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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!
Molto Reverendo Padre,1
Eccomi a significarle aver goduto
della presenza della Signora Contessa Tagliaferri, nella giornata che
solennizzammo S. Luigi. Come siansi dessa e suo sposo mostrati contenti, certo
non posso esprimerlo sulla carta.
Ebbimo pure la Principessa Ludtmizca
in altro giorno con sua figlia e colla Baronessa Pascotini.2 Esse sonosi esternate con sentimento di
contentamento e promiseromi di ritornare prima di allontanarsi da Venezia.
La figlia della Principessa si è
molto confortata in vedere come le dicevo dal niente sorta questa Casa, mentre
ha ella pure cominciato in Polonia Russa uno stabilimento, affine di salvare le
innocenti. Ora ne conta 14 di raccolte.
Dunque mostravasi molto animata e
dicevami che, se potesse biformarmi, vorrebbe portarmi seco una parte.
Due giorni dopo mi giunse una lettera
del Principe Dietrichstein, con cinque banconote di 100 fiorini l’una, i quali
Sua Maestà l’Imperatrice mi regala, onde provveda la chiesetta dell’Istituto di
ciò che manca.
Questo piacere ora non lo gusto,
mentre nell’atto ch’io ricevevo ciò Maria Rosa
stava colla Gavazzi per accompagnare
in Verona l’Irene.3
Caro Padre, la sua lettera permise
Dio che giungesse - 408 -
troppo tardi, mentre la Ziller4 era già partita. Credo non tituberà persuadersi ch’io avrei fatto
a suo riguardo il dimandato sacrificio, benché contro volontà, ma per rispetto:
di ciò ebbe tant’altre volte prova, mentre conosce la Rachele, che non avrebbe
mai ceduto per inclinazione in quello non fosse stata persuasa; ma oh, la bella
volontà di Dio, che veggo in quella dei Superiori, mi porterà nella tomba.
Dirolle che la Benedetta5 pure doveva di qui partire; ciò era per quel suo carattere
sconoscente e poco schietto, ma il riflesso che questa infelice non gode molta
sanità, e tra suoi parenti temo sarebbe trattenuta, mi sono piegata, persuasa
di fare un atto di carità, che prego il Signore benedire, acciò non abbia in
altro momento da soffrire nell’infausta determinazione.
Quale senta pena per l’avvenuto,
nulla dirolle, assicurandola che basterebbe a farmi ammalare, se non tenessi
continuamente l’occhio dell’anima nel Crocefisso.
Rispettosa, Le bacio sua sacra mano,
pregandola della carità di benedirmi
Umilissima
Dev.ma Obbl.ma Figlia
Suor Maria Rachele Guardini
P.S. Ella ed il Sig. Conte D.
Marco favoriranno sottoscrivere la qui acclusa carta6 e tosto
mandarla in Massa Lombarda.
Dall’Istituto di S.ta Dorotea
– Venezia, il 22 Luglio 1844
Al Molto Reverendo Signore
Il Molto R.do Sig. Conte D.
Luca Passi – Bergamo
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