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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume VI. LETTERE (1845-1853)
    • LETTERE 1850. 19 febbraio – 13 ottobre. nn. 1131–1139.
      • 1137
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Monsignore Reverendissimo,1

Intesi con somma consolazione dal Signor Conte Don Luca che Vostra Signoria condiscese in parte alle nostre brame, cedendoci un individuo capace di esercitare l’ufficio di Maestra, accettato per cotesta Casa.2


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Certamente che sarebbemi stato dolce cosa poter avere qualcuna delle Suore aiutate nello spirito da Lei; ma via ci vuole pazienza, mi contenterò e ringrazierollo per quella [che] ci ha destinata. Sua bontà voglia regalarmi della cognizione quando farà la medesima la sua entrata fra noi.

Monsignore nostro Superiore3 meco si unisce a riverirla e ringraziarla.

La Reverenda Madre Superiora4 ci scrive d’avere, nello spazio di due ore che stette guardando gli occhi della prodigiosa Immagine della Vergine5 in Rimini, veduto tre volte gli occhi di Lei tolti dalla naturale posizione, cioè nascosta la palla nera, per cui solamente bianco si vedeva, e questo stesso prodigio vide altre due volte in altra ora del giorno; guardandola poi col cannocchiale non vedeva più un pinto, ma come di carne fosse.

La sua fede non abbisogna di questi prodigi, per amare la nostra dolcissima Madre; tuttavia questo miracolo viene ad elettrizzare l’anima, e credo gradirà Vostra Signoria Reverendissima la notizia della nostra Reverenda Madre.


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Mi lusingo che cotesta buona Madre sarà più tranquilla, come le altre componenti la Comunità; favorisca dirle tante cose per me.

Fui a Padova per mutare una Suora, che fu gravemente ammalata ed abbisogna ora delle bagnature. Oh quanto desiderio sentivo di giungere fino costì, per baciare la sacra Sua mano e rivedere l’amata Comunità, ma non avevo permesso di ciò eseguire, così feci di mia viva brama un’offerta al buon Gesù ed alla cara nostra Madre.

Lascio, per non abusare di sua bontà, baciandole devotamente la sacra mano, dicendomi rispettosamente

Umilissima Devotissima Obbligatissima

Serva ed indegna figlia

 

Suor Maria Rachele Guardini

 

Dall’Istituto di Santa Dorotea
La sera 9 Luglio 1850




1 Antonio Farina: ASDV, I. 242.



2 Il 24-7-1850, il Farina scrisse alla Sanfermo: «Appena tornato dalla mia peregrinazione intendo i di lei desideri. Già anche in antecedenza scrissi alla Rachele sulla mia situazione di non essere al caso di disporre di nessuna suora [cf. doc. n. 211]. In questo senso ho anche ragguagliato S.E. di quando in quando, ed ove potessi non dubiti d’ogni mia cooperazione a tanto bene. Ma per ora è impossibile. Tante cose alla Rachele, ed a tutte le Suore, alle preghiere delle quali caldamente mi raccomando»: ASDR.

In ottobre Vicenza concesse, per un anno, suor Irene Cainelli. Il 30-10-1850 la Olivieri rispondeva alla Sanfermo: «Ho data l’obbedienza alla sorella Irene Cainelli e la ho consegnata alle sorelle di Padova da Lei spedite per ricevere la suddetta. Ora raccomando a Lei la Maestra di lingua francese come mi promise quando è stata a Vicenza. Mi riverisca la Rachele, e tutte le sorelle»: minuta in ASDV, A.I., b. 1850, n. 1572/944.

Il 31-10-1850 la Sanfermo comunicò al Farina: «Il Conf. del nostro Istituto, D. Marco Battaggia, ch’era di ritorno da Bassano, mi accompagnò da Padova la Suora […] devo pure avvertirla che ho rintracciato per avere una Maestra per la lingua Francese, ma non mi fu possibile trovarla. Però io sarei di parere ch’Ella scegliesse fra le sue Maestre di terza Classe una di buon talento e ne la mandasse qui, e Le prometto che in breve apprenderebbe abbastanza onde potere ammaestrare altre ancora»: ASDV, A.I., b. 1850.

Il 9-6-1851 la Olivieri richiese, per la fine dell’anno scolastico, suor Irene. Nella lettera aggiungeva: «Mi riverisca tutte le Suore, distintamente Suor Maria Rachele, e le dica che mi raccomando assai alle sue orazioni»: minuta in ASDV, A.I., b. 1851, n. 667/426. Con la lettera del 19-7-1851 alla Sanfermo, la Olivieri fissò al 1° agosto il ritorno della Cainelli: cf. minuta in ASDV, A.I., b. 1851, n. 857/533.



3 Balbi.



4 Sanfermo.



5 Il quadro della Madonna della Misericordia fu eseguito nel 1796 dal pittore riminese Giuseppe Soleri Brancaleoni per commissione della sorella clarissa suor Chiara Soleri del monastero degli Angeli di Rimini. Nel 1810 il dipinto fu donato alla chiesa di S. Chiara di quella città. Nel pomeriggio dell’11-5-1850 si verificò il miracolo degli occhi: le pupille della immagine si alzavano verso il cielo e si abbassavano verso i fedeli. Il fatto si ripetè parecchie volte per alcuni mesi, e su di esso si svolse un processo canonico. L’immagine fu incoronata il 15-8-1850 e Pio IX donò una preziosa cornice d’argento. La chiesa di S. Chiara fu ampliata e sorse il santuario della Madonna della Misericordia.






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