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Vincenzo Carbone Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini IntraText CT - Lettura del testo |
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!
Molto Reverendo Padre,1 Sia ringraziato il Signore, che le ha ispirato di scrivermi; avevo timore ch’Ella fosse ammalato. Ho letto la pregiatissima sua a tutte le mie figlie, che si consolarono intendendo l’approvazione avuta da Sua Santità per l’Istituto.2 Sì, sì lodiamone il misericordioso Iddio ed a sola sua gloria dirolle che larghe benedizioni Egli versa sopra di noi. Nell’altra mia Ella avrà inteso la moltitudine di ragazze, che alla festa vengono all’Oratorio, indi passano la giornata nell’orto.3 Tra queste fui avvisata che quattro sorelle, colla loro lingua, scandalezzavano tutto il vicinato. M’accostai ad una delle maggiori, le feci delle interrogazioni e continuai a farle conoscere la sua cattiva situazione; aggiunsi cosa doveva fare per divenire buona. Si commosse la stessa e, piangendo, mi pregò di riceverla, che verrebbe a scuola.4 Non sapevo cosa decidere, atteso i pochi individui, che tengo atti a quest’officio, ed i molti impegni che ho; quando, nello stesso momento, fui chiamata e vidi la madre di queste, che piangente mi pregava di ricevere le sue figlie nell’Istituto, e raccontavami la loro maniera di vivere, per cui venni a scoprire che la maggiore, avente l’età di vent’anni, non conosceva esservi i santi misteri e per conseguenza non si era mai accostata ai santi Sacramenti. A questo disordine non seppi tacere, rimproverai la madre per la trascuratezza sua, perché in Venezia non mancano mezzi per venire istruiti, e poi assunsi di riceverle alla scuola.5 Subito si sparse voce che facciamo questa. Concorsero molte madri ed in un momento n’ebbi venti; poi, continuando a perorare altre, io non sapevo come fare per la ristrettezza del locale, quando, una mattina, dopo aver ringraziato il Signore per la buona notte concessami, vennemi in mente di scrivere al Sig. Co. Revedin. Partecipai ciò a Maria Rosa,6 alla quale piacque il mio pensiero. Pure lasciai scorrere qualche giorno per pregare, quando, il giorno due corrente,7 ho scritto allo stesso, pregandolo di farmi sapere, col mezzo di sua sorella,8 come potevo fare a parlargli, avendo una cosa che riguardava la gloria del Signore. Egli, pieno di carità, il seguente giorno si portò all’Istituto. Gli feci vedere la necessità che avrei di un luogo grande, affine [di] ricevere le povere a scuola. Vide egli com’erano ristrette nel luogo, ove si trovano presentemente; bramò che gli mostrassi dove si potrebbe formare la scuola. Mi vergognavo di presentargli tre locali rovinosi da ridurre in uno. Guardò bene, poi sorridendo mi disse: non ci rovineremo per questo; e dimandommi se avevo fatto apparecchiare il preventivo. Con semplicità risposi che non avevo altro preparato che preghiera. Tosto mi diede ordine di far esaminare quale sarà la spesa e fargliela sapere. Ma la sua carità non seppe differire un momento; ritornato a casa, mi fece subito avere 310 lire, così esprimendosi con lettera: « Mi fo dovere trasmetterle questo denaro, acciò possa sollecitamente far ristaurare il locale, da me visitato, nel fermo proponimento di somministrarle quanto sarà per occorrere ».9 Un ingegnere ha fatto il preventivo di 667 svanziche, per cui ho fatto chiamare un altro.10 In seguito le dirò il risultato. Il giorno 30 Sua Eminenza11 mi ha mandato il libro della seconda edizione della divota operetta a Gesù Redentore,12 annunciandomi amorevolmente (ed in modo da confondere per la sua umiltà) che tutte le persone, che faranno il divoto esercizio la terza domenica di luglio, acquisteranno indulgenza plenaria, accostandosi ai SSmi Sacramenti. Non so se le abbia partecipato che, nell’ultima unione di S. Cassano, abbiamo determinato col R.mo Sig. Parroco13 di solennizzare la Santa Protettrice della Compagnia, cioè la Visitazione di S. Elisabetta, e, perché cadeva questa in giorno di lavoro, restò fissato per ieri. La chiesa era apparecchiata da festa; i banchi messi al lungo della stessa e coperti di damasco; tra le Cooperatrici e le fanciulle, capaci per la Santa Comunione, mi venne detto che ascendevano al n. di 100; le altre fanciulline credo fossero 150. Il Sig. Parroco ha celebrato e tenuto un bellissimo discorso, il quale era finito, quand’io sono giunta; ciò per essere stata ingannata dall’orologio, cosa che non mi è mai avvenuta. Egli le ha comunicate ed altro Sacerdote ha celebrato, intanto che facevano il ringraziamento, finito il quale, ho distribuito alle Assistenti e fanciulle il regolamento di vita, e mostravansi tutte infervorate. L’altro giorno venne la giovane Taverna,14 per fare gli esami di terza Classe, ma un ordine governiale li vieta fuori di tempo; così è disposta di entrare nell’Istituto e li sosterrà, quando sarà il tempo. Il R.do D. Agostinelli dissemi di averle scritto cosa pensa per la fondazione di Bassano. Ella vede, caro Padre, quanti motivi ho per consolarmi; assicurandola esservi anche nell’interno dell’Istituto una grande mutazione. Le Educande sono divenute agnelli e le Suore molto più osservanti delle Regole; ma con tutto questo trovomi in un continuo malstare, per cui la cura delle acque e bagni a nulla mi giova. Parmi che, se venissemi permesso di nascondermi agli occhi delle creature tutte, oppure di rinunciare la direzione, starei meglio. Ho bramato di scrivere a D. Rigler,15 per chiedergli un consiglio; e Monsignore16 risposemi che non vuole, dicendomi che la volontà del Signore si manifesta ogni giorno più chiaramente. Devo pur confessarle che, per obbedire, mi sento morire, per cui vittima mi offro continuamente al Signore,17 che prego d’aiuto, acciò adempia la sua santissima volontà. Ah Padre mio! per carità mi raccomandi anch’Ella al caro Gesù; è per me una gran pena il vivere in questo modo; ma se questo è il volere di Dio, sono contenta di così stare anche per tutto il breve corso di mia vita. Lascio per non abusare della bontà sua, pregandola di presentarmi doverosa a tutti di sua famiglia Umilis.ma Dev.ma Obb.ma Figlia Suor Maria Rachele Guardini
Venezia li 8 Luglio 1839
Al Molto Reverendo Signore Il Molto R.do Sig. Co. D. Luca Passi Bergamo
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1 ASDR, reg. I [pp. 50-52]. 2 Cf. lett. nn. 73, nota 2; 79, nota 2. 3 Cf. lett. n. 86. 4 Come nella formazione delle suore, così nell’educazione delle ragazze Madre Rachele seguiva il metodo del dialogo e della persuasione, raggiungendo ottimi risultati. 5 Il cuore di Madre Rachele non sapeva restare indifferente dinanzi alla salvezza della gioventù; nel suo zelo, era capace di ogni sacrificio. Tendeva la mano alle persone generose, per ottenere l’aiuto necessario a creare le strutture adatte all’assistenza delle ragazze povere ed esposte ai pericoli. 6 Sanfermo: cf. lett. n. 96. 7 Cf. lett. n. 96, nota 4. 8 Paolina Antonia, ex monaca benedettina (Maria Maddalena). Il 21-5-1793 aveva emesso la professione religiosa nel monastero di S. Matteo di Murano. Dopo la soppressione, ritornò in famiglia, ma continuò a vivere secondo lo spirito e i voti religiosi. Con il fratello Francesco si dedicò ad opere di carità. Alla di lui morte, ne ereditò i beni e li profuse a favore dei poveri, di Istituti religiosi e di ospizi. Aiutò seminaristi poveri e giovani bisognose, candidate alla vita religiosa o che dovevano contrarre matrimonio. Dopo breve malattia, si spense il 23-5-1850 all’età di 84 anni, compianta da tutti. Fu tumulata in una cella nei chiostri del convento dei Padri Minori Riformati Francescani in S. Michele di Murano: cf. Menzioni onorifiche dei defunti... in Venezia nell’anno 1850, per cura di G.B. Contarini, Venezia 1851, Tipografia Giuseppe Grimaldo, pp. 26-28. Nel testamento (21-5-1846) dispose un legato di 300 lire austriache per l’Istituto delle Suore Dorotee di Venezia: cf. lett. (27-6-1850) di Giuseppe Bachmann alla superiora, ASDR. 9 Cf. lett. n. 97. 10 Cf. lett. n. 100. 11 Jacopo Monico. 12 Il mese di luglio, scritto da Anna Marovich: cf. lett. n. 95, nota 2. 13 Don Simone Marinoni. 14 Cf. lett. nn. 98, 99. 15 Peter, nato a Sarnthein – Sarentino (28-6-1796) da Joseph e Magdalena Schweitz. Compì gli studi filosofici e teologici a Trento, ove fu ordinato sacerdote (6-9-1818). Gli fu affidata (1819) la cattedra di teologia morale nel seminario e nel 1829 fu nominato rettore. Dopo due anni, lasciò questo ufficio e riprese quello di direttore spirituale. Istituì un pensionato studentesco e un oratorio maschile. Nel 1831 entrò nella Congregazione del Rosmini. Fu nominato superiore della comunità di Trento; poté così continuare la sua attività in seminario. Il Rosmini, non avendo ottenuto l’autorizzazione governativa, chiuse la comunità di Trento. I soci dovettero quindi recarsi in un’altra casa, oppure uscire dalla Congregazione. Il Rigler, seguendo il desiderio del vescovo, lasciò l’Istituto. Dal 1837 al 1854 insegnò teologia pastorale nel seminario e pubblicò diverse opere. Quando l’arciduca Massimiliano Giuseppe d’Austria-Este fondò a Lana una comunità di suore dell’Ordine Teutonico, la direzione spirituale venne affidata al Rigler. Entrato nell’Ordine Teutonico, iniziò il noviziato nel 1841 ed il 9-6-1842 emise la professione. Fece rifiorire l’Istituto delle Suore e nel 1855 fondò la comunità sacerdotale di Lana, assumendone la direzione. Redasse la Regola, che fu approvata nel 1871 da Pio IX. Questa fondazione garantì l’avvenire dell’Ordine Teutonico. Morì a Trento (6-12-1873) e le sue spoglie furono traslate a Lana: cf. U. Gasser, E. Gruber, A. Bacher, Peter Rigler, Verlag Wissenschaftliches Archiv Bonn 1973; U. Gasser, Peter Rigler, in « L’Osservatore Romano », 25-1-1974, p. 6; Id., Una vita per la Chiesa. P. Pier Paolo Rigler riformatore della diocesi di Trento e dell’Ordine Teutonico, trad. dal tedesco di G.P. Dal Toso, Bolzano 1987. Nell’organizzazione della Pia Opera in Trento, don Luca propose (1833) come direttore generale mons. Freinadimetz, provicario generale, e come vicedirettore il Rigler: cf. lett. di Rigler al Rosmini, 12-3-1833, ARS. 16 Balbi. 17 Cf. lett. nn. 46, 63, 67, 108.
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