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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume III. LETTERE (1840).
    • LETTERE 1840. 3 gennaio – 31 dicembre. nn. 221–436.
      • 362
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Molto R.do Padre,1

Sia benedetto il buon Gesù, che si è compiaciuto volerci consolare, dandoci le Regole delle Perpetue Adoratrici.2 Voglia Egli, colla carità sua infinita, donarci la santa perseveranza, ed allora sì noi felici.

Godo che la Sig.ria V.ra Rev.ma sospiri per l’eterna patria, e per me pure lo faccia, ma spero che il buon Gesù concederà a Lei quello che molte anime le pregano; perciò credo che lungi sia ancora il da Lei desiderato momento d’unirsi al Verbo Eterno.

Ella mi perdoni, se così oso dire, ma rifletta un po’ che l’anima sua non è ancora consumata dal santo amore, né crocefissa con Gesù.

Questo è quanto gli chiedo, ed il buon Gesù, infallibile nelle sue promesse, ha cominciato l’opera sua, nascondendosi dentro il suo cuore e, compiacendosi della fedeltà dell’amante suo, gode star ivi celato.

Oh, beata sorte dell’anima, che opera in fede! Ah, potessimo far intendere questa verità ad ogni creatura! Allora sì, amerebbero tutte il nostro Gesù.

Oh! come diceva bene l’Apostolo S. Filippo, quando invitava


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ognuno a conoscere il buon Gesù: Venite, diceva loro, e gustate quanto è soave il giogo del Signore.3

Sì, esso è proprio dolce, ma bisogna piegarsi, perché abbia ad esser leggero, ed aggiunger bisogna un voglio assoluto, per trionfare dei nemici.

Mio Dio, di quanto è attorniata molte volte l’anima mia! In voi solo io pongo la mia confidenza, e voi vi compiacete di sostenermi nel gran combattimento.

Per carità, R.mo Padre, non cessi di pregare per questa sua miserabile figlia, che molto confida nelle preci di quelli che in particolar modo hanno conoscimento di quanti bisogni ella abbonda.

Ho scritto a Suor Geltrude del Verbo Incarnato,4 pregandola ricordarmi a Dio, ed anche i bisogni di questa città.

Oh, come più fiate è oppressa l’anima mia! Qualche volta non ho potuto trattener le lagrime, vedendo la maggior parte dei cristiani peregrinare nella terra d’esilio, dimenticando affatto il suo Creatore.

Vorrei veder tutte le anime assetate dell’acqua della fonte viva di Dio, ma quanto sono diversi i desideri di molti. Con la piena del dolore, io li veggo calcare la via dell’inferno; e tanto sente ribrezzo l’anima mia che, se le fosse concesso, esclamerebbe: sciogli, o Signore, i miei lacci, e donami l’eterno riposo; ma in quella vece prego lume dal buon Gesù, onde allontanare possa almeno qualcuna dalla strada larga. Ed Egli, carità infinita, anche ieri mi ha donato la consolazione di togliere una giovane dal prossimo pericolo di cadere,5 forse per sempre, nelle mani del nemico. Ora trovasi presso di


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me. Ella preghi e faccia pregare, acciò trionfi il nostro Gesù.

Bacio alla Sig.ria V.ra R.da ed anche agli altri Sacerdoti fratelli6 la sacra mano, e la prego presentarmi doverosa a tutta la rispettabile sua famiglia, nonché alle Figlie della Carità7 ed alla Mangiagalli.8

Mi protesto colla più sentita stima e rispetto

Umil.ma Dev.ma Obbl.ma serva ed indegna figlia

                       Suor Maria Rachele Guardini

 

Venezia li 10 Ottobre 1840

 

Al Molto R.do Sig.re

Il R.mo Sig. Co. D. Marco Passi – Bergamo




1 ASDR, reg. I [p. 230].



2 Abbiamo ritrovato l’opuscoletto: Metodo di adorazione perpetua del SS. Sacramento, Bergamo, Stamperia Natali, 1841, cm. 17¥10, pp. 22. All’interno si legge: « Regole per l’adorazione perpetua di Gesù Sacramentato», pp. 3-11. L’opuscoletto ebbe varie ristampe. Forse ce ne fu una anche nel 1840, inviata da don Marco a Madre Rachele.



3 Cf. Mt. 11, 29-30.



4 Cf. lett. n. 357.



5 Rosa Padovan: cf. lett. n. 360.



6 Don Luca e don Giuseppe.



7 Canossiane. Le domande per l’approvazione della casa di Bergamo furono inoltrate agli organi competenti dal vicario capitolare mons. Marco Celio Passi. Questi, il 25-7-1820, comunicò alla Canossa la notizia dell’approvazione imperiale. L’erezione canonica avvenne il 17-9-1820. Cf. Maddalena di Canossa, Epistolario, Tipografia Editrice M. Pisani, Roma 1977, vol. II/1, pp. 373, 404, 479, 485.

La famiglia Passi ebbe rapporti di amicizia con le Figlie della Carità di Bergamo e con la Canossa. Questa, il 10-2-1825, scrisse alla Madre Dabalà: « Le occluderò una lettera pel Conte Marco, perché possa combinare tutto per la Bettina di Telgate. Vedrò volentieri anche l’altra giovane. Già se vede il signor Conte Luca gli dica che tante sono le ricerche che ho di fondazioni, che avrei bisogno di qualche centinaio di figlie vocate»: ibid., vol. III/2, Roma 1980, lett. 1502, p. 1049.

Don Luca e don Marco inviarono aspiranti alla Canossa, e ad alcune di esse il conte Enrico Passi procurò la dote. La Canossa nutrì stima e venerazione per la famiglia Passi, verso la quale aveva « obbligazioni senza fine »: cf. ibid., vol. III/1, lett. 1271, p. 519; vol. III/3, lett. 2125, p. 2366. Favorì la diffusione della Pia Opera.



8  Carolina Costanza.






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