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Vincenzo Carbone Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini IntraText CT - Lettura del testo |
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!
Molto Reverendo Signore,1 Più volte ho bramato sapere come la Signoria Vostra Reverenda si trova, conoscendo quanto interesse tiene per la gloria di Dio e salvezza delle anime, ma volli offerire a Dio anche questo mio innocente desiderio, per non contentarmi. Ora ho il piacere d’intendere che Lei unitamente alla cara sua famiglia sta bene. Ringrazio di cuore il buon Gesù e lo prego conservarli, acciò possano farsi meriti maggiori, sollevando come fanno tanti poveretti. Godo udire i buoni diportamenti della mia sorella Marietta, che alla carità di Lei raccomando colla mia cara Mamma. Da qualche letterina ricevuta dalla sorella ho potuto scorgere gli avanzamenti di lei nello studio. Bramo che progredisca bene, affine possa in altro tempo essere più pronta per eseguire quello [che] Dio vorrà da essa. Duolmi sentire che la Pia Opera costì sia abbandonata. Questo viene a mostrare maggiormente la necessità dell’Istituto, che la sostenti.2 Qui le cose, per misericordia del Signore, camminano assai bene, per cui ho tutti motivi di confondermi per le tante benedizioni di Dio sopra questa sua creaturella, che tanto immeritevole si conosce di essere dalla sua bontà riguardata. Le dirò che l’Eminentissimo Cardinale Patriarca gode, sorpreso della maniera che Dio ci benedice. Fu da noi per eseguire la Pastoral sua Visita il dì ventinove giugno,3 dopo la quale mi scrisse una lettera4 che a me indegna serve di confusione, ma perché Iddio venga glorificato, vorrei che tutto il mondo la leggesse. Il giorno tre corrente, nuovamente ci onorò sua Eminenza di sua presenza, ed eranvi molte altre persone dignitose per vedere la funzione, che il Sacro Pastore teneva, cioè il ricevere la rinnovazione dei nostri Voti e dava la Medaglia alle mie carissime Sorelle;5 cosa che tanto presto non doveva venir eseguita, ma per i loro buoni diportamenti volle usare l’indulgenza e dargliela. In quest’occasione fece un bellissimo discorso accompagnato da quella celeste unzione, di cui è piena l’anima sua; dove palesò il contento che prova d’avere in questa città il nostro povero Istituto e quanto ei brama venga diffuso. Continuò poi dandoci gli avvertimenti che l’Apostolo diede al suo Tito, mostrandoci che, quantunque sieno essi dati ad un Vescovo, pure pel quarto Voto6 che pronunciamo di zelare per la gloria di Dio, anche a noi, colle debite proporzioni, sono adattati. Ecco in santa semplicità ciò manifestato, per impegnare maggiormente la di Lei carità [ad] ottenermi dal buon Gesù la grazia di corrispondere a tanta sua bontà. Accludo un piccolo squarcio della lettera,7 che degnossi scrivermi dopo la funzione suddetta. Le confesso invero che tanto è penetrata l’anima mia del suo conoscimento, che faccio violenza [a] scrivere cose che a me conosco non appartenere, ma serviranno a darmi spinta onde operare in avvenire più facilmente. Riguardo alla giovane da Lei raccomandatami,8 è conosciuta qui da due giovani Cembrane,9 che molto bene corrispondono alla vocazione loro. In questo momento posso indulgentare nelle accettazioni, attese le varie ricerche di fondazioni; pure bramo sapere che cosa tiene in dote, come lo sviluppo che si può attendere dalla stessa. Mi sarebbe anche caro ch’Ella esperimentasse la capacità della medesima nel comporre, assicurandola che per l’Istituto nostro non basta bontà, ma conviene [che] alla bontà uniscano talento. La prego presentarmi doverosa con tutta la sua cara famiglia, mentre piena di rispetto bacio sua sacra mano ed ho l’onore dirmi Umilis.ma Devotis.ma Obbl.ma Serva Suor Maria Rachele Guardini Dall’Istituto di S.ta Dorotea il dì 14 Agosto 1840
Al Molto Reverendo Signore D. Gio. Batta Mora – Riva
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1 ASDR, reg. I [pp. 199-200]. 2 Era questo il convincimento di don Luca. « La Pia Opera di S. Dorotea ormai tanto diffusa e conosciuta per la prova de’ fatti tanto vantaggiosa in se stessa, e adattata ai nostri tempi, non si potrebbe ragionevolmente sperare, che si mantenesse nel suo spirito, e senza venir meno della sua efficacia, ove non le si desse un’anima permanente, e tutta sua propria […]. Or non si vede, come poterle dare un’anima permanente, e tutta sua propria, fuorché con un Instituto di Suore, le quali abbiano per loro fine la conservazione e la promozione della medesima»: Regole, 1840, p. 5. 3 Si ripete l’errore della lett. n. 315. La visita del patriarca Monico avvenne il 29 maggio: cf. lett. nn. 287, 288, 289. 4 Cf. doc. n. 55. 5 Cf. lett. nn. 307, 308, 311. 6 « Promuovere sotto la direzione dell’ubbidienza la Pia Opera»: Regole, 1840, pp. 13-14. 7 Non ci è stata conservata. 8 Cristina Toniolli: cf. lett. nn. 408, 472. 9 Anna De Micheli e Teresa Nicolodi. |
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