamorare di quell’amore di Dio, che discenda sopra il prossimo. Ella già vide quanto bisogno ha il mondo di anime generose, che attendano a santificare se stesse, non abbandonando però la povera gioventù.

Santa Teresa, nel capo VII: Concetti d’amor di Dio, dichiara quel sostenetemi con fiori nella maniera più bella.7

Facciamo, caro Padre, che le opere dette esteriori abbiano la radice dell’amore di Dio, e manderanno la soavità dell’odore sopra il nostro prossimo, e sarà l’utilità.

Godo che Lei si possa ricreare in leggere le opere della Serva di Dio, che abbiamo comperate nella Santa Città. La mia vita, caro Padre, molto è diversa dalla sua, e qualche volta mi solleva il pensiero del sostenetemi con fiori, e questo acciò non venga meno la mia fortezza per l’opera di Dio.

Ella mi preghi quella magnanimità che sempre vince per amor di Gesù.

Qualche volta mi sono tornate utili le Catacombe. Tutto è niente in paragone di quello che patirono i Cristiani al tempo della persecuzione.

Da coteste semplici contadinelle faccia qualche volta recitare l’Ave Maria per la povera mia anima.

Rispettosa, Le bacio la sacra mano, pregandola benedirmi

                                        Umilissima Obbligatissima Figlia

                                  Suor Maria Rachele Guardini

Dall’Istituto di S.ta DoroteaVenezia il 16 Luglio 1844

 

Al Molto Reverendo Signore

Il Rev.do Sig. Conte D. Marco PassiCemmo




1 ASDR, reg. III, p. 146.



2 Lett. n. 890.



3 Sofia.



4 Balbi: cf. lett. n. 890.



5 Cf. lett. n. 640, nota 3.



6 Don Marco dal 19 al 26 luglio predicò gli esercizi spirituali a dieci convittrici della casa di Cemmo.



7 Pensieri sull’amor di Dio scritti sopra alcune parole della Cantica, cap. VII, in Opere di Santa Teresa, t. VII, Milano, Tipografia Pirotta e C., 1841, pp. 106-107.






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