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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume VI. LETTERE (1845-1853)
    • LETTERE 1846. 1 gennaio – 21 dicembre. nn. 1095–1111.
      • 1110
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Monsignore Reverendissimo,1

Ringrazio assai la carità sua, che lo ha portato a ricordarsi di me poverina;2 ciò mi rallegra, persuasa che avrammi a Dio raccomandata; io pure faccio sempre questo per Lei e mia buona Madre,3 come per tutta cotesta Comunità.

Tali voti ripetei anche nei momenti che credetti venuta per me l’ora di lasciare l’esilio; una forte gastrite con infiammazione di fegato e milza si è in me sviluppata nel decorso mese.

Tante prestazioni mi vennero esercitate senza vantaggio, per il che pensoso era il medico ed anche questa cara Comunità; quando poi piacque a Dio, benedì i rimedi contento del sacrificio della volontà; ripetei per obbedienza la preghiera di S. Martino,4 e sono contenta di faticare ancora per la gloria


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di Dio, e voglio sia proprio alla maggior sua gloria; tuttavia tengo certo e confesserò me stessa che non venne accettata dal nostro buon Dio la vittima, perché abbastanza non era purificata. Ella mi ottenga adunque una tanta grazia.

Perdoni se le dico avermi la pregiata sua ferito il cuore, con l’enfatica espressione di scriversi infelice.5 Sì, è affollato invero da molte cose, ma per amor di Dio imprese. Coraggio adunque, che certamente non Gli mancherà, essendo infallibile verità e potenza infinita.

Servomi d’altra mano per trascrivere questa mia. Rispettosa bacio sua sacra mano, supplicandola benedirmi e presentare miei rispetti e quelli della Superiora,6 alla mia buona Madre, Signor Felice De Maria ed a tutta la Comunità

Umilissima Dev.ma Obbl.ma Serva ed indegna Figlia

                   Suor Maria Rachele Guardini

Dall’Istituto di S. Dorotea

Venezia il dì 24 9bre 1846

T.p. Venezia 25 Nov. – Vicenza 26 Nov.

 

A Monsignor Reverendissimo
Il R.mo Monsignor Antonio Farina – Vicenza




1 ASDV, I. 227.



2 Cf. doc. n. 183.



3 Redenta Olivieri.



4 «Signore, se sono ancora necessario al tuo popolo, non ricuso la fatica; sia fatta la tua volontà». Cf. lett. nn. 562, 645.

L’11-11-1846 la Sanfermo scriveva a don Luca che Madre Rachele da 18 giorni era a letto «per una gastrite unita ad infiammazione di fegato e di milza [….]. La pazienza della medesima con cui tollera la sua malattia dà a tutte noi motivo di prender buon esempio e si chiamerebbe ben contenta di essere chiamata dal buon Gesù, ma il Reverendissimo Monsignor nostro Superiore le ha comandato faccia invece la preghiera che fece S. Martino. Si raccomanda le preghi dal Signore costante rassegnazione alla sua Divina Volontà e di questa prega anche il Rev.do Signor D. Marco al quale bacia la sacra mano, così favorisca dire allo stesso che, se grande fu il fioretto di non recarsi lo scorso luglio costà, non è minore il fioretto che fa e rinnova tutti i giorni di vedersi priva dei suoi caratteri»: ASDR. Lo stesso giorno la Sanfermo scrisse a suor Vincenza Baroldi di Padova: «La Madre Assistente trovasi da quindici giorni in letto per una gastrite, unitamente ad infiammazione di fegato e di milza, per cui si trova alquanto abbattuta, tuttavia ella gode ed è contenta e lieta, quasi godesse buona salute […] quando starà bene vi comporrà le congregazioni dietro quello scriverete, onde possiate metterle a registro»: ASDR. Cf. anche le lettere della Sanfermo a Irene Guardini (13-11-1846) e alle Suore di Massa Lombarda (17-11-1846), ASDR.



5 Nella minuta si legge «misero»: cf. doc. n. 183.



6 Madre Maria Rosa Sanfermo: cf. lett. n. 1109.






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