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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

IntraText CT - Lettura del testo

  • Volume I. LA VITA E L’OPERA.
    • Capitolo X. LA CASA DI PADOVA.
      • 2. Inizio dell’attività.
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2. Inizio dell’attività.

Mons. Balbi dispose che Madre Rachele accompagnasse le suore a Padova e vi si fermasse una quindicina di giorni, «per iniziarle » nel lavoro apostolico.20 La partenza avvenne il sabato 2 ottobre 1841.21

Nell’attesa di avere una casa propria, le suore furono ospiti della Melchiori, che assunse l’impegno del loro sostentamento.22 Come loro direttore fu scelto mons. Scarpa.

In quei giorni Madre Rachele prese contatti con vari parroci della città. Alcuni, pur essendo convinti dei benefici effetti della Pia Opera, volevano però la scuola di carità.

Madre Rachele spiegò la distinzione tra l’una e l’altra. Le suore erano destinate principalmente a promuovere e coltivare la Pia Opera, ma avrebbero potuto anche collaborare alla scuola di carità.

Lo stesso pensiero ella espose al vescovo il 13 ottobre, e ne informò don Luca: « Con questo fine sono stata presentata, questa mattina, dal Signor Preposito di Ognissanti a Monsignor Vescovo, e gli ho fatto osservare che l’Istituzione Pia Opera è staccata dalla scuola, però quando assicurata sia del mantenimento per gl’individui capaci a comporre anche questa, sarò contenta di cooperarvi; ma ho


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mostrato che io amo sieno le fanciulle istituite nell’amore di Dio e nei loro doveri, senza attenermi ad un regolamento metodico, credendolo questo dannoso alla classe indigente; ben inteso che, trovando qualche talento straordinario, sarà coltivato, acciò possiamo così adempire la volontà di Dio ».23

Madre Rachele si fermò a Padova più del previsto, per avviare l’organizzazione della Pia Opera, « non vedendo ancora ben riordinate le cose ». La Melchiori fu nominata da mons. Scarpa « superiora generale della Pia Opera ».

Don Giuseppe Cheberle, parroco di Santa Maria del Carmine, il 6 ottobre illustrò ad alcune pie donne, riunite nella casa parrocchiale, la natura e il fine della Pia Opera, esortandole a dare la loro cooperazione.

Alla riunione partecipò, insieme con un’altra suora, Madre Rachele. Animò le presenti «a soffrire, per amore di Gesù, anche i disprezzi, che producono sì santo esercizio, non curando altro che camminare la diretta via; assicurandole sarà tanto più grande il merito loro, quanto più avranno fatti sacrifizi ».

Ebbe pure parole di encomio per la signora Melchiori, « motrice di sì vantaggiosa opera in Padova ».

Le congregate si mostrarono contente di corrispondere ai desideri del parroco.24 In breve furono formati dodici drappelli. La Pia Opera venne poi istituita nella parrocchia della cattedrale.

La domenica 17 ottobre Madre Rachele si recò a Rubano, ove lo zelante parroco don Domenico Maran si impegnò


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ad avviare la Pia Opera nella sua parrocchia e ad estenderla in altri paesi.25

Assecondando il desiderio della Melchiori e dei parroci, fu aperta anche « una scuola di carità, onde istruire quelle fanciulle, che mancassero nelle cognizioni religiose ».26

Viste l’ampiezza del campo di lavoro e le buone prospettive, Madre Rachele, prima di lasciare Padova, promise di mandarvi qualche altra suora.27

Al ritorno, si recò a Vicenza, ove il Farina l’aveva invitata a trascorrere qualche giorno.28

Il 22 ottobre rientrò a Venezia;29 ma continuò a seguire i primi passi dell’attività delle suore di Padova.

Assicurò don Luca che la Melchiori aveva assegnato, nel suo testamento, una dotazione sufficiente per il mantenimento di due suore, e aveva in animo di accrescerla, per formare in Padova una regolare casa filiale. Questo sarebbe avvenuto solo dopo la garanzia del mantenimento delle suore.

Come precisato fin dall’inizio, Madre Rachele insisté che fosse sempre rispettato lo scopo specifico dell’Istituto.

Il 13 novembre 1841 scrisse alla Melchiori: « In questo tempo ebbi dalla Marietta Francolin la cara sua, annunciante l’apertura delle Scuole. Io ho replicatamente benedetto il Signore, e dal letto L’ho pregato di spargere sopra quelle abbondanti le sue benedizioni.


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M’assicuro che agli Ognissanti30 avrà cominciato anche la Pia Opera, conoscendo Ella pure quanto questa importante sia, onde adempiere allo scopo del nostro Istituto.

Questa cosa le raccomanda pure il Superior nostro, che tanto la riverisce, come di vedere che la Ziller vada e venga dalla scuola con persona che abbia età matura. Io l’ho assicurato ch’Ella saggiamente avrà pensato a ciò, ma vuole ch’io nonostante scriva.

Mi lusingo che Monsignor Scarpa avrà tenuto la sua convocazione, e che i Signori Parrochi si disporranno per organizzare la Pia Opera ».31

Alla fine di novembre, il vescovo si disse « contentissimo » del lavoro delle suore.32

 

 




20 Cf. lett. nn. 579, 580, 581, 595.



21 Cf. lett. nn. 587, 588, 589, 590, 593, 594, 595, 596.



22 Cf. lett. nn. 603, 608.



23 Lett. n. 600.



24 Cf. « Registro delle unioni mensili nella  Parrocchia di S.ta Maria del Carmine » [Padova, 6 ottobre 1841 – 1 novembre 1893], cit., p. 1.



25 Cf. lett. n. 600. La Pia Opera di S. Dorotea progredì a Rubano, ove il parroco istituì anche quella di S. Raffaele (cf. lett. n. 680).



26 Lett. n. 603.



27 Cf. lett. n. 604.



28 Cf. lett. nn. 574, nota 1; 579, 600.



29 Cf. lett. n. 602.



30 Il quartiere Ognissanti era tra i più squallidi della città, specialmente nella zona del Portello (oggi una parte di via Venezia), allora vero e proprio ghetto.



31 Lett. n. 609. La Pia Opera andò gradatamente diffondendosi in Padova (cf. lett. n. 683).



32 Cf. lett. n. 614.






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