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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!
Molto Reverendo Padre,1
Ho ritardato un qualche giorno a
darle mie nuove, perché fossero buone, ma sono inoltre belle.
Quantunque il male di gola mi
continuasse, tuttavia eccitata da una lettera del Vescovo di Adria,2 sono partita da Venezia colla benedizione di
Monsignore.3
Mai avevo esperimentato il mare, ma
Dio buono ce lo concesse, fino a non sentirne il minimo incomodo. Pare
impossibile, pure è così: Dio può tutto!
Giunte in porto di Trieste la mattina
del venerdì prossimo passato, non sapevo quale via scegliere, affine di
conoscere ove aveva preso alloggio il Sig. Barone Pascotini.
Dopo aver pregato, fermateci, ho
guardato attorno ed ho veduto una Croce. Con Maria Rosa4 ho detto:
sconosciute ci sono le vie tutte, prendiamo quella della Croce.
Avvicinate, ho chiesto che
cosa indicasse; mi dissero essere dei Greci quella chiesa. Incerta tra
i Greci a quali appartenesse, non sono entrata, ma ho preferito andare al caffè
vicino.
Dopo aver fatto portare la colazione,
ho interrogato un signore se sapeva dirmi dove il Barone Pascotini era
alloggiato.
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Esso non lo conosceva.
Interrogai due camerieri, ma invano, quando un terzo, che stava preparando
caffè, si offerse di condurmi dal fratello dello stesso, il quale mi ha subito
dato un uomo, perché accompagnata fossi all’abitazione del ricercato.
Colà giunta, esso voleva farmi
servire di colazione, ma udito come l’avevo io fatta, dissemi ch’egli stava per
sortire, affine di visitare Monsignor Bragato.
Di là passammo, in compagnia dello
stesso, dal Signor Conte Dietrichstein, che tanta festa mi ha fatta, ed egli
stesso accompagnommi da Sua Eccellenza Fürstenberg, la quale gentilissima
chiese tosto a Sua Maestà quando ci avrebbe accolte.
Con sorpresa comune ci diede la
quinta ora dello stesso giorno. Ella benignamente ci ha ricevute, e godeva
intendere quanto è stato stabilito in Roma riguardo alla conformità dello
spirito e del vestito pure.5
Le ho raccontato ancora che invece di
un apparato, ne facevo due, col mezzo della largizione sua abbondante.6
Le ho dimandato quando ci onorerà e
goderà vedere i doni a noi fatti. Essa, ridendo, mi disse: «Quest’anno no, ma può essere presto».
Rise anche per averle io forse
mostrato un po’ enfaticamente il gusto di ritornare nel mio nido, mentre altro
motivo colà non avevo di starmi che quello di ossequiare Lei.
Ha dessa ricevuto volentieri la
rosetta di S. Francesco ed una coroncina, ed ha voluto anche la scatolina,
dov’erano queste due cosette.
Dopo finiti i miei ringraziamenti e
doveri, ho aggiunto la visita di Monsignor Vescovo di Adria, e mi ha dimandato
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la sua lettera, dicendo che me la farà tenere. Indi ha soggiunto: io
farò quanto potrò volentieri.
Sua Eminenza7 tanto la
riverisce; ha mostrato una grande soddisfazione per le cose suddette.
Gli ho dimandato quale sarà il giorno
del suo venire tra noi, e mi rispose: verrò subito che Monsignore lo vuole.
Oh bontà di Dio, che ci consoli ed
attristi! La Faroni8 sta male, così Maria Elena;9 la Gavazzi10 si ammalò in Padova, e si deve darle cambio.
Ella sa quanto pochi individui
abbiamo, perciò sono costretta per ora colà mandare la Laffranchi.
Noi ricordiamo con sentimento della
più viva gratitudine la sua visita,11 ed ho esternato questa mia consolazione con Sua Eminenza e
coll’Imperatrice.
Favorisca presentarmi doverosa con
tutti della nobile sua famiglia, e piena di rispetto Le bacio la sacra mano,
pregandola della carità di benedirci
di
Lei
Umilissima
Dev.ma Aff.ma Figlia
Suor Maria Rachele Guardini
Dall’Istituto di Santa Dorotea
Venezia il giorno 9 7bre 1844
Al Molto Reverendo Signore
Il
Molto Reverendo Signor Conte D. Luca Passi
Bergamo
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