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Vincenzo Carbone Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini IntraText CT - Lettura del testo |
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1. Impegno di perfezione. Rachele fin dalla fanciullezza cominciò nell’ambiente familiare l’ascesa verso Dio. Gli « avvertimenti » della pia mamma di « crescere nell’amore di Dio » rimasero impressi nella sua mente e le furono norma di vita. Ella afferma che nulla omise « di ciò che può promuovere la gloria del buon Gesù ».1 Per mancanza di documentazione, il cammino spirituale compiuto da Rachele nel primo periodo di vita resta sconosciuto allo storico. Questi fa la conoscenza di lei, quando ella conta ventotto anni ed ha già raggiunto un alto grado di virtù. Rachele fu la « cercatrice » di Dio! Ricorda che più volte importunava suor Rosa Gioppi, superiora delle Figlie della Carità in Trento, perché le parlasse di Dio e la istruisse.2 Dio fu il fine supremo, al quale orientò tutta la vita, impegnandosi a raggiungerlo con ogni sforzo. Visse nel fermo proposito di santificarsi. Ripeteva spesso: « Io dico sempre al mio Gesù che voglio diventare una gran santa »; « Io voglio divenir santa ».3 Per riuscirvi, chiedeva a tutti che le ottenessero da Gesù le grazie, di cui aveva bisogno, e la fedele corrispondenza ad esse. Scrive alla mamma: « Pregatemi voi quello che mi è necessario, affine possa mantenere al mio Diletto quello che dico ».4 Poneva ogni cura per correggersi dei difetti e progredire nella virtù. Convinta che la persona consacrata a Dio « tiene assoluto dovere d’ascendere alla perfezione »,5 si prefisse di perseguirla con tenacia, collaborando con la grazia divina. Il suo desiderio era di morire a se stessa, per poter vivere solo di Dio sulla terra e poi amarlo per tutta l’eternità in cielo.6 All’amica Orsola Casagrande suggerisce la strada, che ella stessa seguiva: « Accertatevi che quanto più cercherete di privarvi di tutto, più facilmente vi unirete a Dio Signore. Egli è senza dubbio ardua questa via del nulla, ma per mezzo appunto del nulla giungerete al tutto ».7 Come modello si propose Gesù, e chiese a mons. Balbi di ottenerle da Lui « la consumazione di tutto ciò che non è suo [di Gesù] ».8 Confessa a don Marco: « Egli [Gesù], per sua infinita carità, mi lascia sempre più sentire la necessità di staccarsi proprio da tutto, per vivere in Lui; vorrei poter privare anche l’anima mia della veemenza che sente di riposarsi in Esso, perché credo più perfetto il contentamento di ciò che accade al momento per divino volere ».9 Prendeva le contrarietà, le umiliazioni e i patimenti come mezzi di purificazione, che l’avvicinavano di più all’amato Signore,10 bramando di « effettuare quella felice trasformazione, che fece esclamare all’Apostolo: Vivo io, non più io, ma Gesù vive in me! ».11 Con ogni sforzo, procura di spogliarsi di se stessa, per conformarsi a Gesù e vestirsi dello spirito di cui arde il suo Cuore; si svuota della propria volontà, per cercare solo quella del Signore.12 In questo cammino di perfezione e di santificazione è disposta a sostenere qualunque sacrificio.13 Grata al Signore per la recuperata salute, gli chiede la grazia di corrispondere a tanto favore, perché non vorrebbe né vita né sanità, se dovesse abusarne.14 Attingeva forza nella preghiera, mezzo necessario per progredire nella perfezione: « Siamo troppo miserabili, per non aver bisogno in ogni momento di pregare. Questo esercizio fu scala a tutte quelle anime che si prefissero di arrivar alla sommità del gran monte della cristiana perfezione; ma dobbiamo a questo aggiungere la confidenza in Dio e l’amore ai disprezzi ».15 Confessa: « Sente l’anima mia la necessità di continuamente pregare, acciò la mano del Signore non s’allontani dal mio capo ».16
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1 Lett. n. 436. 2 Cf. lett. n. 612. 3 Lett. nn. 436, 480; cf. lett. nn. 232, 242. 4 Lett. n. 436. 5 Lett. n. 828. 6 Cf. lett. n. 272. 7 Lett. n. 270. 8 Lett. n. 219. 9 Lett. n. 267. 10 Cf. lett. nn. 480, 1053. 11 Lett. n. 80. 12 Cf. lett. n. 643. « Oh volontà amabilissima del mio Gesù, tu sei e sarai sempre la mia! »: lett. n. 218. 13 Cf. lett. n. 1167. 14 Cf. lett. n. 1140. Ella desidera impiegare tutta la sua salute per la maggior gloria di Dio e in vantaggio del prossimo: cf. lett. n. 561. 15 Lett. n. 789. 16 Lett. n. 510. |
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