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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume III. LETTERE (1840).
    • LETTERE 1840. 3 gennaio – 31 dicembre. nn. 221–436.
      • 390
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Molto R.do Padre,1

Io non so come cominciare questa mia, per le molte cose che devo alla Sig.ria V.ra significare. Le prenderò regolatamente, come mi sono avvenute.

Il Signore volle mostrarmi sensibilmente quanto Egli aggradì ch’io abbia promossa la Pia Opera in Chioggia.2

Ritornata all’Istituto, mi colse una forte colica, la quale credevo spezzasse le catene del mio miserabile corpo, acciò l’anima mia potesse, per effetto della misericordia del caro Gesù, unirsi a Lui.

Non ero ben rimessa da questa che m’assalì una infiammazione di petto, col solito sconcerto di ventricolo; così sono stata in letto 17 giorni, e mi sono state applicate replicatamente le sanguisughe, come non mi si permetteva che di pochissimo parlare.

Io godevo veramente di questa vita, perché direttamente scorgevo la volontà di Dio; ma quello, ch’era caro a me, non piaceva al Superiore,3 il quale mi ha comandato chiedessi al buon Gesù la guarigione.

In questo frattempo venne la Sig.ra Melchiori4 di Padova,


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colla quale sono di concerto che le darò al più presto possibile due Suore, affine d’incominciare in Padova la coltivazione della Pia Opera. Questo deve restar celato fino al momento, altrimenti anderà tutto a vuoto, perciò glielo raccomando.

Ho molte volte dovuto rispondere a Vicenza riguardo a Bassano, e venne poi stabilito ch’io darò loro per piacere la Taverna, ma quando vorranno fondare quella Casa, tratteranno colla Casa Matrice.5

In questo tempo, ho avuto anche lettera dal Segretario6 del Gran Maggiordomo,7 il quale mi dice che la sorella8 sua non ha potuto venire, attesa la malattia del suo sig. padre. Inoltre mi fa intendere quanto aggradì il Maggiordomo la


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mia lettera, ed eccone la prova. La trascritta mi venne per parte di Sua Eccellenza il Governatore,9 che a gloria di Dio visiterò uno di questi giorni, onde ringraziarlo.

Le Tirolesi non sono per anco venute.10 A dir il vero, questo mi dà qualche pensiero, perché come potremo dar le Case, se mancano gl’individui?

Il giorno 20, alla mattina, siamo state onorate dalle insigni persone, indicatemi dalla Sig.ria V.ra nell’ultima sua.

Qui celebrarono Monsignor Teloni ed il Segretario11 di Sua Eminenza Pacca.12 Quanto contento abbiano mostrato in visitare il nostro povero Istituto, lascio a loro esprimerglielo.


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Piacque al buon Gesù volermi, quella mattina, dare a meditazione come si glorifica Iddio col patire. Questa piacque a loro assaissimo, e mi tennero discorso; al che, sorridendo, dissi che, avendoli Dio Signore inebriati colla visione delle Estatiche,13 volle da una miserabile far a loro sentire per quale strada esse camminarono.

Buon Dio, come disponi soavemente al patire! A me si doveva lo stesso giorno quella meditazione. Adoro gli imperscrutabili giudizi tuoi e benedico la tua volontà. Oh volontà amabilissima di Gesù quanto mi sei cara!

L’uomo propone e Dio dispone! Ritornato il Sig. Co. Revedin da campagna, mi fece chiedere da sua sorella14 scusa per non avermi da colà scritto, ed aggiunse che aveva così fatto, perché lui stesso voleva venire all’Istituto; quando permise il Signore che uno svenimento lo colpisse, per cui non ha potuto venire, ma in quella vece mi ha fatta avvertire di portarmi da lui il giorno 20, alle ore 12.

Quantunque non mi sentissi bene, tuttavia sono andata al palazzo. Ma che confusione ho veduta, e pallore negl’individui!

Chiedo del Sig. Conte e mi vien risposto che, ritornato dalla Chiesa dove aveva ricevuto il Pane degli Angeli, era caduto ed in mezz’ora egli se ne andò a godere il premio delle carità, con tanta abbondanza largite. Tutti lo ricordano con dolore ed i poveri lo piangono.

La giornata avanti, aveva stabilito con Sua Eminenza di disporre della sua grande facoltà. Difatti trovarono lo schizzo, che annuncia la sua volontà, ma è senza sottoscrizione.


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Ella può immaginarsi qual colpo è stato per me; ho dovuto ritirarmi in una bottega per prendere rinforzo, attesoché non potevo più camminare.

La Contessa è persuasa ch’egli mi avesse chiamata, per istabilire un tanto per le giovani dalla carità sua mantenute,15 ed anche per beneficare l’Istituto. Al buon Gesù piacque così; sia Egli benedetto!

L’anima gioisce per questi cari regali, ma l’umanità mia ne sente pena e, per maggiormente abbatterla, mi assale tante volte il pensiero che forse per la mia superbia il Signore abbia così permesso.

Pongo a questo riparo colle proteste e desidero proprio di essere umiliata. Ella me lo ottenga dal buon Gesù e dalla cara Mamma.

Favorisca presentarmi doverosa con tutti di sua rispettabile famiglia ed ai Sacerdoti di Calcinate,16 e mi raccomandi alle loro orazioni.

Piena di rispetto le bacio la sacra mano, pregandola della carità di benedirmi

Umil.ma Dev.ma Obbl.ma figlia

                                    Suor Maria Rachele Guardini

 

Venezia li 21 Novembre 1840

 

Al Molto R.do Sig.re

Il R.do Sig. Co. D. Luca Passi

Missionario Apostolico e Fondatore delle Suore di S. Dorotea
Bergamo




1 ASDR, reg. I [pp. 251-253].



2 Cf. lett. nn. 358, 359, 361, 364.



3 Balbi: cf. lett. nn. 379, 381.



4 Teresa Fassina in Melchiori, figlia di Antonio e Maddalena Galliazzi. Donna di pietà e di operosa carità, teneva in Padova, nella contrada del Santo, un educandato femminile. Don Luca vi si recò più volte per predicare gli esercizi spirituali. La Melchiori chiese a Madre Rachele due suore per l’istruzione e l’educazione religiosa e morale delle fanciulle povere e abbandonate, e per la promozione della Pia Opera.

Il 2-10-1841, Madre Rachele accompagnò a Padova suor Marianna Roberti e suor M. Maddalena Ziller, che aprirono una scuola di carità nella casa della Melchiori. Nel 1842 mons. Vincenzo Scarpa, arciprete della cattedrale, ottenne che le suore fossero accolte dalla Madre M. Regina Zanolli nel monastero di S. Pietro.

La Melchiori fu superiora generale della Pia Opera in Padova: cf. «Registro delle unioni mensili nella Parrocchia di S.ta Maria del Carmine», cit., p. 1. Rimasta vedova, qualche anno prima di morire si ritirò (24-12-1863) presso le Suore Dorotee di Padova, spendendo i suoi giorni in opere di carità. Morì il 6-11-1867 all’età di 68 anni: cf. «Libro dei Morti II B14», vol. XII, a. 1867, f. 73, n. 119, ACP. Con testamento del 4-11-1867 istituì «erede universale residuaria la Signora Angela Dal Moro» superiora delle Suore Dorotee di Padova: cf. ASDR.



5 Cf. lett. nn. 351, 366, 371, 372, 375, 376.



6 Tommaso Gar.



7 Maurizio Dietrichstein.



8  Teresa Gar.



9 Giovanni Battista Spaur: cf. lett. n. 391.



10  Le sorelle Oliva e Felicita Slanzi.



11 Don Paolo Baròla, nato a Roma da Lorenzo e Maria del Barba il 23-7-1788, fu ordinato sacerdote il 14-6-1814. Nel novembre del 1822 venne nominato professore di retorica nel Collegio Urbano de Propaganda Fide; e nel febbraio del 1834 professore di filosofia morale. Nel 1846 ricevette il titolo di professore emerito. Alla morte di don Cosimo Pedicini (1833) divenne segretario del card. Pacca. Nel febbraio del 1850 fu eletto custode generale dell’Arcadia. Pio IX lo nominò membro del collegio filologico dell’università Romana. Fu autore di molti scritti. Morì a Roma il 6-3-1862: cf. F. Fabi Montani, Della vita e degli scritti del professore Don Paolo Baròla, Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1866.



12 Bartolomeo, nato a Benevento il 25-12-1756, studiò a Napoli e a Roma. Da Pio VI fu nominato arcivescovo tit. di Damiata e nunzio a Colonia (1785). Fu nunzio straordinario anche presso i re di Prussia e di Francia (1788) e poi a Lisbona (1795). Ebbe la porpora da Pio VII (23-2-1801), che lo nominò prosegretario, quando lo Stato Pontificio fu invaso dai Francesi (1808). Seguì il pontefice in esilio e per la sua energica condotta fu rinchiuso nel forte di Fenestrelle. Liberato alla caduta di Napoleone, fu eletto camerlengo di S. Chiesa (26-9-1814) e da Leone XII prodatario (1824). Generoso, dotto, mecenate, occupò un posto cospicuo nella storia del suo tempo. Lasciò parecchi scritti e memorie. Fu vescovo di Ostia e Velletri. Morì il 19-4-1844: cf. A. Ceccaroni, Dizionario Ecclesiastico illustrato, Milano 1929, Editore A. Vallardi, p. 946.



13 Domenica Lazzeri e Maria von Mörl.



14 Paolina.



15 Suor Dorotea Giustina e Giovanna Giordani.



16 Cf. lett. n. 80, nota 9.






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