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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume I. LA VITA E L’OPERA.
    • Capitolo XIV. VISITA DI MADRE RACHELE ALL’IMPERATRICE MARIA ANNA CAROLINA (6 settembre 1844).
      • 2. Udienza della sovrana.
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2. Udienza della sovrana.

Dietrichstein presentò Madre Rachele alla nobildonna Fürstenberg contessa Langravia. Ella chiese all’imperatrice quando poteva ricevere le due suore; e, con sorpresa di tutti, l’udienza fu fissata per le ore 17 di quello stesso giorno.12

Madre Rachele fu commossa dalla grande affabilità della sovrana,13 e le espresse i sentimenti di gratitudine dell’Istituto, ringraziandola della recente elargizione di 500


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fiorini,14 con i quali avrebbe fatto non uno, ma due parati per la cappella della casa di Venezia.15

La ragguagliò pure sullo sviluppo dell’Istituto. L’imperatrice si compiacque di quanto era stato stabilito a Roma riguardo alla conformità dello spirito e del vestito.16

Madre Rachele espose poi il desiderio del vescovo di Rovigo che, essendo « sprovveduto d’Istituti », l’aveva sollecitata a perorare la sua causa.17

L’imperatrice accolse benevolmente la preghiera, chiese la lettera del vescovo e disse: « Io farò quanto potrò volentieri ».18

Madre Rachele offrì alla sovrana una rosetta di S. Francesco e una coroncina. Erano i miseri doni di una povera ed umile suora, offerti però con tanta deferenza! L’imperatrice li gradì e volle pure lo scatolino « dov’erano queste due cosette ».


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Alla richiesta di onorare, con una sua visita, la casa di Venezia per costatare l’impiego delle sue elargizioni, l’imperatrice sorridendo rispose: « Quest’anno no, ma può essere presto ».

Rise pure, quando Madre Rachele mostrò « forse un po’ enfaticamente il gusto di ritornare » nel suo nido, non avendo altro motivo di stare a Trieste se non quello di ossequiare la sovrana.19

Queste parole lasciano supporre che probabilmente Madre Rachele con la Sanfermo la sera stessa del venerdì 6 settembre ripartì, via mare,20 per Venezia.

Certamente l’8 settembre ella era in sede; in quella data infatti scrisse da Venezia al conte Dietrichstein, per ringraziarlo,21 e al vescovo di Rovigo, per informarlo dell’udienza.22

Nei giorni successivi porse i suoi ringraziamenti anche al barone Pascotini23 e a mons. Bragato. A questi manifestò la sua ammirazione per la bontà, con la quale l’imperatrice l’aveva accolta: « Sono restata oltremodo contenta della figlia sua spirituale. Sì, l’umiltà della Piissima Imperatrice mi ha edificata! Oh! come bene si vede in essa Dio possessore del suo cuore. Sia Egli benedetto, e sempre più a sé l’attiri coll’accrescerla in amore ».24


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Infine Madre Rachele diede a don Luca e al Farina dettagliata relazione dell’udienza.25

 

* * *

 

Per mancanza di soggetti, non fu possibile aprire una casa in Rovigo.26 È inesatta, quindi, l’informazione del Guerrini che, citando il Dentella,27 elenca tra le fondazioni dell’anno 1844 anche quella di Rovigo.28

Felice Murachelli afferma che la casa di Rovigo fu fondata nel 1844 da una giovane di 28 anni, della quale non si conosce il nome.29 Probabilmente si fa confusione tra l’Istituto


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e la Pia Opera, tra le suore e le responsabili laiche dell’Opera. Nel 1843-1844 vi fu il progetto di apertura di una casa; la Pia Opera invece fu stabilita in Rovigo nel 1864.

Ne danno conferma le lettere di don Luca, che il 21 giugno 1865 comunica alla Marini: « Eccomi ritornato dalle visite di Rovigo, Este, Adria, dove ho avute molte consolazioni. A Rovigo, città di 7 mila anime, vi sono 650 fanciulle sotto sorveglianza, vi è un’anziana di una famiglia civile che non ha che 28 anni, ed è l’anima di tutta l’opera ».30

Che nel 1844 non sia stata aperta la casa in quella città emerge da quanto lo stesso don Luca scrive alla Marini il 4 marzo 1864 da Rovigo: « Eccomi a darvi le mie nuove che, grazie al Signore, sono buone, e buonissime quelle della Pia Opera. Si è fatta sabato passato la solenne fondazione. S. E.


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Mr Vescovo31 fece l’accettazione e fece pure un discorso che beatificò tutti, ed ha portato l’effetto che il giorno dopo si è raddoppiata la dottrina delle fanciulle. Ora Mr Vescovo è tutto impegno per introdurre le Suore. Qui non vi è nessuna casa di educazione. Si potrebbe farvi un bene immenso. Staremo a vedere. Vi sono certe circostanze che bisogna prenderle al volo ».32

E il 20 marzo dello stesso anno, ancora alla Marini: « Mr Vescovo [di Rovigo] è impegnato a stabilirvi le Suore; oggi si era creduto di trovar la casa, e poi era già data via. Bisogna stare colla Provvidenza ».33




12 Cf. lett. nn. 932, 937, 938.



13 Cf. lett. n. 932.



14 Cf. lett. nn. 898, 903.



15 Cf. lett. n. 937.



16 Cf. lett. nn. 937, 938, 939.



17 La fondazione stava molto a cuore a Madre Rachele che, per questo, aveva accettato un’aspirante « senza niun mezzo di sussistenza »: lett. n. 778. Con una casa in Rovigo, si poteva estendere l’attività nel « basso Polesine » e fare un bene immenso (cf. lett. n. 1025), coltivando la Pia Opera nei paesi di quella diocesi.

Mons. Squarcina in un primo momento aveva pensato alle Dame del S. Cuore; poi chiese a Madre Rachele alcune linee programmatiche per aprire in Rovigo la « Casa di Educazione femminile ». Madre Rachele, pur rilevando la differenza tra « la squisita educazione » delle Dame del S. Cuore e quella « famigliare » delle Dorotee (cf. lett. n. 837), espose un succinto programma per un educandato di fanciulle: cf. doc. allegato alla lett. n. 924.

Nel giugno 1844, ella a Rovigo trattò di quella fondazione, e si nutrirono speranze per il buon esito (cf. lett. n. 853), legato ad un eventuale contributo dell’imperatrice per l’acquisto del locale (cf. lett. nn. 919, 932).



18 Lett. nn. 932, 937.



19 Cf. lett. n. 937.



20 « Eccoci ritornate felicemente da Trieste. Il Dominator dei venti benigno ci concesse il mare »: lett. n. 938.



21 Cf. lett. n. 931.



22 Cf. lett. n. 932.



23 Cf. lett. n. 934.



24 Lett. n. 936.



25 Cf. lett. nn. 937, 938.



26 Cf. lett. nn. 890, 1025.



27 « Le tende della Casa di Venezia si allargarono sempre più. Il Vescovo di Rovigo, Mons. Bernardo Ant. Squarcina aveva nel 1844 chiesto al Fondatore alcune Suore per un educandato nella sua diocesi: questi spedì la lettera alla Guardini, che rispose con uno scritto, nel quale in pochi numeri è espresso succintamente un programma meraviglioso per la fondazione di un educandato di fanciulle. Portatasi frattanto a Bologna, Macerata e Roma, nel ritorno si fermò a Rovigo per concertare con quel Vescovo l’apertura della casa per le educande »: Vita del Sacerdote Conte Luca Passi, cit., pp. 199-200.

Per quanto ci risulta, Madre Rachele conobbe l’intenzione dello Squarcina da mons. Balbi (cf. lett. n. 712). Da questi ebbe pure la lettera con la quale lo Squarcina chiedeva un primo abbozzo per l’istituzione di un educandato (cf. lett. n. 837).



28 Cf. « Quadro cronologico delle fondazioni » in Le Dorotee di Brescia, cit., p. 310.



29 Cf. « Cronologia delle fondazioni delle Suore Maestre di S. Dorotea V. M. », in Cemmo. Storia d’una pieve camuna con note storiche intorno alle parrocchie di Capodiponte e Pescarzo, Litotipografia Editrice S. Marco, Esine 1978, p. 118. In detta « Cronologia » ricorrono altre inesattezze. Ne citiamo qualcuna. A p. 117:

– Si pone nel 1838 la fondazione di Cremona, confondendola con quella di Genova.

– Si afferma che nel 1841 le sorelle Roberti e la Ziller assunsero l’educandato fondato dalla Melchiori. In vero, a Padova andarono solo Marianna Roberti e la Ziller, per sostenere la Pia Opera e la scuola, non l’educandato.

– La fondazione in Forlì viene riferita al 19-2-1841. Per la verità, in quell’anno fu istituita da don Luca in alcune parrocchie la Pia Opera; la casa delle suore fu aperta nel 1850.

– Si dice che il 2-11-1842 entrarono a far parte dell’Istituto di Brescia dodici giovani: M. Graifenberg, M. Daprà, A. Gabós, G. Panizza, E. Bezzi, T. Calza e sei solandre di Ossana chiamate perciò « le tirolesi ». Ma le sei menzionate sono proprio le solandre di Ossana.

A p. 118, la fondazione del « Conventino di Suore Terziarie di S. Dorotea V.M. », in Calcinate, è posta nel 1843. La data è errata; esso fu aperto nel settembre 1838.



30 P. Guerrini, Le Dorotee di Brescia, cit., lett. n. 377, p. 293; cf. lett. n. 382, p. 296.



31 Mons. Camillo dei conti Benzon.



32 ASDR, in P. Guerrini, Le Dorotee di Brescia, cit., lett. n. 361, p. 286.



33 ASDR, in P. Guerrini, ibid., lett. n. 362, p. 287.






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