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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume I. LA VITA E L’OPERA.
    • Capitolo XVII. ULTIMI SPRAZZI DI LUCE.
      • 2. Madre Rachele superiora del conservatorio.
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2. Madre Rachele superiora del conservatorio.

L’acuirsi dei contrasti interni e le difficoltà con la direzione indussero suor Tecla a rinunziare all’ufficio. La Sanfermo il 1° agosto 1852 comunicò la decisione della sostituzione


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all’I. R. Delegazione. Questa diede il suo assenso, auspicando la scelta di un soggetto adatto.15

Alla successione venne chiamata Madre Rachele, che era la persona più preparata ed illustre delle Suore Dorotee, stimata nell’ambiente ecclesiastico e in quello civile.

Alle notevoli capacità e alla grande esperienza univa una perfetta conoscenza dei gravi problemi del conservatorio.

Nel giorno in cui ricevette le consegne (21 agosto 1852), scrisse alla Marini di Brescia: « Mi si offrono molti mezzi per venire purificando me stessa. V’assicuro che aiutata dal Signore, che sempre supplicherò, andrò incontro ad ogni umiliazione, non curando la sensibilità del mio sentire nella misera mia umanità, purché venga più amato il nostro dolcissimo Amante Gesù Sacramentato ».16

La realtà del conservatorio era molto diversa da quella della casa delle Figlie dell’Addolorata, quando Madre Rachele vi giunse il 6 agosto 1838. Ella, però, era la stessa con le doti di saggezza e prudenza, anche se invecchiata di quattordici anni e logorata dal lavoro e dalla malattia. Qualche mese prima era stata in fin di vita.17

Madre Rachele con generosa ubbidienza accettò il gravoso incarico. L’animava lo zelo per la gloria di Dio e il bene delle giovani ricoverate; desiderava unicamente di compiere la volontà di Dio a costo di ogni patimento ed umiliazione.18


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La comunità si componeva della superiora e di tre suore; le persone ospitate nel conservatorio erano sessantadue.19 Direttore era il conte Filippo Nani Mocenigo; amministratore Antonio Zuccoli.

Madre Rachele si pose subito al lavoro, come  documentano 79 lettere, che vanno dal 21 agosto 1852 al 4 aprile 1853. Restano scoperti gli ultimi quattro mesi, e le ricerche nei vari archivi non sono valse a colmare la lacuna. Tuttavia le lettere pervenuteci, integrate da altri documenti, ci consentono di ricostruire e valutare l’opera di Madre Rachele.

Ella iniziò la sua missione raccogliendosi in preghiera; costituì la Madonna superiora del conservatorio e pose le ricoverate sotto la sua protezione.20

Il giorno dopo del suo arrivo, scrisse al p. Bernardino da Portogruaro, invitandolo a predicare un corso di esercizi spirituali.21

In mezzo a tante occupazioni le era di sostegno la preghiera.22 Ella scrive: « Ho pensato, pregato e poi deciso così ».23

All’amica Larcher manifestava il bisogno di preghiera,


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perché il lavoro non le consentiva di dedicarvisi come desiderava.24

Molti e non lievi erano i problemi da affrontare. Occorreva, in primo luogo, instaurare un rapporto di fiducia con l’autorità preposta al conservatorio.

Convinta della necessità del pieno appoggio della direzione e dell’amministrazione, cercò di stabilire con esse una stretta collaborazione, improntata a rispetto, lealtà, fedele osservanza delle disposizioni e grande cortesia.

Il secondo giorno della sua presenza nel conservatorio, il 22 agosto 1852, ringraziando il direttore Nani del suo interessamento, dichiara: « Eseguirò contenta i comandi [che] verranmi dati secondo il buon regolamento. Così avrà la consolazione di vedere Vostra Eccellenza queste figlie educate secondo il suo cuore ».25

All’amministratore Zuccoli scrive: « La piccola refezione credo si potrà darla senza aggravare l’Amministrazione; però esamini tutto e disponga quello che va bene, ché sono nella disposizione sincera di eseguire ogni cosa ».26

I superiori erano molto esigenti: « In questo Istituto vi sono molte brighe colla Direzione, Amministrazione e Delegazione. Queste Autorità continuano a scrivere per ogni piccola cosa ».27 Le pratiche amministrative erano complesse e si richiedeva molta precisione.

Madre Rachele doveva lavorare non poco, per annotare


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tutto e tenere in ordine i registri; ma non si impazientiva mai, anzi si dimostrava sempre pronta a correggere o rifare tabulati e prospetti.28

La sua diligenza e disponibilità venivano apprezzate dall’amministratore, che le prestava volentieri il suo aiuto.

Madre Rachele si teneva in continuo contatto con la direzione e la informava di tutto,29 evitando così incomprensioni, che spesso sono motivo di diffidenza e contrasto.

Sapeva così bene illustrare i problemi della casa e proporre le soluzioni idonee, che il suo pensiero veniva sempre preso in considerazione.30

Per il passeggio e il lavoro delle anziane era riuscita ad ottenere una sala dal direttore. Il permesso però stava per essere da lui revocato, perché gli era stato fatto presente che non poteva concederlo.

Madre Rachele intervenne subito, perché la concessione fosse conservata. Il 23 settembre 1852 scrisse all’amministratore, pregandolo di aiutarla a convincere il direttore e la delegazione provinciale. Con la consueta franchezza aggiungeva: « S’accerti che quantunque lontana dall’opporre a quanto sarà per ordinare il Signor Conte Direttore, non tacerò quello che potrà essere necessario alla conservazione della pace comune, tanto utile alle figlie che si debbono educare ».31

Nello stesso giorno pregò la contessa Mocenigo di perorare la causa presso il direttore e il delegato provinciale, interponendo


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– se necessario – anche il patriarca, onde poter conservare la « pace sì necessaria per ben educare ».32

Questi tempestivi interventi conseguirono l’effetto desiderato. Il conte Nani lasciò l’uso della sala al senso di responsabilità di Madre Rachele,33 di cui stimava la saggezza e la prudenza.34

Per le sue buone maniere, ella riusciva ad ottenere tutto quello che chiedeva per la casa e le ricoverate.35

Nelle festività e in altre circostanze particolari, faceva pervenire alla contessa protettrice, al direttore e all’amministratore un gentile pensiero, accompagnandolo con le preghiere sue e delle ricoverate. Questa cortesia veniva apprezzata dai superiori, che la ricambiavano, sostenendo i suoi sforzi per l’educazione delle giovani.

Madre Rachele aveva il culto delle Regole e ne era scrupolosa osservante. Dalla casa di S. Andrea si era rivolta a don Luca e al Farina per alcuni dubbi. Il problema le si ripropose al conservatorio. Poiché alcuni orari e disposizioni non si accordavano con quanto prescrivevano le Regole religiose, chiese consiglio a mons. Balbi per poter essere tranquilla.36

Con le giovani del conservatorio Madre Rachele si riconfermò ottima educatrice, ispirando a sentimenti di sincero amore tutta la sua attività; soleva chiamare le ricoverate « le mie dilette Zitelle », « carissime ».37


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Il primo giorno, incontrando le ragazze, rivolse loro la parola e le vide « elettrizzarsi ». Passò poi dalle anziane; baciandole, disse a ciascuna qualche parola, come il Signore le ispirava.

A tutte chiese di considerarla come sorella ed amica, perché la superiora era la Madonna. Molte si commossero, ma non tutte; però la Madonna « seppe addolcire anche quelle che mostravansi contrarie [...]. Non era passato il giorno che i cuori tutti si erano ben disposti; e benedicono Iddio, ch’è tanto buono, e la Madonna, che mi abbia qui mandata ».38

Cinque giorni dopo il suo arrivo, scriveva ad un’amica: « Ogni cosa difficile, da quel dì, si è appianata e continua colla benedizione sua [della Madonna] ».39

Le anziane, che si erano sempre mostrate scontente delle Suore Dorotee, con Madre Rachele cambiarono atteggiamento. Ella confidò alla Marini: « Noi siamo come fossimo state sempre amiche; una sola è un poco risentita [...], ma colla grazia del Signore, colla pazienza si vincerà, spero, anche questa ».40

Di fatto, le anziane le si affezionarono al punto di temere di perderla per la sua malferma salute.41 L’intesa era perfetta. Quando Madre Rachele, per la scelta del predicatore degli esercizi spirituali, interpellò le « principali anziane », esse risposero di essere contente, anzi di voler chi avrebbe scelto lei.42


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La sua presenza ristabilì nel conservatorio un clima di serenità e di pace. Tutte le ricoverate divennero migliori e le educande fecero notevoli progressi nello studio.43

Il 1° novembre 1852 confidò alla Madre Maria Concetta Lenzi: « Fra le molte grazie vi dirò [...] questa, cioè la perfetta pace che godo con tutte le Anziane, come [con le] Educande. Esse non sanno che cosa fare per mostrarsi ogni dì più grate a me ».44

Certo, le spine non mancavano, ma ella riconosce: « la grazia le spezza e la Madonna opera continuamente in compagnia del diletto suo Sposo S. Giuseppe ».45

Il metodo, da lei seguito, è quello noto. Era forte nell’esigere l’osservanza regolare e l’ubbidienza; non tollerava insubordinazioni, pronta anche a punirle;46 non si mostrava però mai impulsiva, ma era sempre dolce e affabile; mirava al convincimento ed era attenta alle giuste esigenze delle giovani. Si prendeva cura del vitto e sapeva concedere lo svago conveniente;47 aveva grande premura per le ammalate.48

A tutti sembrava un prodigio che ella, con tanto lavoro, nonostante la malferma salute, potesse reggersi in piedi.49

Madre Rachele si dimostrò la donna della Provvidenza. Seppe ristabilire la tranquillità ed incidere profondamente


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sull’animo delle giovani; lo riconobbe esplicitamente anche l’autorità preposta al conservatorio.

Il delegato provinciale conte Altan, due mesi circa dopo l’arrivo di Madre Rachele, il 16 ottobre 1852 si recò a visitare il conservatorio. Volle vedere tutto e parlare con le anziane, che gli manifestarono la loro contentezza e serenità. Egli esclamò: « Oh quanto è ammirabile la Provvidenza! In un momento di tanta oscurità è venuto Dio a compensarci di tanti mali che passammo; ed il Signore nella fatica rimette la Direttrice, provando così Dio che la tenne in vita per le Zitelle ».50

Prima di ripartire dichiarò: « Ero ben informato, ma ora che io stesso ho veduto ed udito, parto assai edificato e consolato».51

I risultati della direzione di Madre Rachele furono autorevolmente riconosciuti anche dal patriarca Pietro Aurelio Mutti. Nella supplica al Papa Pio IX per l’approvazione della Congregazione delle Suore Dorotee di Venezia, sottolineò i frutti della Pia Opera « nell’informare alla pietà, alla modestia, ed alle cristiane virtù tante giovanette, che mancanti [...] della necessaria cura e custodia per parte dei loro genitori, sarebbero in vece cresciute nella ignoranza delle verità della Fede e di ogni loro dovere […]. E di qua anzi ho creduto bene da vari mesi ad una delle Suore di S. Dorotea appoggiare la direzione dell’altro pio Femminile Istituto, detto delle Zitelle in questa Città, e ne vidi tosto i benefici effetti ».52

Anche nel conservatorio delle Zitelle, come già nell’educandato


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di S. Andrea, la presenza e l’opera di Madre Rachele favorirono il germoglio di vocazioni religiose. Dopo la sua morte, l’educanda Chiara Corner entrò nell’Istituto delle Suore Dorotee e prese il nome di suor Rachele.

 

 




15 Cf. lettera del delegato provinciale Altan n. 13001/1837 del 3-8-1852 alla Sanfermo, ASDR.



16 Lett. n. 1143.



17 Cf. lett. nn. 1153, 1162.



18 Cf. lett. nn. 1143, 1147. « Ah, mi conceda il nostro buon Dio la grazia di far qualche cosa per la sua maggior gloria! Questa sarà la più grande consolazione, che potrò avere sulla terra »: lett. n. 1153.



19 Cf. lett. nn. 1162, 1163. Le ricoverate appartenevano a famiglie nobili, che non avevano i mezzi per educarle bene; si provvedeva quindi con pii legati: cf. lett. n. 1163.



20 « Prima di presentarmi al Signor Conte Direttore Nani, ed alla R.da Superiora, fui nella Chiesa per consacrarmi nuovamente al buon Gesù ed alla Madonna, che pregai essere la Superiora in questa Casa. Sotto il suo manto posi tutte quelle che dovevano essermi affidate. Non respiravo, ma continuamente pregavo, credo non mentire »: lett. n. 1147.



21 Cf. lett. n. 1145.



22 Cf. lett. n. 1147.



23 Lett. n. 1165.



24 Cf. lett. n. 1153.



25 Lett. n. 1144. La mattina del 22 agosto, il signor De Biasi, « spenditore» del conservatorio, mandato da Nani, vi si era recato per vedere quello che occorreva.



26 Lett. n. 1180.



27 Lett. n. 1153.



28 Cf. lett. nn. 1158, 1176, 1180.



29 Cf. lett. n. 1166.



30 Cf. lett. nn. 1164, 1165.



31 Lett. n. 1164.



32 Lett. n. 1165.



33 Cf. doc. n. 215.



34 Cf. lett. n. 1171.



35 Cf. doc. n. 217.



36 Cf. lett. n. 1179.



37 Cf. lett. nn. 1198, 1199, 1202, 1205, ecc.



38 Lett. n. 1147.



39 Lett. n. 1146.



40 Lett. n. 1161.



41 Cf. lett. n. 1167.



42 Cf. lett. n. 1175.



43 Cf. lett. nn. 1179, 1185, 1186, 1187, ecc.



44 Lett. n. 1206.



45 Lett. n. 1175.



46 Cf. lett. n. 1179.



47 Cf. lett. nn. 1176, 1180, 1169, 1192, 1193.



48 Cf. lett. nn. 1207, 1181.



49 Cf. lett. n. 1205.



50 Lett. n. 1187; cf. lett. n. 1185.



51 Lett. n. 1185; cf. lett. n. 1187.



52 Minuta del 15-7-1853, ACPV.






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