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Capitolo VI. VIAGGIO DI MADRE RACHELE NEL TIROLO
(8-26 ottobre 1839).
1. Motivi.
Il ritmo intenso di lavoro incise
sulla salute di Madre Rachele. Si ripetevano mal di capo e disturbi di stomaco
accompagnati da febbre, che talora la costringevano a letto.
Dimostrandosi inefficaci le cure, il
medico prescrisse un periodo di riposo e il cambiamento di aria.1
Non era facile per Madre Rachele
allontanarsi da Venezia anche solo per breve tempo, perché il peso della
comunità e delle opere gravava principalmente su di lei.
Il 21 settembre 1839 scrisse alla
Olivieri: «Spero proprio di venire a
passare una giornata con Lei attesoché il medico obbligommi ad allontanarmi un
poco, e non sarebbe ciò possibile per gli affari dell’Istituto, pure venne
concertato dai Superiori che farò un piccolo viaggetto onde andare a prendere
delle giovani aspiranti all’Istituto».2
In tal modo, oltre a recuperare le
forze, avrebbe reso un servizio alla comunità. L’obbedienza, come sempre, le
fece superare ogni indugio.3
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La decisione del viaggio
fu presa durante la permanenza di don Luca e don Marco a Venezia per il corso di
esercizi spirituali alle suore, terminato il 19 settembre.
Madre Rachele, scrivendo il 24 a don
Luca, si limita a dire: «Riguardo al
viaggio è contentissimo [Balbi] che lo intraprenda; solo è da vedere che non si
muti il tempo, perché sarebbe un affare serio, attesa la carcassa che sono».4 L’accenno generico
indica chiaramente che don Luca ne era informato.
Oltre al consenso del Balbi, ci
furono il beneplacito e la speciale benedizione del patriarca Monico.5
Madre Rachele dispose le cose in
modo che, durante la sua assenza, tutto procedesse regolarmente in comunità,
nella scuola e nelle opere.6
In quella circostanza, costatò
quanto le suore e le ragazze le fossero affezionate. Esse provarono dispiacere
per la sua partenza e qualcuna ne pianse. Tutte assicurarono che si sarebbero
comportate bene.7
Il ritorno alla sua terra nativa le
dava la possibilità di rivedere la mamma, i familiari e le persone amiche, alle
quali era legata da profondi vincoli di affetto. Nella programmazione
dell’itinerario previde le varie visite e ne informò le persone interessate.
In quasi tutte le sue lettere
dell’ultima decade di settembre e dei primi giorni di ottobre si fa riferimento
al viaggio e alle sue tappe. Alla mamma scrive: «Il misericordioso Iddio vuole consolarci, ma concederci la
grazia che ci vediamo per - 157 -
breve momento. Dai Superiori ho ricevuto
l’obbedienza d’intraprendere il viaggio del Tirolo, persuasi che gioverammi
alla salute il contento di potervi rivedere. Colsero quest’occasione affine di
mandarmi a Trento, onde accettare delle giovani, che aspirano l’entrata
nell’Istituto nostro».8
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