Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Vincenzo Carbone Una contemplativa nella vita attiva. M. Rachele Guardini IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
510
Viva il Cuor di Gesù e di Maria!
Molto R.do Padre,1 Spesse volte mi si presentava nella mente la sua persona, ed altre mi si chiedeva di Lei dalle mie care figlie, ma, non sapendo che cosa rispondere, il faceva raccomandare a Dio, eccitandole ad attendere quando piacerà a Lui ch’Ella qui venga. Ora non dico così, anzi voglio sinceramente parteciparle ch’io non sono persuasa del desiderio che ha mostrato di rivedere questa povera Congregazione. Io penso che se fosse propriamente volontà quella velleità ch’Ella sente, sarebbesi qui portato. Il Sig. D. Pietro Capitanio,2 sì, pare abbia realmente volontà, essendosi offerto a suo compagno. Il librettino per le Adoratrici del Santissimo Sacramento3 mi è carissimo; ma la gran cosa in questo mondo, soddisfatto appena un piacere, un altro subito se ne risveglia. Oh Paradiso! Ella mi avrà forse intesa; fin qui ho promosso la divozione nella maniera del passato tempo, dando un viglietto a quelle persone che dicevano di ascriversi, per eccitarle a raccogliersi e perché conoscano l’ora, ma nulla ho registrato. Ora che la divozione trovasi arricchita delle Sante Indulgenze, colle regole precisate, amerei di poter, al momento che si ascrivono, dare loro il librettino, acciò meglio conoscano i loro doveri; ma come si fa? Io non so dove porre il capo per trovare i denari, onde farli stampare. Intanto cercherò da Sua Eminenza4 l’approvazione. Chi sa, Dio è Onnipotente! Riceverò come una nuova grazia, se potrò cooperare a questo bene. Riguardo alla Gatti,5 sono assicurata che le Cappuccine non possono usare indulgenza per la dote, anzi mi diedero un esempio, affine di persuadermi. L’assicuro, caro Padre, ch’io godrei, se avessi pieno il cuore di quella santa unzione, ch’Ella brama, sicura che corrisponderei perfettamente alla volontà del Signore, manifestatami dall’ottimo Monsignor nostro Superiore;6 ma che vuole! io credo industria del caro Amore il permettere qualche volta ch’io usi del vino, invece dell’olio. Tal suprema disposizione la trovo utilissima, conoscendo con questo mezzo più facilmente la mia miseria, per cui sente l’anima mia la necessità di continuamente pregare, acciò la mano del Signore non s’allontani dal mio capo. Nell’atto ch’io faccio l’ingenua confessione, mi si presentano due pensieri, che ambi sono del Santo di Sales: il primo, la preminenza che dona ad un cucchiaio di miele piuttosto che ad un barile d’aceto; il secondo è quello che disse, il troppo dolce genera vermini. Io li rispetto, avendoli esperimentati un così gran Santo. Per parte mia però la prego ad ottenermi tutto ciò che m’abbisogna, onde corrisponda fedelmente alla divina volontà. Chieda Ella al buon Gesù che purifichi il vino della fortezza, mentre temo molto l’amor proprio. Vorrei poter subito condiscendere alla dimanda che mi fa della giovane bresciana maestra, ma credo meglio attendere che passi la Pentecoste a rispondere. Intanto preghi anche Lei ed aggiunga la carità di lasciarmi sentire se trovasi precisamente sana e se veramente ha capacità per essere impiegata ed esposta nell’Opera del Signore. Desidero che lo Spirito Santo discenda sopra la rispettabile sua famiglia, e tutta, tutta la riempia dei suoi santi doni. Favorisca presentarmi a loro doverosa, e mi ricordi con rispetto ai R.di Sacerdoti di Calcinate.7 Preghi tutti di non dimenticarmi a Dio Signore colla mia povera mamma, che è gravemente ammalata.8 Mi saluti anche le donne di loro servizio e le Consorelle del Santo Fuoco. Rispettosa le bacio la sacra mano ed ho l’onore di dirmi Umilissima Dev.ma Obbl.ma Serva e Figlia Suor Maria Rachele Guardini
Dall’Istituto di S. Dorotea Venezia il dì 22 Maggio 1841 P.S. Il Sonetto, dedicato alla Sig.ra Lacchini,9 mi è molto piaciuto, spero farà incontro anche a Monsignore nostro Superiore.
Ella riceva questo pensiero: Oh dì fortunato! Oh quanti lacci Per Lacchini beato, Sa egli tendere; Quel che il Signore, Oh quanti modi Destolle nel core Egli sa prendere, D’oprare per Lui. Onde inciamparci Deh! tu gli prega, Nel retto sentier. Dal caro Amore, E trovan l’anime, Costante il fervore Il dolce riposo, Perché vinca il reo Stringendo la Croce, Nemico comun. Guardando lo Sposo Che sopra quella Per amore morì.
Al
Molto R.do Sig. Conte D. Marco Passi
|
1 ASDR, reg. II, pp. 58-59. 2 Nacque a Trescore (Bergamo) il 26-1-1792 da Isidoro De Capitani e Caterina Gelmi (cf. « Libro dei Nati », 1758-1792, n. 1334, f. 160, APT). Venne ordinato sacerdote il 9-3-1816. Fu per diversi anni membro della fabbriceria parrocchiale. « Anima generosa di missionario che percorre tutta la Diocesi disseminando il bene in gran copia »: Ager, Le Chiese « Loci Trescurii ». Ricerche storiche, Casale Monf. 1932, p. 120. Morì a Trescore il 25-12-1870 (cf. « Libro dei Morti », 1869-1871, n. 99, tav. 114, APT). 3 Cf. lett. n. 362, nota 2. Don Marco ne mandò una copia anche alla Marini: cf. lett. del 26-4-1841, in P. Guerrini, Le Dorotee di Brescia, cit., n.26, p. 53. 4 Jacopo Monico. 5 Forse è Maria Gatti maestra in casa Passi: cf. lett. n. 305. 6 Balbi. 7 Cf. lett. n. 80, nota 9. 8 Cf. lett. nn. 507, 508. 9 Anna. |
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL |