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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

IntraText CT - Lettura del testo

  • Volume I. LA VITA E L’OPERA.
    • Capitolo XIII. VIAGGIO DI MADRE RACHELE A ROMA (23 aprile – 26 giugno 1844).
      • 2. Soggiorno a Roma.
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2. Soggiorno a Roma.

Il p. Luigi Artini, in una lettera dell’11 giugno 1844 al Farina, segnala la presenza dei conti Passi a Roma già il 16 maggio.19 L’indicazione però sembra inesatta, perché in quel giorno don Luca e don Marco erano a Siena per la congregazione della Pia Opera.

È più probabile che l’arrivo a Roma sia avvenuto nella giornata del 17. Madre Rachele infatti afferma che il soggiorno


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romano durò venti giorni;20 e la Frassinetti il 30 maggio comunica al fratello don Giuseppe: « Quando sarà andato via il Conte Passi con la suddetta Superiora (i quali partono per visitare la casa di Macerata da domani a otto) ti scriverò più a lungo ».21 La partenza quindi avvenne il 7 giugno. Se ne ha conferma nella citata lettera che il p. Artini l’11 giugno 1844 scrisse al Farina: « Per vari giorni ebbi il bene poi di vedere e trattare coi Conti Passi, che furono in Roma dal 16 Maggio al passato Venerdì », cioè il 7 giugno.

Madre Rachele con la Sanfermo fu ospite della Frassinetti; ritornata a Venezia, la ringraziò delle gentilezze ricevute da lei e dalle sue suore.22

Nella citata lettera al fratello, la Frassinetti esprime nei riguardi di Madre Rachele qualche giudizio, che ci sembra affrettato e non oggettivo. Ella scrive: « Venne qui all’improvviso, e come visitatrice; mise per verità un po’ di agitazione in tutte la sua venuta, per vari motivi, ma il più forte però fu quello di vederla di spirito assai opposto al nostro. Il buon Conte Passi cercò di accomodare le cose in modo che fu fatta l’unione con tutte le case dipendenti da Venezia, ma se debbo dire la verità fino adesso non è unione di cuore ma solo di parole; quel che mi consola poi si è che il S. Padre promise a D. Luca di approvare le Regole quali già sono nelle mani di Sua Em.za il Cardinal Vicario, perciò in sicuro per non poterle più variare e, quando saranno approvate, o bisognerà osservarle, o dichiararsi separate ».


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All’inizio del viaggio, il passaggio di Madre Rachele per Roma non era certo; fu deciso da don Luca mentre ella era a Bologna, diretta nelle Marche. Ella non andò a Roma come « visitatrice » in senso canonico; non poteva esserlo di diritto, né lo fu di fatto.

I due Istituti erano autonomi, anche se uniti dal comune rapporto a don Luca.

La Frassinetti non spiega in che senso vide Madre Rachele « di spirito assai opposto » al loro. Certamente non poteva riferirsi alla conformità al pensiero di don Luca, che era in Madre Rachele piena e perfetta.

Da quanto aggiunge, sembra si riferisca all’unione. Se così fosse, bisogna dire che la sua valutazione era errata. Basta leggere le lettere di Madre Rachele al Farina e alla Frassinetti stessa,23 per convincersi quanto più di quest’ultima ella fosse favorevole all’unione, che avrebbe potenziato l’Istituto delle Dorotee ed assicurato un bene maggiore alla Pia Opera.

Quando a Roma conobbe il piano di unione, chiese soltanto se ne era stato informato il Farina, dubitando della sua accettazione. E non si sbagliava! Appena poi scoppiò il contrasto, fu proprio Madre Rachele ad adoperarsi per la distensione e il chiarimento.24

Ella non solo condivise la « Carta di convenzione », « per la conformità di spirito e di vestito »,25 – « cosa per me di sommo contento » –,26 ma appena tornata a Venezia, procurò di eseguire pienamente il « convenuto », e ne diede comunicazione


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al card. Costantino Patrizi, alla Frassinetti, alla Barabino e alla Stanchi.27

Inviò copia della « Carta » al Farina, alla Manetti, superiora di Certaldo, e alla Cocchetti, superiora di Cemmo.28

Ricco di emozioni fu l’incontro con il Papa Gregorio XVI. Madre Rachele ebbe « la fortuna » di vederlo quattro volte.29

L’udienza lasciò un ricordo indelebile nel suo animo: « Il Santo Padre ci accolse con somma bontà e ci ha trattenute credo tre quarti d’ora, facendoci varie interrogazioni [...]. Ei benedisse tutta la Congregazione, ma in particolare quelli che sostengono i pesi ».30

Commossa dalla benevolenza del Papa, Madre Rachele annota: « Restammo proprio confuse per la benignità con cui ci accolse [...]. Desso ci ha molto confortate colle sue belle parole »; « con tanta carità ci ha trattenute fino a celiare ».31

Il Papa si disse contento dell’Istituto; lo benedisse ripetutamente ed estese la sua benedizione alle iscritte alla Pia Opera.32 Madre Rachele la chiese anche per tutte le persone care e per quelle che erano vicine all’Istituto.33

La sua fede e devozione si espressero nella visita alla tomba di San Pietro, alle basiliche e all’oratorio di San Filippo.34


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Le catacombe le furono motivo di particolare riflessione. Scriverà a don Marco: « Mi preghi quella magnanimità che sempre vince per amor di Gesù. Qualche volta mi sono tornate utili le Catacombe. Tutto è niente in paragone di quello che patirono i Cristiani al tempo della persecuzione ».35

Il soggiorno romano riservò a Madre Rachele anche il gaudio dell’incontro con le Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento.

La sua inclinazione alla vita claustrale, sopita ma non spenta, riemerse più forte. Ella scrive: « Più volte mi sono trovata presso le Adoratrici [...]. Quasi nei giorni tutti [...] ho visitato la chiesa loro, e più volte, piangendo, così confessavo innanzi al Sacramentato Gesù ch’io non ero degna entrare in quel paradiso in terra, perciò Lo ringraziavo per avermi gettata per le strade ».36

Dalla Madre Giuseppa dei Sacri Cuori il 6 giugno ottenne l’aggregazione spirituale al monastero di S. Maria Maddalena al Quirinale per don Luca e don Marco con tutta la loro famiglia, per l’Istituto delle Suore Dorotee e per le iscritte alla Pia Opera. Potevano così partecipare alle preghiere e alle opere buone di quella comunità.37

Ritornata in sede, Madre Rachele si adoperò, presso il cancelliere patriarcale, per l’istituzione in Venezia delle Suore Adoratrici.38

A Roma incontrò anche il p. Olerio. Egli le disse di riferire al p. Tommaso Pendola: « Prego Dio che il mio Padre


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Tommaso tengasi presenti queste cose: sedersi in terra, per non cadere; scegliere sempre l’ultimo posto, e tenersi come lo straccio della cucina che, adoperato, si mette in angolo senza riguardo ».39 Madre Rachele prese come rivolte a sé queste parole.

Ripartì da Roma con l’animo pieno di gioia. « Il mio godimento nella Santa Città – scriverà – non può aver paragoni ».40

Le cose vedute l’avevano tanto colpita da farle dire: « Sì, vorrei che tutte le creature ragionevoli potessero goderle; sono persuasa che tornerebbero utili allo spirito loro ».41

Ella esclama: « Oh Santa Città! Dicano pure i maligni quello che vogliono, per me ripeterò tue lodi, oppressa quasi dalla magnificenza della nostra Santa Religione.

Vi sembrerà enfatica questa mia; no, credetelo, vi dico pochissimo di ciò che sento ».42

 

 




19 Cf. lett. n. 856, nota 5.



20 Cf. lett. nn. 876, 878, 884.



21 Lettere, n. 15, p. 21. Dalla lettera di Madre Rachele n. 884, risulta che ella era ancora a Roma nella festa del Corpus Domini, che in quell’anno ricorreva il 6 giugno.



22 Cf. lett. n. 861.



23 Cf. lett. nn. 856, 861, 1015.



24 Cf. lett. nn. 944, 949.



25 Cf. doc. n. 111; lett. n. 856.



26 Lett. n. 859; « Queste cose mi hanno veramente rallegrata »: lett. n. 867.



27 Cf. lett. nn. 859, 861, 863, 867.



28 Cf. lett. nn. 856, 862, 871.



29 Cf. lett. nn. 876, 884.



30 Lett. n. 856.



31 Lett. nn. 864, 876.



32 Cf. lett. nn. 862, 882, 885.



33 Cf. lett. nn. 878, 888, 905.



34 Cf. lett. nn. 865, 905, 881.



35 Lett. n. 894.



36 Lett. n. 878.



37 Cf. lett. nn. 878, 882, 885.



38 Cf. lett. n. 875.



39 Lett. n. 865.



40 Lett. n. 914.



41 Lett. n. 881.



42 Lett. n. 876.






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