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Vincenzo Carbone Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini IntraText CT - Lettura del testo |
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Viva il Cuor di Gesù e di Maria!
Molto R.do Signore,1 Mi faccio dovere narrarle che le giovani raccomandate al celeste condottiero giunsero felicemente in Venezia, sempre esperimentando nel loro viaggio la bontà del Signore, pel quale l’avevano intrapreso. Ella desidera di sapere qual impressione ha destato nell’anima mia la giovane mia parente.2 Con quella schiettezza, che tanto amo ma ch’è difficile trovare in questi tempi, dirolle che io non mi sarei determinata a riceverla, se veduta l’avessi nel suo paese, ma giacché Dio l’ha qui condotta, ella resterà. Quand’anche non divenisse maestra, pure comincerà regolarmente a studiare, per vedere cosa Iddio vuole da lei. Riguardo poi a quelle che vennero allontanate, non furono da me prima vedute, ma ricevute dall’ottimo nostro Fondatore, col quale molto mi sono lagnata per tali ricevimenti, ed è pur pregato di esser più cauto nell’accettare. Le voci, che si sono sparse di malcontentamento, non mi alterano neppure un momento. Io credo necessaria la calunnia; serve questa mirabilmente per purificare. Io voglio divenir santa; mi si convengono adunque i patimenti, senza eccettuarne veruno, perché mi avvicinano più all’amato nostro Redentore. Pure vuole l’ottimo nostro Superiore3 che, trattandosi di una calunnia che danneggiare può l’Istituto, dica per amore della sola verità i cibi che costumiamo. A colazione le più deboli hanno caffè col pane; credendo poi che ciò non sia bastante per le ragazze, nonché per le Suore di complessione forte, si costuma il pane bollito, cioè hanno una scodella di panata condita con olio crudo. Per pranzo poi, eccettuato qualche particolar caso, hanno sempre riso per minestra, indi carne con verdura secondo che ci somministra la stagione, oppure per secondo piatto hanno un poco di formaggio od il così detto stufato, tre volte alla settimana polenta ed altre pane. Alla sera hanno nell’inverno la panata e pane con un poco di vino, il quale hanno sempre anche a pranzo; e nell’estate pane vino ed erbaggi, oppure frutti. Qui non si distingue la contessa, né la Superiora da quella che lavora l’orto, eccettuato che alle prime basta piccola quantità ed all’ultima maggiore, attesa la costituzione più robusta ed il movimento più grande. Per le ammalate si tiene questa regola: sono punite quelle che omettessero di partecipare i loro bisogni, attribuendo ciò a superbia. Inteso adunque che una si senta svogliata, costumo purgarla prima di chiamare il medico; ed in questa maniera, nel rendiconto che diedi all’I.R. Delegazione nell’anno 1840 trovarono, con loro sorpresa, che nella nostra comunità, che conta 48 individui, si spese solo 15 L.A. Succedendomi poi malattie, come n’ebbi in qualche vecchia, sto a tutto quello che viene dal medico comandato, facendo sia l’ammalata continuamente sollevata non da una sola persona, ma secondo i bisogni da due o più, ben inteso anche la notte. Ecco partecipato alla Sig.ria Vostra R.da, con tutta sincerità, quello che noi costumiamo, e per misericordia di Dio stanno tutte bene fin qui; sono io solo visitata dal buon Gesù con malattie. Ella Lo ringrazi per me di tutto. Siccome i miei Superiori hanno stabilito di far venire le Bolognesi, senza ch’io intraprenda il viaggio,4 a motivo della poca mia salute, così mi sono data premura di far qui guardare dal libraio Occhi se ha Breviari in piccolo formato, com’Ella desidera, ed ho il contento dirle che vi sono con tutti i Santi nuovi. Perciò mi farà piacere indicarmi se debbo spedirglieli per la posta, oppure se ci regala di una sua visita, onde far con noi penitenza. Prego la di Lei bontà far risposta Ella, in voce, alla lettera della Concini. Dica pure alla stessa che mi spiace darle rifiuto, ma ho stabilito di non ricevere aspiranti, se prima non si sono messe in istato di essere al loro entrare presto capacitate a Maestre Elementari. Però ritengo la promessa, che a Lei ho fatta ed anche a due giovani Bresciane5 instituite dalle Reverende Madri Salesiane. Io spero bene di queste, ed anche sono contenta della Baroldi.6 Perdoni la mia prolissità, ma in questi giorni Le dev’essere caro venir esercitato nella pazienza. Mi presenti, la prego, doverosa al Molto R.do Bonsaglia,7 ed alle orazioni dello stesso mi raccomando. Rispettosa le bacio la sacra mano, augurandole piena di benedizioni. Riceva i ringraziamenti e doveri della Margherita ed Angelina
Umilissima
Devotissima Obbligatissima Suor Maria Rachele Guardini
Dall’Istituto di S. Dorotea Venezia li 4 aprile 1841
Al Molto Reverendo Signore Il Sig. D. Antonio Ferrari Cappellano
Zelantissimo in Duomo
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1 ASDR, reg. II, pp. 37-39. 2 Margherita Ballardini. 3 Mons. Balbi. 4 Cf. lett. nn. 474, 477. 5 Maria Teresa e Lelia Roberti. 6 Angela. 7 Don Aquilino, nato il 29-1-1804 a Villa d’Adda (Bergamo) da Francesco e da Elisabetta Costi, fu ordinato sacerdote nel 1827. Era a Trento per la predicazione del quaresimale: cf. C. Facchinetti, Bergamo o sia notizie patrie, per l’anno 1842, a. XXVIII, Bergamo, Stamperia Mazzoleni, p. 48. |
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