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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

IntraText CT - Lettura del testo

  • Volume II. LETTERE 1838–1839.
    • LETTERE 1839. 8 gennaio – 30 dicembre. nn. 18–220.
      • 83
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Stimatis.mo e Carissimo Fratello in Gesù,1

Giacché ho così bella occasione,2 subito riscontro alla pregiatissima di Lei lettera, la quale mi è stata oltremodo cara.

Con sentimento ho inteso ch’Ella portò così a lungo la costipazione; consolami però l’essere accertata che ora sta bene. Io ne ringrazio l’amorosissimo Iddio, al quale spesso la ricordo.

Ah, carissimo fratello in Gesù, com’è buono Iddio! Egli volle dunque prodigiosamente vincere Monsignore Vescovo.3 Io m’immagino il fuoco, cui sentirassi presentemente acceso il cuore del saggio Prelato, e godo anche in pensando come largamente viene risarcito per le passate sofferenze.

Godo dell’accaduto alla R.da Superiora delle Salesiane di costì.4 Io convengo volentieri con S. Paolo; sì, l’esercizio apostolico serve per acquistare più meriti pel Paradiso; ma mi ricordo


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avere letto che la serafica S. Teresa dice: il Salvatore disse alla Maddalena che aveva scelto la miglior parte, non perché gustava della contemplazione, ma perché, dopo aver esercitato la vita attiva, lavando i piedi dello stesso Redentore in casa del Fariseo, si era esposta ad essere disprezzata, per la rinuncia ch’ella fece delle vanità, e per seguirlo coraggiosamente, annichilando se stessa, dietro gli esempi del Maestro Divino.5

Pure, quantunque conosca questi vantaggi, devo confessare al mio carissimo fratello in Gesù che adoro la volontà del Signore, e che non so volere altro che questa si adempisca in me, ringraziandolo che, per l’infinita sua misericordia, mi scelse, benché indegnissima, per l’apostolica vita; ma l’anima mia sentesi sempre più attirata per la vita nascosta, e le bellezze, che gli occhi miei sono necessitati a vedere in questa città, non servono ad altro che per destarmi maggiore il desiderio di poter sola trattenermi col mio Gesù.6

Il portatore di questa mi è stato mandato dall’umilis.mo Monsignore Vescovo di costì, il quale mi ha dato, con questa umiliazione, non solo una prova della sua carità, ma anche del paterno suo cuore.

Il R.do Padre Casimiro7 avrebbe scritto di più, se io non


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l’avessi pressato. Egli parte, uno di questi giorni, per Treviso; non so poi se resterà fra noi. Mi spiacerebbe assaissimo ch’egli si determinasse d’abbandonarci; ma il motivo lo veggo anch’io giusto, i suoi incomodi esigerebbero una stanza vasta, e noi non abbiamo da dargli che due piccoli stanzini. Basta disponga il Signore come vuole, tutto è buono.

Favorisca presentarmi umilis.ma alla degnissima di Lei Nuora ed alla carissima Sig.ra Gabriella.8

In questa Sacra Novena, m’ottenga dal Caro Gesù due grazie: la prima sia contrizione vera, per le commesse colpe; la seconda, ch’io non lo abbia mai più da offendere.

Piena di stima e di santo affetto, la lascio nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria

Umilis.ma Dev.ma Obbl.ma Serva e Sorella in G.C.

                        Suor M. Rachele Guardini

 

Venezia li 2 Giugno 1839

 

Allo Stimatissimo Signore – Il Sig. Carlo Manziana – Brescia





1 ASDR, reg. I [pp. 37-38]. Carlo Manziana, nato a Ghedi (1770) da Giacomo e Giulia Gussago, sposò Elisabetta Mamertini. Si stabilì a Brescia per il commercio delle sete. Sostenne molte opere di educazione e di beneficenza. Chiamò a Brescia le Figlie della Carità (Canossiane) e aiutò il nascente Istituto delle Ancelle della Carità. Favorì anche in quella città la fondazione delle Suore Dorotee: cf. P. GUERRINI, Le Dorotee di Brescia, cit., pp. 23, 36, 59. Morì a Brescia il 30-1-1842: cf. L. FOSSATI, Carlo Manziana (1842-1942), nel giornale « L’Italia », 31-1-1942. Il conte Antonio Valotti, il cav. Clemente di Rosa e il Manziana, per la loro virtù, erano chiamati dal popolo bresciano « i tre santoni »: cf. L. FOSSATI, Beata Maria Crocifissa Di-Rosa, cit., p. 430.



2 Si trovava a Venezia un sacerdote di Brescia: cf. lett. n. 81.



3 Carlo Ferrari.



4 Madre Antonia Felice Bisleri.



5 Cf. Il Castello dell’anima. Mansione settima, cap. 4, n. 13: Opere di Santa Teresa, t. VII, Milano, Tipografia e Libreria Pirotta e C., 1841, pp. 40-41.



6 Cf. lett. n. 81.



7 Teresio Cividale (Giacomo Scortegagna) ex carmelitano, nato in Monte Magré il 27-8-1776 da Giuseppe e da Paola Avvanzini. Entrò nel noviziato dei Carmelitani Scalzi a Vicenza. Fu ammesso alla vestizione il 22-12-1795 ed emise la professione il 30-6-1797: cf. « Catalogus Religiosorum Carmelitarum Discalceatorum Provinciae Venetae, ab a. 1674», p. 113; « Libro degli atti capitolari del noviziato di S. Girolamo di Vicenza, 1750-1808», ACSV. Morì a Schio il 29-1-1843: cf. « Registro parrocchiale dei defunti », a. 1843, n. 27, APSPS.



8 Maria Gabriella Echenos, nata il 27-3-1798 a Besançon (Francia) da Giuseppe e da Teresa Adelaide Chapuis. Il padre, capitano dell’esercito francese, nel 1800 stazionò a Brescia con la famiglia. Quando ripartì, Gabriella rimase presso i signori Avanzi, che la tennero come una figlia e le lasciarono tutti i loro beni. Il 7-10-1815 sposò il nobile Corradino Bornati, dal quale poi si separò legalmente per la di lui condotta sregolata. Si dedicò a opere di carità e si meritò in Brescia la stima di « piissima e benefica signora ». Fu sorvegliatrice della Pia Opera: cf. P. GUERRINI, Le Dorotee di Brescia, cit., p. 19; lett. n. 2, p. 36; n. 5, p. 37, e molto si adoperò per il bene delle ragazze. Stretta amicizia con Paolina di Rosa, con lei si dedicò all’assistenza dei malati. Quando furono fondate (1840) le Ancelle della Carità, Gabriella divenne vicaria della di Rosa, alla quale fu di grande aiuto. Morì il 12-2-1844. Tutta Brescia la onorò e dalle Ancelle è considerata confondatrice.

Cf. L. FOSSATI, La nobile Maria Gabriella Echenos Bornati, in Beata Maria Crocifissa Di-Rosa, cit., pp. 271-294.






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