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Vincenzo Carbone Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini IntraText CT - Lettura del testo |
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!
Monsignor R.mo,1 Intendo dalla gentilissima sua2 che una moltitudine penosa di cose l’ha attorniata. Spero che abbiano presto a cessare ed a permettere alla Sig.ria V.ra R.ma un po’ di riposo. Ho presentato i di Lei complimenti a Monsignor Balbi, e mi ha incombenzata di corrispondere; e sorprese anch’egli ad intendere l’avvenuto nel Seminario di costì. Parmi di averle altra volta scritto quanto restai edificata della pietà e condotta di Monsignor Vescovo di Chioggia,3 ma ora più che mai vien egli conosciuto. Il giorno 25, alle 2 antimeridiane, ha cessato di vivere per mal di petto, ed è stato trovato possessore di una mezza svanzica, e tanto basta per intendere quale fosse la carità del santo Prelato. Oh quanto sarà egli contento! L’afflizione è generale nella città e diocesi tutta.4 Non molto prima della sua morte ebbe anche la consolazione di dare al suo amato gregge i santi esercizi, nel qual tempo io fui ad instituire colà la Pia Opera,5 incoraggiata da una lettera e da queste sue parole: « Faccia quanto bene ella può nella mia diocesi, che lo riceverò come una grande carità che mi fa Iddio ». E mi suggerì anche il modo, onde più facilmente accolta fosse la Pia Opera dai R.di Sig.ri Parrochi. Riguardo alla Taverna e a sua cugina,6 chiesi anche oggi a Monsignore se evvi occasione onde mandarle, ma risposemi ch’è difficile, ed amerebbe, per maggior sicurezza, ch’Ella pensasse. Favorisca presentarmi doverosa alla mia buona Madre7 ed a tutte le mie Sorelle. Rispettosa le bacio la sacra mano e la prego di benedirmi Umil.ma Obbl.ma Dev.ma serva ed indegna figlia Suor Maria Rachele Guardini
Venezia il 29 Dicembre 18408
A Monsignore Rev.mo Il Rev.mo Monsignor Antonio Farina – Vicenza
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1 ASDR, reg. I [p. 281]. 2 Lettera del 26 dicembre, prot. n. 308 dell’Istituto di Vicenza. 3 Cf. lett. n. 361. 4 « Moriva alle quattro pomeridiane del 25 dicembre il dottissimo e benemerito Monsig. Antonio Savorin vescovo di Chioggia, lasciando nel dolore l’intera città, che ammirava le preclare doti di lui, e nello squallore la numerosa classe dei poveri, che o soccorreva con giornaliere elemosine, o provvedeva con mensili assegnamenti, o ricoverava finalmente nell’Istituto vescovile di S. Catterina, educando e mantenendo gratuitamente nello stesso quegli orfanelli, che colla morte dei genitori avevano perduta ogni risorsa […]. Eguale sempre a se stesso, anche nelle ore estreme di sua vita preziosa, non dimenticò il poverello e l’orfano, che all’uno e all’altro lasciò tutto quanto formava il suo retaggio. Se l’afflitta città con dicevoli esequie piange l’illustre defunto, e se dotta penna ne tesse l’elogio, gli ammiratori delle qualità esimie di lui spargono alcuni fiori sulla tomba, ricordando il modello di virtù che racchiude »: G.L. Gutessini, in Menzioni onorifiche de’ defunti…, per cura di G.B. Contarini, Venezia 1845, cit., p. 282. 5 Cf. lett. nn. 361, 364, ecc. 6 Il Farina aveva chiesto a Madre Rachele di inviargli le due Taverna, perché si stabilissero nell’Istituto di Vicenza (prot. n. 308). 7 Olivieri. 8 Il protocollo di Vicenza, n. 311, data la lettera 28 dicembre. |
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