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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

IntraText CT - Lettura del testo

  • Volume II. LETTERE 1838–1839.
    • LETTERE 1839. 8 gennaio – 30 dicembre. nn. 18–220.
      • 146
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Molto Reverendo Padre,1

Ho ricevuto la carissima sua, dalla quale ho inteso la bella e dolce unione che continua regnare nella rispettabilissima sua famiglia.

Ciò nulla mi sorprende, sicura che tutti tendono a crescere nel santo amore di Dio; così anche la santa carità trova mezzi per compatire tutto ciò che non si oppone al divino volere.

Che cosa dirolle, mio caro Padre, di queste figlie? Io sono sempre più confusa, vedendo le benedizioni che il misericordioso Iddio versa di continuo sopra questo suo niente, che atto sarebbe a commettere tutti i mali del mondo, s’Egli con la benefica sua mano non lo sorreggesse.

Noi godiamo un anticipato paradiso, per la bella concordia che vi è nell’Istituto nostro. Molte mi dicono che sembra loro di essere nella regione dei beati, persuase che in terra tanto difficile sia il godere di così bella pace.

Anche le fanciulle danno piacere, avuto sempre riguardo a quelle che si deve compatire qualche difetto, perché dipendente piuttosto dal fisico loro che da cattiva volontà.

Spesso parlano di Lei e, domenica sera, io mi ero ritirata nella stanza per scrivere, quando a poco a poco fui attorniata da qualche Suora e da un drappello di queste care anime, e ricordavano i suoi discorsi,2 pregandole dal Signore ogni benedizione.

Poi continuavano esse farmi proteste, onde mostrarmi il


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dolore che sentono per la mia partenza; e qualcuna ho dovuto confortarla perché piangente.

Tutte mi assicurarono che in tempo di mia assenza si diporteranno benissimo, affine dimostrarmi che amano Iddio, ed anche per donarmi la consolazione, al mio giungere, di poterle tutte abbracciare, (avendo minacciato che, se qualcuna si diporterà male, io non l’abbraccerò, ma che sarammi questo un gran dolore).

Ieri è stato qui Monsignore,3 il quale ha mostrato di essere contento anche della mia salute. Egli ha riso, perché gli ho detto che ho fatto, in altro caso poi, come Davide il quale in tempo della malattia del figlio di Bersabea pianse e si coprì di cenere; e quando si vide privo, adorò la volontà di Dio e si mise a mangiare.

Io nulla ho lasciato, onde mostrare l’insufficienza mia di governare, mostrandolo anche la mia poca salute; ma ora che si è manifestata la volontà di Dio, benché contraria sia in questo alla mia, l’adoro e dalla sua carità infinita aspetto tutto, affine di non restar confusa.4

Dal Sig. Carlo Manziana ho avuto una lettera, nella quale mi dice che spera sia epoca di grazia il prossimo 9bre.5 Gli ho risposto che lo desidero ardentemente, mostrandogli che non saprò mai persuadermi da me stessa di non essere chiamata ad esercitare l’ultimo ufficio tra le Adoratrici. Io mi assicurerò di ciò, quando verrò da Monsignor Vescovo di Brescia6 esclusa; però gli dissi di ringraziare il Signore, che adopera


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questa miserabile creatura, per far trionfare la sua misericordia ed onnipotenza.7

Ah, caro Padre, cosa sarà mai, quando l’anima giungerà al possesso del Sommo Bene? Se tanto veementi quaggiù sente l’anima gli attratti per unirsi a Lui, che cosa sarà, quando ne goderà il possesso?

Per me sono contenta, colla grazia di Dio, di soffrire tutto quello ch’Egli disporrà di me, purché mi conceda di sempre fare la sua santissima volontà.

La povera Serafina si alza, ma non istà molto bene. Il Tita, poveretto, dal giorno di loro partenza è ancora in letto con febbre; egli soffre con somma pazienza.

Tutte queste mie figlie le baciano la sacra mano; e la Chiarettina mi dice [di] dirle che vuol divenire santa.

Sua Eminenza8 mi ha fatto sapere che lunedì prossimo viene all’Istituto. Verrà, in quest’occasione, cresimata la Chiaretta.

Monsignore tanto la riverisce. La mia partenza pel Tirolo9 sarà il giorno 9, ed il giorno 12 spero di baciare la mano alla mia povera mamma.

Dica al Sig. Co. D. Luca che non ho ricevuto ancora niuna risposta dal Sig. Parroco del Lavis.10 Attendo fino [a] sabato e poi scriverogli di nuovo, acciò possa egli, intanto che facciamo il viaggio di Capriana, combinare le cose.


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Favorisca presentarmi doverosa con tutti della rispettabile sua famiglia, la quale trovo sempre nel Costato di Gesù, che spero ivi riposi.

Ho riverito a suo nome il Padre Confessore.11 Ei così disse: Videmi appena che mi tenne a core, perché arde in lui viva fiamma d’amore.

Piena di rispetto ho l’onore di dirmi, pregandola della carità di tutte benedirci

Umilis.ma Dev.ma Obb.ma Serva e Figlia

                            Suor Maria Rachele Guardini

 

Venezia li 3 8bre 183912

 

Al Molto Reverendo Signore

Il Molto R.do Sig. Co. D. Marco Passi

Bergamo

 





1 ASDR, reg. I [pp. 80-81].



2 Del corso di esercizi spirituali: cf. lett. nn. 136, 137, ecc.



3 Balbi.



4 Per ubbidienza aveva accettato la riconferma nell’incarico di superiora: cf. lett. n. 143.



5 Forse allude all’istituzione delle Adoratrici in Brescia.



6 Carlo Ferrari.



7 Cf. lett. n. 143.



8 Monico.



9 Cf. lett. nn. 139, 143, ecc.



10 Don Bartolomeo Odorizzi, nato a Méchel (Trento) il 29-1-1804, fu ordinato sacerdote il 24-9-1826 e il 7-6-1835 divenne parroco di Lavis (Trento).



11 Don Francesco Driuzzo.



12 Altre 5 lettere (nn. 147-151) portano questa data.






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