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Vincenzo Carbone Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini IntraText CT - Lettura del testo |
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!
Molto Reverendo Signore,1 Piacque al buon Gesù concedermi alla fine la grazia di potergli spedire le Regole.2 Io volevo soddisfare anche per la diligenza, ma sono stata assicurata esserle cosa più cara ricevere costì il pagamento. Approfitto di sua bontà, per far sentire a tutte le mie care Sorelle che l’amabilissimo nostro Gesù ci ha poste un poco nel fuoco della tribulazione, onde far prova di noi; ma era benissimo necessario che, dopo tanti motivi di consolazione, Egli ci visitasse nella maniera la più preziosa. Alla Signoria Vostra R.da è già noto che non tutti gli individui di questo Istituto sono atti allo scopo dello stesso, attesa l’età loro di alcuni; quando mi sono veduta ad un tratto gravemente ammalata una in modo particolare attiva.3 Il medico temeva vicina l’infiammazione, fino a dubitare dello sfacelo, ma il misericordioso Iddio, mosso dalla nostra situazione, gli piacque ridonarle istantanea guarigione, per mezzo della nostra cara S.ta Dorotea. La cosa fece chiasso, per cui Sua Eminenza l’ottimo Cardinale Patriarca ne volle storica narrazione dal medico curante,4 nonché dai professori che furono consultati. Il primo lasciò sentire il concorso speciale della grazia, perché non avrebbe potuto alzarsi, né rimettersi improvvisamente in forze, senza una grazia sovraumana, dopo nove giorni di forte malattia; ma uno dei professori disse che può esser accaduto questo per fenomeno naturale. Noi siamo grate al buon Gesù, che ci ha consolate; senza titubanza poi riconosciamo il beneficio da Lui. Il nostro Sacro Pastore, iscrivendomi sopra ciò, dice, dopo aver udito le mediche opinioni: «Il Signore, padrone di tutto, volle spingerla al sepolcro e poi ritirarla». Ella faccia perciò la carità di unirsi a noi e ringraziare l’infinita bontà di Dio, che tanto largisce sopra queste sue miserabili creature. Ieri è stata all’Istituto la santa famiglia dell’ambasciatore di Portogallo Lavradio.5 Mi hanno parlato di loro con piacere. Oggi torneranno, perché ho ottenuto permesso dal nostro Superiore di sortire un poco con queste care creature. Come Iddio è buono! donando, in mezzo a un secolo tanto guasto, dove si vede abbondare la dissolutezza, per sua misericordia, nel cuore dei grandi l’amore alla virtù la più soda. Non dimentichi questa cara famiglia nelle orazioni sue; ricordi anche la pia Duchessa di Modena.6 Mi sarà grato intendere quali individui ha mandato in Roma per l’Opera Pia.7 Noi ne attendiamo vari, che spero faranno onore alla Religione, utilizzando anche la società. Mi presenti doverosa colle mie care Sorelle, raccomandandomi alle preghiere loro. Piena di stima per Lei, bacio rispettosamente la sua sacra mano, supplicandola tenermi presente nel Santo Sacrificio
Umilissima Devotissima Obbligatis.ma Serva Suor Maria Rachele Guardini
Dall’Istituto di S.ta Dorotea Venezia il dì 16 Settembre 1840
Al Molto Reverendo Signore Il R.do Signor D. Luigi Sturla Genova
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1 ASDR, reg. I [p. 215]. 2 Cf. lett. nn. 313, nota 9; 317. 3 Suor Maria Rosa Sanfermo: cf. lett. nn. 335, 340. 4 Dott. Domenico Nardo. 5 Antonio de Almeida Portugal, marchese di Lavradio, nato l’11-2-1794. Si arruolò nell’esercito portoghese e, quando le truppe napoleoniche invasero la penisola Iberica, accompagnò la famiglia reale portoghese rifugiatasi in Brasile. Ivi sposò (13-2-1814) Maria Rosa Meneses da Silveira e Castro, figlia dei marchesi di Valada. Fu aiutante di campo del principe Michele che, divenuto re, lo nominò (1828) inviato speciale e ministro plenipotenziario presso la Santa Sede. Ebbe le più alte onorificenze del Portogallo. Collaborò attivamente al giornale «A Nação» e ad alcuni giornali cattolici; scrisse vari libri. Morì il 15-9-1874: cf. Enciclopedia Verbo, vol. II, Lisboa 1971, col. 1555; Notizie per l’Anno 1840..., Roma 8 luglio 1840, Stamperia Cracas presso gli Ajani, p. 323. Nel marzo del 1842 don Luca scriveva a mons. Giovanni M. Teloni a Roma: «Io non mi ricordo di aver risposto pel progetto di Lisbona. Bisognerebbe che si facesse Fondatrice D. Eugenia M.a Lavradio. Chi sa... Come sta di salute? Intanto alcuna Suora potrebbe studiare la lingua Portoghese, ed a tempi migliori eseguire la fondazione». Nel giugno del 1866 andarono in Portogallo le Suore della Frassinetti che, nei primi giorni, furono accolte nella casa della marchesa Lavradio: cf. Memorie intorno alla Venerabile Serva di Dio Paola Frassinetti, cit., pp. 193-194. 6 Beatrice Vittoria di Savoia. 7 Cf. lett. n. 319, nota 4. |
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