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Vincenzo Carbone
Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini

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  • Volume III. LETTERE (1840).
    • LETTERE 1840. 3 gennaio – 31 dicembre. nn. 221–436.
      • 418
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!

 

Molto R.do Padre,1

Voglia il Signore Iddio sempre più benedire le fatiche ch’Ella per suo amore intraprende.

La pregiatissima di Lei in data 14 dicembre mi ha veramente consolata, avendo da quella potuto scorgere avere la parola di Dio trovato in Crema pronto il terreno. Spero che il mio buon Gesù, carità per essenza, toglierà da quello tutto ciò che alla buona semenza, sparsa per mezzo di Lei, volesse il nemico impedire perché non produca il centuplo bramato.

Ho eseguito con tutte le mie carissime figlie l’incombenza dalla Sig.ria V.ra R.da datami, e tutte desiderano che la preghi di presto venire e di ricordarle a Dio.

La miserabile scrivente nulla osa dire, contenta di quello che disporrà il suo Gesù. Fintantoché ci troviamo nell’esilio, l’anima nostra necessariamente deve sentire gli effetti del carcere in cui si trova, onde più prontamente ricorra a colui, per il quale fu creata. Ma Egli, infinita bontà e sapienza, conoscendo le miserie di cui è attorniata l’umanità, modifica le pene, lasciando di queste all’anima godere, tenendola esercitata nelle teologali virtù, ed usa frammettere qualche conforto anche all’umanità.

Eccomi, come il solito, a narrare al mio buon Padre gli avvenimenti nostri. Il giorno 10 corrente, ritornando da S. Cassiano, dove avevamo tenuto l’unione delle cooperatrici


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(ed eravi presente il R.mo Sig. Parroco,2 il quale brama sapere quando Ella qui verrà, perché alla funzione di S. Dorotea bramerebbe fosse presente), ci siamo incontrate con Sua Eminenza, il quale sorridendo ci ha salutate.

In quel momento, quantunque come lampo, l’anima mia ha provato molti sentimenti, cioè desiderio di ricevere la paterna benedizione, contenta di vedersi con benigno ed amoroso guardo dal Sacro Pastore osservata, ma in questa lotta la ragione ha avuto maggior forza, per cui inchinato rispettosamente il capo, ho continuato il cammino.

Giunta all’Istituto, gli ho lasciato sentire quello che sopra ho detto, con una lettera,3 alla quale mi ha dato la risposta, che qui sotto porrò a sua consolazione.

Lunedì,4 Monsignore5 professerà la Taverna,6 acciò possa poi andare a Vicenza. In quest’occasione si professerà anche la Serafina Pellizzari.7

Il buon Monsignore ha dato una prova straordinaria dell’affetto, che porta a questo povero Istituto.


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Vivente la Moro,8 ella bramava di spesso vederlo e, come bambina, lasciava sentire gli affetti suoi, per cui un giorno ch’io le parlavo della felicità del Paradiso, mi disse che volentieri viepiù sarebbe andata in quella patria beata, se io l’avessi preceduta.

Giunta agli estremi, desiderò novellamente vedere il caritativo Monsignore il quale, benché occupatissimo, venne la sera del 14 e, dopo essersi a lungo trattenuto, mal volentieri lo lasciava partire, per cui desso le promise che, prima ch’ella morisse, ritornerebbe.

Persuasa diversamente la moribonda si volse a me con tenero sguardo, per intendere l’opinione mia, al che risposi: crediamolo, perché ce lo dice. Veramente esercitammo la fede, perché umanamente ciò non poteva essere.

Quando alla mattina del 15 eravi una quantità di neve, la quale continuava a cadere, subito alzata ho creduto bene pregare l’ammalata, acciocché dispensasse il Superiore dalla fatta promessa, ma dolente mi accordò che per quel momento la benedicesse, ritornando ad insistere si ricordasse di mantenerle la data parola.

Alla sera, sono stata da ella chiamata e la ho trovata morente. Mi ha presa per la mano ed ogni momento me la stringeva per dimostrarmi l’affetto suo, quando entra Monsignore...

L’allegrezza ci ha fatto dare un grido di meraviglia: qui si è fermato e dato le ha le ordinazioni per la celeste patria, ed ha lasciato il R.mo Sig. Parroco,9 acciò la conducesse alla porta, e disse che giunta sarebbe dopo le 12 pomeridiane. Così è stato, alle 2 antimeridiane del giorno 16 cessò di vivere.


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I patimenti, da quella benedetta anima sofferti sì interni che esterni, mi persuadono ch’ella debba essere in Paradiso, ma nondimeno noi preghiamo per essa. Faccia Lei pure la carità di ricordarla nel S. Sacrificio.

Ieri le hanno dato sepoltura, e poco dopo abbiamo avuto un grande spavento, perché la nostra buona vecchietta è stata presa da improvviso svenimento, e siccome anche lo scorso anno ebbe un leggier colpo, così maggiormente ci ha spaventate.

Fortunatamente abbiamo subito avuto il chirurgo, e per mezzo di una emissione di sangue rinvenne.

La Sig.ra Papadopoli10 mi ha fatto ringraziare dal Sig. Parroco dei Tolentini per l’incomodo da me preso di replicatamente visitarla; e non avendo potuto riverirla, le scrissi, al che mi ha fatto rispondere essere obbligata al Sig. Co. D. Luca Passi, per averla messa, senza suo merito, nel quadro dei benefattori di questo povero Istituto, ma dessa dice di non poter giovare minimamente, perché è caricata di molti altri impegni. Sia ringraziato il Signore di tutto!

Lascio, persuasa ch’Ella sia stanca di leggere. Auguro a Lei ed al carissimo di Lei fratello11 tutte le benedizioni, acciò le anime loro crescano nel santo amore.

Piena di rispetto, le bacio la sacra mano

Umil.ma Dev.ma Obbl.ma figlia

                                  Suor Maria Rachele Guardini

Venezia li 19 Dicembre 1840

 

Al Molto R.do Sig.re – Il R.do Sig. Co. D. Luca Passi

Mis.rio Apost.co e Fondatore delle Suore di S. Dorotea

Bergamo




1 ASDR, reg. I [pp. 270-271].



2 Don Simone Marinoni.



3 Cf. lett. n. 410.



4 21 dicembre.



5 Balbi.



6 Anna.



7 Nata a Chiampo il 6-3-1806 da Giuseppe e Teresa Cazzavillan: cf. «Liber Baptizatorum Ecclesiae Parocchialis Clampi a die prima Januarii 1788 usque ad diem 31 Xbris 1822», p. 203, n. 14, APCh.

Era entrata il 6-2-1833 con la sorella Ottavia (suor Veronica) tra le Figlie dell’Addolorata. Ai primi di ottobre del 1842 fu inviata a Cemmo con Madre Annunciata Cocchetti e suor Veronica Guardini. Richiamata a Venezia, dopo un breve periodo ritornò a Cemmo, ove restò fino alla morte (12-3-1883), prestando la sua opera nei vari uffici della casa. Nel necrologio si legge: «Visse intemerata ed osservante sempre e lasciò di sé buona memoria tra le consorelle»: ASDC.



8  Anna.



9 Don Carlo Gidini.



10  Maddalena Aldobrandini.



11 Don Marco.






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