Il 4 settembre, il Farina scrisse anche a
mons. Bragato:
«Il Sig. Conte Don Luca Passi nel passato Maggio in
compagnia della Superiora dell’Instituto di S. Dorotea di Venezia portossi in
Roma. Ivi senza che io nulla mi sappia compose un nuovo Regolamento per
l’Instituto, e lo presentò a S. Santità perché si degnasse di metterlo ad esame
dalla Congregazione dei Cardinali sopra i Vescovi e Regolari, e quindi ottenere
una bolla assoluta che approvasse l’Instituto come famiglia regolare. Questo
esame ora si fa dagli Eminentissimi Cardinali, e da qui a poco uscirà tale
Decreto.
Ieri
fu qui e mi raccontò questa cosa. Voleva che il Vescovo di qui facesse una
Supplica a S.S. per questo affare. Ei si rifiutò. Quando io
ho fondata questa Casa (che è la prima del suo genere all’insaputa del Conte
Passi) composi anche il Regolamento che poscia fu stampato e ch’ella vide.
Ottenni sopra questo da S.M. l’Imperatore l’approvazione, e
da S.M. l’augusta Imperatrice lo speciale suo patrocinio.
Questo mio Regolamento fu anche presentato a S.S. [che] lo
commise all’esame della stessa Congregazione dei Cardinali, e n’ebbi un Decreto
di approvazione. In vista di tutto ciò il Vescovo si rifiutò a novelle domande,
e ciò (mi sembra) fu fatto sapientemente. Io poi ho dichiarato la mia
dissuasione al Conte Passi per quanto fece senza la mia saputa. E in un nuovo
Regolamento, di cui non so che la sostanza da lui stesso dichiaratami non
trovando più il mio Instituto, mi rifiutai totalmente di affigliarmi com’egli
voleva. Né mi credo che qui (quando anche ottenga la sanzione del Sommo
Pontefice) possa sussistere una novella Sovrana approvazione [...]. In questo
nuovo sistema questo Instituto fondatore di quello di Venezia ma che non andò
mai soverchiamente a segno al Conte Passi diverrebbe un Instituto soggetto e
servo [...]. Prima di dare sì apertamente il mio dissenso ho posto l’affare […]
seriamente dinnanzi al Signore, ho fatto pregare, ho consultato parecchie savie
persone, e specialmente il mio Vescovo, e poscia francamente risolsi. Ad ogni
evenienza prego Lei, Monsignore, a tenere su ciò in ragguaglio
S.M. ed a pregarla di non allontanare la sua mano di
protezione da noi ed a conoscere perfettamente lo stato di questa vicenda»: minuta n. 316/296 I., in ASDV.
Il
Bragato rispose il 5-10-1844: «Quantunque
io non possa entrare in esame delle ragioni che potrebbero aver mosso il
R.mo Sig. Conte Passi a mutare la sostanza del regolamento
del di Lei Istituto, giacché le ignoro, tuttavia sembrami ragionevolissimo il
di Lei operato; poiché alla fin fine il cangiare l’essenza del regolamento di
un Istituto, che si può dire appena approvato dalle Autorità Ecclesiastiche e
Civili, non fa troppo onore, né merita lode alcuna, quindi la
S.V. R.ma stia tranquilla, e continui
ad operare il bene come per lo passato»:
ASDV, A.I., b. 1844.