- 163 -
1. Bassano.
La prima richiesta di fondazione di una
casa venne da quella cittadina. Le condizioni per realizzarla vi erano, però la
trattativa, protrattasi per un anno e mezzo (maggio 1839 – novembre 1840), non
ebbe il risultato sperato, per un complesso di ragioni, che non possono certo
imputarsi alla volontà di Madre Rachele.
Attraverso il suo carteggio abbiamo
cercato di ricostruire lo svolgimento dei fatti.
Don Andrea Agostinelli si prodigava
con zelo a Bassano - 164 -
per riformare i costumi corrotti della gioventù1 e assistere le fanciulle povere. Desiderando allargare la sfera di
azione della Pia Opera di S. Dorotea, che egli dirigeva, pensò di favorire
l’apertura di una casa di Suore Dorotee, da affidarsi alla giovane bassanese
Maria Taverna.2
Madre Rachele, d’accordo con don Luca
e mons. Balbi, accolse prontamente l’invito dell’Agostinelli e cominciò ad
interessarsi, perché l’iniziativa andasse in porto.3
La fondazione avrebbe potuto aver
luogo nel novembre del 1840,4
per dar modo alla Taverna di prepararsi con un anno di noviziato nella casa di
Venezia.5
Il suo ingresso, fissato per la fine
del mese di luglio del 1839, avvenne il 12 agosto.6
Madre Rachele, fin dal primo
incontro, ebbe una buona
impressione della giovane e nutrì speranze per la sua
riuscita.7
Informò il Farina dell’arrivo della
Taverna, « mandata per
apprendere il metodo di regolare l’Istituto, onde poter […] fondare a Bassano ».8
La Taverna ricevette l’abito
religioso il 19 settembre - 165 -
1839, nello stesso giorno in cui le suore
di Venezia, terminato l’anno di noviziato, emisero la professione.9
Per l’apertura della casa di Bassano
era previsto l’invio della Taverna e di una compagna,10 ma l’Agostinelli nell’ottobre del 1839 espresse
il desiderio che le suore fossero tre.
Madre Rachele gli rispose che, pur
comprendendo le ragioni della richiesta, non poteva al momento promettere una
terza suora; la concessione dipendeva dal numero di aspiranti che sarebbero
state prossimamente accolte. Nel viaggio di ritorno dal Tirolo, sarebbe passata
per Bassano e ne avrebbe trattato a voce.11
Il 7 ottobre 1839, nel comunicare a
don Luca il desiderio dell’Agostinelli, aggiunse: « Mi sono riservata di rispondergli in voce,
quando ritornerò dal Tirolo, affine aver tempo d’intendere cosa Lei promise,
acciò non mi opponga a quanto Ella gli disse. Faccia grazia di scrivermi a
Trento ».12
Di fatto Madre Rachele passò per
Bassano ed incontrò l’Agostinelli. Poi da Venezia, il 27 ottobre, informò don
Luca dell’accordo raggiunto: « Col
R.do D. Andrea Agostinelli è stato determinato che darogli
due Maestre ed un’Operaria. Gli ho fatto anche osservare che il Decreto Sovrano
condiscende ed approva l’Istituto, con patto della scuola per assistere le
indigenti; dunque restammo d’accordo che apparecchierà un locale separato dalle
Educande, per far conoscere che si riceve anche questa classe di persone, onde
non aver dispiacenze colle Autorità.
- 166 -
Gli ho nuovamente
raccomandato che lo scopo principale delle Maestre dev’essere la promozione ed
il sostentamento della Pia Opera».13
Due giorni dopo, diede anche al
Farina notizia degli sviluppi della trattativa.14
Il 9 novembre, scrivendo a don
Marco, precisò: « A
Bassano non ho preso impegno per le povere, ma restammo d’accordo con D. Andrea
che apparecchi un locale apposito, perché il Decreto parla chiaramente
dell’educare le indigenti, perciò è buono tenere disposte bene le cose, onde
non avere al momento dispiaceri ».15
Un altro accenno a Bassano ricorre
nella lettera del 18 dicembre 1839, nella quale Madre Rachele ripete al Farina
che spera di inviare tre suore capaci, per l’apertura della casa nel novembre
del 1840.16
Nel carteggio, il discorso su quella
fondazione viene ripreso nell’ultima decade del mese di settembre del 1840. A
quel tempo, Venezia era già casa centrale da alcuni mesi; avrebbe potuto,
quindi, procedere autonomamente. Però il vescovo di Vicenza mons. Giuseppe
Cappellari aveva espresso il desiderio che la casa di Bassano fosse filiale di
Vicenza.
Il 22 settembre 1840 don Antonio
Farina e Madre Olivieri si recarono a Venezia, e vi si fermarono fino alla sera
del 24.17 In
quella circostanza Madre Rachele, alla presenza di mons. Balbi, trattò con loro
della fondazione di Bassano raccomandando - 167 -
in particolare « lo scopo dell’Istituto », cioè l’assistenza e la promozione della Pia
Opera.
Essi sollevarono qualche difficoltà,
sull’opportunità della fondazione, perché anche le Figlie della Carità
(Canossiane) stavano per aprire ivi una casa; ma Madre Rachele spiegò che era
utilissima, « quando abbia
prudenza la Direttrice, che deve attendere con premura alla coltivazione delle
Sorvegliatrici ed Assistenti, contentandosi di veder fatto il bene per mezzo
loro, piuttosto che volerlo far ella medesima ».
Pregò, quindi, il Farina di prendere
direttamente accordi precisi con l’Agostinelli anche riguardo al « modo di sussistenza […], onde poter trarre il
necessario ».18
Intanto venne meno la giovane Venzo,
che avrebbe dovuto essere compagna della Taverna, ma Madre Rachele il 29
settembre confermò all’Agostinelli l’impegno per la fondazione ai primi di
novembre. Lo informò pure che, per desiderio del vescovo di Vicenza, la casa
sarebbe stata filiale di quella di Vicenza.
Madre Rachele, che tanto desiderava
quella fondazione e si era molto adoperata per realizzarla, non solo accettò la
decisione del vescovo, ma – dando prova di spirito soprannaturale – la riconobbe
giusta, e dichiarò all’Agostinelli: « Sono contenta d’ogni disposizione, purché la Direttrice, che costì
deve venire, ricordi lo scopo dell’Istituto nostro ed abbia presente la
promozione e conservazione della Pia Opera, dalla quale ne trae gloria grande
Iddio e vantaggio la società. Questo solo io bramo e niente altro desidero ».19
Pur avendo lei portato avanti il
progetto, lasciò al Farina - 168 -
di concordare con l’Agostinelli « sì pel tempo che pei viaggi e per tutto ». La casa non sarebbe stata filiale di Venezia,
tuttavia Madre Rachele, con nobiltà d’animo, pregò l’Agostinelli che le suore
avessero ogni assistenza: « Quantunque
io non debba, sicuro, aver parte veruna nelle altrui Case, tuttavia non posso
fare a meno di raccomandare alla sua carità quelle figlie, che costì verranno,
e ciò intendo tanto pel spirituale che pel corporale ».20
In realtà continuò a seguire la
cosa, ma vi fu un susseguirsi di lettere che creò non poca confusione al punto
che l’apertura della casa, prima fu rimandata e poi accantonata.
Il 16 ottobre il Farina informò
Madre Rachele di non aver ricevuto ancora alcuna istanza da Bassano.21 Ella il 18 ottobre gli rispose che non sapeva
se attribuire il silenzio dell’Agostinelli a malattia o al fatto che forse egli
attendeva comunicazioni da Vicenza, essendo stato da lei informato
dell’accordo, secondo il quale il Farina si sarebbe messo in contatto con
lui.22 Conveniva, quindi,
scrivergli.23
Il Farina il 21 ottobre si rivolse
all’Agostinelli, per sentirne il pensiero.24 Quegli rispose il 22 ottobre che al momento non
era in condizione di poter provvedere all’apertura della casa delle Suore
Dorotee, avendo dovuto sostenere enormi spese per l’erezione di quella delle
Figlie della Carità.25
- 169 -
Il contrattempo non
rendeva più possibile la fondazione per i primi di novembre, come
previsto.26
Il 23 ottobre Madre Rachele
ricevette una lettera dall’Agostinelli, che l’assicurava di voler fare quanto
in suo potere, ma attendeva comunicazioni dal Farina per gli accordi.27 Questi il 24 ottobre comunicò a Madre Rachele
la risposta dell’Agostinelli alla lettera da lui inviatagli il 21 ottobre, e le
chiedeva che cosa gli si poteva rispondere.28
Il 25 ottobre l’Agostinelli si recò
a Venezia. Confermò a Madre Rachele la sua disponibilità per la fondazione,
esigeva però che fosse rispettato il progetto di don Luca, da lui condiviso,
mentre a suo giudizio il piano del Farina era diverso.29
Madre Rachele, prestando fede alle
parole dell’Agostinelli, in quello stesso giorno espresse al Farina
la sua sorpresa: « Veramente,
dietro l’intelligenza qui avuta, m’aspettavo ch’Ella trattasse con chiarezza la
cosa, ma senza staccarsi dall’intenzione del R.do Fondatore
Sig. Co. D. Luca Passi, al quale preme la conservazione e
dilatazione della Pia Opera; e, per ottener questo scopo, aveva progettato,
come abbiam detto, che le Suore dovessero colà andare ad aprire Educandato
civile, onde trarre con tal mezzo il necessario per mantenersi, e questo è il
desiderio anche del Sacerdote sunnomato.
Egli mi ha detto anche in questo
momento: Venendo privatamente le Suore ed aprendo la scuola civile, potranno
far gran bene; e se vogliono assumere le Elementari, diverrà - 170 -
più
difficile il poter ottenerne i voti, attesoché trovansi in Bassano delle
Maestre accreditate alle quali verrà data la preminenza ».30
Madre Rachele informò subito don
Luca dell’incontro avuto con l’Agostinelli e della lettera da lei inviata al
Farina; gli comunicò anche il parere di mons. Balbi, che cioè l’Agostinelli
prendesse « le Maestre a
Bassano, quand’anche non andasse d’accordo col Sig. Farina ».31
Il Farina provò dispiacere per la
lettera di Madre Rachele, vedendovi un rimprovero al suo operato, e il 27
ottobre32 le inviò le copie della sua lettera
all’Agostinelli e della risposta di questi, che non aveva ben compreso il suo
pensiero, oppure lo riferiva male. Con lui parlava in un modo, con Madre
Rachele e con Balbi in un altro. Quindi il Farina pregò Madre Rachele di
invitare l’Agostinelli a decidere la data dell’invio delle suore a
Bassano.33
Madre Rachele, preso atto delle
precisazioni del Farina, il 29 ottobre si scusò di avergli scritto senza
conoscere esattamente il suo pensiero, fidandosi dell’Agostinelli; e assicurò
che non aveva inteso rimproverarlo, ma solo manifestargli la sua sorpresa per
quanto le aveva detto l’Agostinelli, il cui comportamento faceva temere che
fosse « ammalato nella testa ».34
Nello stato di confusione creatosi,
mons. Balbi ritenne - 171 -
che don Luca fosse la persona più idonea a
trattare con l’Agostinelli. Madre Rachele si sarebbe limitata a comunicargli
che il Farina dava il suo consenso per la casa in Bassano.35
Ella provvide il 30 ottobre ad
informare don Luca,36 ma
il 7 novembre l’Agostinelli le comunicò l’impossibilità di
aprire, in quel tempo, la casa. Annunziò così il suo disimpegno.
Madre Rachele, con spirito di fede,
gli rispose il 10 novembre che il ritardo – se si fosse trattato solo di
ritardo – sarebbe servito a preparare meglio i soggetti. Colse poi l’occasione
per chiarire tutta la vicenda. Diversamente da quanto egli aveva pensato e
detto, il Farina non intendeva mutare il piano concordato per la fondazione, e
la dipendenza della casa da Vicenza doveva ritenersi giusta.
Lo assicurò pure che, d’accordo con
mons. Balbi, era disposta a tenere a Venezia la giovane Taverna richiesta da
Vicenza. Anche se, temporaneamente, ella dovesse essere utilizzata dal Farina a
Vicenza o a Schio, verrebbe però inviata a Bassano, appena aperta ivi la
casa.37
Di questo ultimo scambio di lettere
con l’Agostinelli Madre Rachele il 15 novembre informò, come di consueto, il
Farina.38
Ella intendeva con quella fondazione
promuovere lo sviluppo della Pia Opera a Bassano, per il bene della gioventù;
ma non riuscì a realizzarla, per le incomprensioni sorte tra l’Agostinelli e il
Farina.
- 172 -
A far cadere l’iniziativa
contribuì anche la decisione, non gradita all’Agostinelli, che la casa fosse
filiale di Vicenza.
La richiesta poi del Farina di avere
la Taverna a Vicenza o a Schio, in attesa che si aprisse la casa a Bassano,
accrebbe i sospetti e i timori dell’Agostinelli.
Il 24 novembre 1840 Madre Rachele
comunicò al Farina che, in accordo con mons. Balbi, non si opponeva alla sua
richiesta.
Non potendo ella stessa, per motivi
di salute e per la stagione invernale, accompagnare la giovane a Vicenza, lo
pregò di provvedere.39
Il 1° dicembre egli rispose che
avrebbe determinato il giorno e il modo, ed insistette perché l’accompagnasse
Madre Rachele.40 Questa
però il 4 dicembre ripeté che non le era possibile.41 Cercò intanto qualche occasione, ma non ne trovò;
d’altra parte il Balbi desiderava che, « per maggior sicurezza », vi pensasse Vicenza.42
Il 1° gennaio 1841 il Farina pregò
don Giuseppe Righi che era nel liceo-convitto di Venezia, di accompagnare la
Taverna a Vicenza;43 e lo stesso giorno ne informò Madre Rachele;44 ma il Righi non poté.45
- 173 -
Il 18 gennaio Madre
Rachele scrisse al Farina: « La
Taverna è pronta ed a ogni suo cenno si porterà costì ».46
Nei primi di febbraio, il Farina
trattò della cosa con don Luca di passaggio per Vicenza. Secondo gli accordi,
giunto a Venezia don Luca fece partire Maria Taverna e la cugina.47
Madre Rachele il 12 febbraio,
presentando la Taverna alla Olivieri, dichiara: « S’io ad altro tempo ho sentito l’umanità dolersi
per l’allontanamento da Lei, ora gode lo spirito mio in poterle rimettere una
figlia, la quale spero nulla ometterà onde eseguire il suo dovere, adempiendo
fedelmente tutto quello che verralle ordinato ».48
Il 16 febbraio il Farina ringraziò
per l’invio delle due cugine.49
Suor Maria Luigia Taverna fu accolta
con bontà dai superiori, e Madre Rachele ne fu molto contenta.50 Il 5 marzo il Farina le inviò notizie di
lei.51 Madre Rachele il 9
marzo gli rispose: « Mi
consola che la Taverna faccia bene, e prego il buon Gesù a concederle tutto
quello che le abbisogna, onde adempia ai suoi doveri ».52
|