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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

IntraText CT - Lettura del testo

  • Volume I. LA VITA E L’OPERA.
    • Capitolo XIV. VISITA DI MADRE RACHELE ALL’IMPERATRICE MARIA ANNA CAROLINA (6 settembre 1844).
      • 1. Viaggio a Trieste.
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Capitolo XIV. VISITA DI MADRE RACHELE ALL’IMPERATRICE MARIA ANNA CAROLINA (6 settembre 1844).

 

 

 

1. Viaggio a Trieste.

I ricordi della visita a Roma erano ancora vivi nell’animo di Madre Rachele, quando poté appagare il suo desiderio di incontrare l’imperatrice, protettrice della Pia Opera e benefattrice dell’Istituto.

Non le era riuscito a Venezia, nell’ottobre del 1838, per un disguido dovuto ad informazioni inesatte.1 Sei anni dopo, l’occasione le fu offerta dalla visita dei sovrani alla città di Trieste.

Oltre che dal desiderio di ossequiare e ringraziare l’illustre benefattrice,2 Madre Rachele era anche « pressata da una lettera » di mons. Bernardo Squarcina, vescovo di Rovigo.3

Egli voleva le Suore Dorotee, per aprire un collegio civile, e confidava nel generoso intervento dell’imperatrice per l’acquisto del fabbricato.4


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Madre Rachele era sofferente, ma nulla riusciva a fermarla, quando si trattava degli interessi dell’Istituto. Con il permesso e la benedizione di mons. Balbi, decise di recarsi a Trieste.5

Dopo le ore 22 del giovedì 5 settembre, con suor Maria Rosa Sanfermo s’imbarcò a Venezia. Il mare era calmo, e il viaggio, il primo per mare, si svolse senza alcun disturbo.

Alle ore 8 del mattino seguente, sbarcarono a Trieste. Una persona le guidò all’alloggio del barone Carlo Pascotini.

Egli stava uscendo per recarsi da mons. Luigi Bragato, confessore dell’imperatrice; accolse gentilmente le due suore e, « pieno di bontà », le accompagnò da mons. Bragato.6

Madre Rachele lesse a monsignore la lettera del vescovo di Rovigo, e lo pregò di raccomandare la cosa all’imperatrice.7 Gli parlò pure della casa di Vicenza, e ne informò poi il Farina: « Ho lasciato sentire al Confessore suddetto come tornarono particolarmente cari i 2000 fiorini mandatigli, ed aggiunsi che vorrei poter aver modi per far loro tenere altra grossa somma, che respirerebbero più facilmente ».8

Lo stesso Pascotini presentò Madre Rachele al maggiordomo 


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il conte Maurizio Dietrichstein, che le fece « tanta festa ».9

Ella serbò grato ricordo della « cortese accoglienza » e si ritenne « onorata e consolata » di averlo potuto conoscere personalmente. Spesso si era rivolta a lui, che vedeva « come buon Padre, pel suo ben fatto cuore ».10

Il conte si informò della « sussistenza » dell’Istituto. Madre Rachele vide in questo un segno della sua premura e lo ringraziò. Due giorni dopo, per dissipare ogni dubbio, gli comunicò: « L’assicuro che non abbiamo niun debito, benché ci prestiamo molto in altrui vantaggio, e quantunque senta una grande brama di giovare al mio prossimo, tuttavia vado cautamente, quando si tratta di estendersi, non allontanando le Suore dall’Istituto fino che garantita non sia pel mantenimento loro ».11

 

 




1 Cf. lett. nn. 10, 11, 12.



2 Cf. lett. nn. 931, 935.



3 Cf. lett. nn. 929, 930, 932, 937.



4 Cf. lett. nn. 919, 932. Un primo accenno a una fondazione di Suore Dorotee in Rovigo si era avuto nel marzo 1843. Mons. Squarcina, scrivendo « per un suo affare » al Balbi, esprimeva « anche il desiderio d’aver in altro tempo le Suore »: lett. n. 712. Nell’agosto 1843, Madre Rachele incontrò in Rovigo mons. Squarcina (cf. lett. nn. 745, 750), che nel successivo ottobre visitò l’Istituto di Venezia, e ne ripartì col desiderio d’introdurre l’Istituto nella sua diocesi: cf. lett. nn. 766, 770, 773, 774.

Madre Rachele il 21-12-1843 scrisse al Dietrichstein: « Monsignor Vescovo di Rovigo, veduto il bene religioso e sociale che produce il nostro povero Istituto, è partito desideroso di avere nella sua diocesi una nostra Casa, e già gli ho promesso la fondazione, tosto avrò gl’individui atti, non volendo esporre soggetti insufficienti »: lett. n. 794 .



5 Cf. lett. nn. 930, 932, 937.



6 Cf. lett. nn. 932, 937, 938.



7 Cf. lett. n. 932.



8  Lett. n. 938.



9 Cf. lett. n. 937.



10  Lett. n. 931; « riguardo come nostro buon Padre »: lett. n. 935; cf. lett. n. 707.



11 Lett. n. 931.






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