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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

IntraText CT - Lettura del testo

  • Volume VI. LETTERE (1845-1853)
    • LETTERE 1852. 11 aprile – 24 dicembre. nn. 1141–1215.
      • 1165
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Rispettabile Contessa,1

Vengo a Vostra Eccellenza quale Protettrice di queste Zitelle, per interessare il suo cuore materno a favorirle. Alla saggezza di Lei confido una cosa, che la sola vicesuperiora Gambalunga2 conosce.

Ho certezza che la sua prudenza saprà trovare maniera di consolidare la tranquillità che ora godono.

La sala, che dietro miei vivi eccitamenti e preghiere il Signor Conte Nani direttore accordò alle Anziane ad uso di


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passeggio e da lavorare, con obbligo che ad ogni suo cenno debba essere sgombrata e polita, la godono consolate.

Ora sono stata avvisata che posero nella mente del nominato Conte Direttore, ch’egli non poteva tale concessione accordare, per la quale potrebbe sentire dalla Tutoria Autorità qualche rimprovero.

Queste ed altre osservazioni hanno fatto risolvere il Conte Direttore a ritirare il permesso.3 La visita di lui ci verrà tosto che cessi il vento.

Ho pensato, pregato e poi deciso così. Supplico Vostra Eccellenza invitare da Lei subito il Signor Conte Nani. Con lui si congratuli della buona concordia, che qui abbiamo, e mostrigli quanto gran bene fece, donando alle Anziane l’uso di godere condizionatamente la sala.

Presenterà, m’immagino gli ostacoli; sua bontà li appiani, e si offra di parlare anche con sua Eccellenza il Delegato,4 quando abbisognasse, facendogli fare un’Ordinanza colle condizioni sopra indicate.

Attendo dalla nostra buona Madre Maria questa grazia della conservazione di pace sì necessaria per ben educare.

Si serva anche di Sua Eccellenza il Patriarca,5 se fa bisogno; ma tutto sia eseguito prestamente.


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Forse il Signor Conte Le dirà che, la passata settimana, una6 delle Anziane si è mostrata resistente di assistere al pianoforte, perché risentita della presenza di una Suora, ma il Signore è venuto colla sua grazia e potei, il giorno sacrato alla Madonna Addolorata, convincerla che non intendevo offenderla, ma bensì compiere il mio dovere colle Zitelle Educande, che non sanno tutte soddisfare bene i propri doveri.

Colgo quest’opportunità, per accertarla che la teniamo presente al nostro buon Iddio

dell’Eccellenza Vostra Umilis.ma Obbl.ma

                            Suor Maria Rachele Guardini

 

Dal Conservatorio Zitelle – la sera 23 Settembre 1852

 

A Sua Eccellenza Contessa Lucietta Mocenigo – Venezia




1 ASDR, reg. IV, p. 11. Era compito della patrona di vigilare con  zelo al bene della Casa:

«a) di visitarla di quando in quando, informandosi sul buon andamento dei lavori femminili, e suggerendo alla Direzione dell’Istituto tutto ciò che occorra pel progresso dei medesimi.

b) di ammonire con amorevolezza materna le fanciulle che, dietro indicazione della reverenda Superiora delle Suore, si mostrassero renitenti ai propri doveri richiamandole sul retto sentiero.

c) invigilare perché al governo domestico delle donzelle nulla manchi, e possano un giorno mediante coltura religiosa, morale ed intellettuale, divenire capaci di reggere una famiglia e adempire i doveri di spose e di madri.

d) di rappresentare alla Direzione tutto ciò che occorresse pel buon andamento generale dell’Istituto, onde poi essa provveda o riferisca secondo il caso, e secondo le attribuzioni, alla tutoria Autorità.

Queste attribuzioni vennero esercitate per moltissimi anni dalla benemerita Co. Lucia Memmo Mocenigo...»: lett. n. 135 Pres. dell’8-4-1854 dell’I.R. Delegato Provinciale Altan all’I.R. Luogotenenza, ASV, I.R. Luogotenenza L.V., LXIV, filza 593, fasc. 6/35.



2 Domenica.



3 Il conte Nani lasciò poi alla responsabilità di Madre Rachele l’uso della sala: cf. doc. n. 215.



4 Conte Francesco d’Altan.



5 Mons. Pietro Aurelio Mutti, nato a Borgo di Terzo (Bergamo) il 10-9-1775 da Pietro e Teresa Romilli: cf. APBT. Entrato nel monastero benedettino di S. Paolo d’Argon, presso Bergamo, nel 1793 passò, per la formazione, a quello di S. Giustina in Padova. L’11-9-1793 emise la professione e prese il nome di Aurelio. Fu abate del monastero di S. Maria di Praglia, e nel 1840 venne nominato vescovo di Verona. Fu poi promosso (1851) alla sede patriarcale di Venezia. «Nella scelta del Mutti, che aveva già 77 anni, alla successione del Monico nel patriarcato, ebbero certamente un peso importante le considerazioni d’ordine politico. Venezia aveva resistito a lungo all’Austria e in quel periodo si erano create delle gravi fratture non ancora del tutto sanate anche fra il clero. Fermenti liberali e risorgimentali erano ancora vivi e la fedeltà del Mutti all’imperial regio governo dava affidamento che non sarebbero stati certamente incoraggiati. D’altra parte l’indole mite e ascetica del nuovo patriarca lo avrebbe portato ad imprimere un carattere sempre più pastorale al suo governo, mentre avrebbe potuto pure agire in senso distensivo nei confronti della reazione austriaca»: S. Tramontin, La diocesi nel passaggio dal dominio austriaco al Regno d’Italia, in La Chiesa Veneziana dal 1849 alle soglie del novecento, a cura di G. Ingegneri, Edizioni Studium Cattolico Veneziano, Venezia 1987, pp. 12-13. Uomo umile, pio e dotto, si distinse per lo zelo verso le diocesi, di cui fu pastore, e per l’amore ai poveri. Scrisse varie opere sacre e filosofiche. Tenne l’elogio di mons. Marco Celio Passi: cf. Elogio di Monsignor Marco Celio Passi Arciprete della Cattedrale di Bergamo e Vicario capitolare, detto nel giorno anniversario della morte del medesimo, Bergamo, Luigi Borella libraio, 1830, pp. 68. Morì a Venezia il 9-4-1857: cf. A. Niero, I Patriarchi di Venezia da Lorenzo Giustiniani ai nostri giorni, Studium Cattolico Veneziano, 1961, pp. 179 ss.



6 Marietta Trevas: cf. lett. n. 1166.






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