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Vincenzo Carbone Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini IntraText CT - Lettura del testo |
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!
R.mo Monsignore e Padre mio Benignissimo,1 Io verrei personalmente a baciarle la mano, per augurarle ogni benedizione del Signore nelle prossime Sante Feste; ma il riflesso che ciò servirebbe per procurare a me un piacere ed alla Sig.ria V.ra R.ma un disturbo, attesa la moltitudine d’affari ch’Ella tiene, mi contenterò pregarle dal buon Gesù tutto quello che il grato cuor mio sente, tanto per l’accrescimento suo in santità, come pel bene suo temporale. Ah caro Padre! Ella mi ottenga dall’Amante Divino la grazia di sempre obbedire ad imitazione del caro Gesù. Ieri è stato all’Istituto il Sig. D. Magrini, il quale mi ha favorito l’Orazione da lui recitata nel giorno dell’apertura della chiesa dell’Istituto di Vicenza,2 ma non ho potuto leggerla senza sentirne dispiacere, attese le esaltazioni non vere, che trovai; ed anche pel modo, con cui trattano il povero Co. D. Luca.3 So ch’Egli opera per amore di Dio, perciò è buono, che non riceva dalla creatura gratitudine, ma non posso però negare che mostruoso sia tal modo d’operare. Ho nuovamente ricevuta lettera dallo Stato Pontificio, dove mi si annuncia che altri tre Curati di Roma hanno chiesto la Pia Opera, e pressano l’ottimo Fondatore Passi a portarsi colà. Ho trovato nelle Annotazioni del nominato opuscoletto altra cosa non vera; non vorrei che facesse impressione nei genitori di qualche educanda.4 Basta, disponga il Signore ciò che gli piace. Lascio per non abusarmi della di Lei bontà; le bacio la sacra mano e la prego di benedirmi Umilis.ma Dev.ma Obbl.ma Serva e Figlia Suor M. Rachele Guardini
Venezia li 17 Aprile 1840
A Mons. Reverendissimo Il R.mo
Monsignor Co. Roberto Balbi S.P. Mani
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1 ASDR, reg. I [pp. 165-166]. 2 A. Magrini, Orazione per l’apertura della chiesa dell’Instituto delle Maestre di Santa Dorotea in Vicenza, Padova, Tip. Cartallier e Sicca, 1840, pp. 32. Il Farina il 12 aprile (prot. n. 117/82) ne inviò copia al patriarca Monico e a mons. Balbi. L’Orazione, riveduta nella forma, fu riprodotta in Continuazione delle Memorie di Religione di Morale e di Letteratura, tomo X, Modena, Tipografia Eredi Soliani, 1840, pp. 249-276. Rilevante è l’omissione della nota 1 (pp. 31-32). 3 Il testo, ridondante di retorica, conteneva (p. 21) un riferimento generico ed anonimo alla Pia Opera: « Ricordate […] la Istituzione nata già pochi lustri in su quel di Bergamo col nome di Pia Opera di Santa Dorotea, alla cui conservazione e perfezionamento intende il presente Istituto. Dallo zelo diffusa di pii Missionari ». Sorprende il silenzio del nome di don Luca, riconosciuto e noto fondatore dell’Opera e propagatore di essa. Il silenzio rifletteva il clima di freddezza creatosi verso don Luca. Il Magrini a p. 22 traccia il seguente quadro nero: « La Pia Opera, quanto semplice nei modi, altrettanto fu facile a dissiparsi. Promotori zelanti videro ad un tratto dileguarsi i frutti di lor fatiche; disciolte le consuete adunanze, diradati i drappelli, cercarsi invano cooperatrici di ferma costanza e di maturo senno; tolti per morte o per altro fato i Pastori, talora fra le censure del mondo, tutto crollar l’edifizio ». In verità, anche se la Pia Opera stentava a svilupparsi in Vicenza (cf. docc. nn. 20, nota 5; 31, 33) fioriva in molte città per l’instancabile attività di don Luca e don Marco. Madre Rachele vide nel giudizio del Magrini una mancanza di gratitudine verso don Luca e l’alterazione della verità, che avrebbe potuto arrecare danno all’Opera: cf. lett. n. 271. 4 La nota 1 (pp. 31-32) in modo non chiaro dava notizie sull’Istituto delle Maestre di S. Dorotea in Genova, Rivarolo, Venezia, Schio e Vicenza, quasi si trattasse dello stesso Istituto, mentre invece le origini e le vicende erano diverse. Si assegnava l’inizio dell’Istituto di Vicenza al 2-2-1828; ma a quella data risale la Scuola di Carità, mentre l’Istituto sorse nel 1836. Di Venezia, senza nominare don Luca, si dice che all’Istituto Barbaro, per « insinuazione » del viceré, « fu sostituita una Casa Filiale di due Maestre, distaccate dalla Casa Centrale di Vicenza, alle quali si aggiunsero tredici pie Donne del primiero Istituto, in cui si ricettano a convitto 18 fanciulle indigenti, e 40 a scuola ». È inesatto che due Maestre di Vicenza si recarono a Venezia. Vi andò solo Madre Rachele, che don Luca aveva condotto a Vicenza per un breve periodo, con l’intenzione di trasferirla poi a Venezia. Ancora, i dati riferiti non sono esatti (cf. lett. nn. 3, 208). Infine, le « fanciulle indigenti » non erano educande del convitto, ma alunne esterne della scuola. Madre
Rachele forse fece presenti i suoi rilievi al Magrini, che nella ristampa dell’Orazione soppresse la nota 1. |
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