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Vincenzo Carbone Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini IntraText CT - Lettura del testo |
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!
Molto R.do Signore,1 Dall’ultima pregiatissima sua sembrava che le accettate da Lei dovessero prontamente venire, quando veggo scorrere le settimane senza vederle, per cui risolsi impugnare la penna, onde sapere cosa n’è, ed anche per novellamente raccomandarle che le esamini bene, onde non abbia ad avere la dispiacenza di rimandarne qualcuna. Conosco la di Lei prudenza e per questo mi sono affidata, e confido che riusciranno, ma il caso avvenutomi ieri mi fa lasciarle sentire un po’ di timore. Ella sa da quanto tempo le sorelle Oliva aspirano all’Istituto, quando il giorno 23 alla sera giunse una accompagnata da suo fratello, il quale dissemi che l’altra sorella non aveva potuto ottenere l’assenso materno, ma che il prossimo autunno come maggiorenne poteva venire. Io ero imbarazzata, per dover ricevere la venuta, persuasa che non sarebbe riuscita,2 e volevo pure illudere me stessa che in seguito si formerebbe, ma nol potevo. Quando il giorno 24 si è parlato per le provvigioni, ed io, che avevo tanta contrarietà, ho detto che per ora gli consigliavo di non provvedersi e che al momento della vestizione avrebbemi rimborsata; difatti così si è fatta la carta il giorno 24. La mattina del 26, ha tenuto un discorso colle Sorelle, il quale mostrava la dispiacenza d’essere venuta. Io l’ho chiamata e dolcemente le ho fatto conoscere com’era improprio un simil discorso, ed i danni che da quello ne potevano sortire. La pregai, se aveva qualche cosa che contraria le fosse, di parteciparla a me, assicurandola ch’io non l’avrei mai obbligata, né eccitata a fare ciò che s’opponesse al suo volere. Dopo poco ha pranzato, indi è andata nell’orto per ricrearsi colle altre; ed ha colà mostrato desiderio d’allontanarsi per istudiare. Glielo permisi, credendo verità l’esposto, ma che! scorsi pochi minuti, mi vien detto ch’aveva ella colto quel momento per ischiodare una porta secreta, dalla quale era sortita. Ella può pensarsi qual dispiacere ci recò. Dopo qualche ora ho scritto alla polizia, onde annunciarla, quando un buon bettoliere, che non istà lungi dall’Istituto, venne ad avvertirmi che la giovane forestiera allontanata era nel suo magazzino con degli uomini a bere del vino. La carità volle che la si raccogliesse, ed ora trovasi in una stanza separata dall’Istituto, per attendere quello che suo fratello deciderà, cioè se lasciarla da sé partire, oppure se verranno a prenderla. Spero che la Sig.ria Vostra mi compatirà, se nel principio di questa mia vede timore. Lascio per non abusare della bontà sua, pregandola di ricordarmi a Dio Signore ed a chi crede. Piena di rispetto Le bacio la sacra mano e la prego di benedirmi Umil.ma Dev.ma Obbl.ma Serva ed Aff.ma Cugina Suor Maria Rachele Guardini Dall’Istituto di S. Dorotea Venezia li 27 Febbraio 1841
Al Molto Reverendo Signore Il Molto R.do Sig. D. Antonio Ferrari Cappellano Zelantissimo del Duomo – Trento
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1 ASDR, reg. II, pp. 24-25. 2 Cf. lett. nn. 464, 465, 468. |
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